92435-rodin-giacometti                                                                                                                                                                       E’ la mostra dell’estate, viva, vitale, storica, esplosiva,  su due grandi nomi dell’arte del Novecento. Due grandissimi scultori.  Creata in partenariato tra il Musée Rodin e la FondaRGv3tion Giacometti di Parigi, partendo dalle loro importanti collezioni, la mostra «Rodin-Giacometti» proposta alla Fondation Pierre Gianadda di Martigny ed aperta fino al 24  novembre  2019 è la prima a sottolineare, sondare e studiare i parallelismi, gli echi e le possibili derivazioni tra le opere dei due artisti, attraverso oltre 130 lavori selezionati con grande attenzione. 

Nel 1984 la Fondation Gianadda espose Rodin. I bronzi più spettacolari, i marmi i disegni e gli acquarelli che incantarono un pubblico molto vasto. L’omaggio sorprendente al genio di Rodin rappresentò il primo grande exploit della Fondazione e di quello slancio che si sarebbe prolungato fino ad oggi. Due anni più tardi, nel 1986, per commemorare i vent’anni dalla scomparsa di Alberto Giacometti e la nascita della Fondazione a lui dedicata, a Martigny fu proposta una significativa retrospettiva di questo immenso scultore del XX secolo, originario dei Grigioni.

FGianaddaIsottaF-02Ora, nel 2019, la Fondation Pierre Gianadda riunisce le opere di questi due geni: quelle del precursore Rodin (1840-1917) con i suoi riferimenti all’arte antica, allrodingiacomettia mitologia, ma segnate dal rifiuto deall’accademismo, e quelle di Giacometti (1901-1966) con quelle figure che tengono a distanza, ieratiche, assolute, come scolpite nell’eternità.

 

Giacometti sulle tracce di Rodin

Quando Giacometti arriva a Parigi nel 1922, Rodin è scomparso da cinque anni. A partire dal 1890 e soprattutto dopo la sua mostra alPavillon de l’Alma a Parigi, Rodin è considerato un grande scultore, espressione della scultura moderna. Giacometti segue alla Grande Chaumièrei corsi di Bourdelle, studente e assistente di Rodin. Nel luglio 1939, l’inaugurazione pubblica postuma del Monument à Balzac di Rodin riafferma, quarant’anni dopo il completamento dell’opera, l’importanza dell’artista. Gia1132223464bcometti assiste all’evento enella sua gioventùlegge numerosi testi riguardanti Rodin. In occasione di una visita al fonditore Rudier, che si occupò delle fusioni di Rodin, all’inizio degli anni Cinquanta,Giacometti sottolinea il suo interesse per il pr61952472_681813785604398_8790435626728194552_nocesso creativo del maestro. Dopo la guerra, Giacometti torna a lavorare da modello e insiste sempre più sulla modellazione delle sculture come Rodin. Un giorno d’autunno del 1950, Giacometti, trovandosi nel parco di Eugène Rudier a Vésinet, non può fare a meno di andare a porsi sotto lo sguardo di Eustache de Saint Pierre, uno dei valorosi Bourgeois de Calais, portando una nota di leggerezza e di umore latino in mezzo a questo gruppo di eroi della storia francese. Questa incursione dello scultore svizzero in una delle opere più emblematiche di Rodin Mostra una volta ancora la sia ammirazione per questo genio.

I temi della mostra.

Modellato e materia. Il modellato di Rodin è energico, ancora vivo sotto il bronzo, lasciando intravvedere il lavoro della creta. Dopo la guerra il modellato diventa caratteristico nelle figure stirate e filiformi di Giacometti.

L’uso dell’incidente.

L’uso innovativo e creativo dell’incidente si rivela come uno dei maggiori contributi di Rodin alla scultura moderna, come il bronzo L’hommeaunezcassé, 1875. I frammenti, gli incidenti non sono mai associati a un danno ma integrati da Rodin per aprire un nuovo percorso alla scultura. Le figure rotte conservate nell’atelier testimoniano l’accordo di Giacometti con questa concezione euristica dell’arte scultorea.20190627153746520

I gruppi.  Calais ordina a Rodin un monumento che ricordi un episodio drammatico della storia della città. Rodin rompe con la tradizione non eseguendo un solo eroe, ma un insieme di sei personaggi «… che rappresenta una concezione eroica e l’insieme di sei personaggi che si sacrificano volontariamente a un potere di emozione collettiva». Ogni individuo è autonomo all’interno del gruppo. I loro gesti e le loro espressioni illustrano l’eroismo di questui martiri che camminano verso un tragico destino. Negli anni 1948-1950 Giacometti realizza un insieme di composizioni di gruppi figurativi in bronzo in configurazioni spaziali diverse: Troishommes qui marchent, 1948, La Clairière, 1950, Quatre femmes sursocle, 1950.

Deformazione. La ricerca dell’espressione per Rodin si caratterizza nell’attenzione ai tratti del viso, a volte al limite della caricatura. La deformazione, accentuata dalla lavorazione del modellato e dell’assemblaggio, porta a una espressività molto forte. Quando le sue sculture si assottigliano, si restringono e si allungano Giacometti precisa che, secondo la sua prospettiva, le deformazioni non sono né volontarie né espressive, ma una conseguenza della sua volontà di elaborare la figura secondo la sua visione. Certe deformazioni sono portatrici a volte di una carica espressiva come Le Nez, 1947-1950.D-FJb95XUAYt4D8

Di fronte all’arte antica. La relazione di Rodin con l’arte antica risale al suo apprendistato all’Ecole Impériale de dessin, alle sue visite al Louvre dove realizza copie dai maestri. Cosi come un viaggio in Italia nel 1875 e soprattutto il suo passaggio a Firenze, con l’universo di Michelangelo e a Roma con la scoperta della statuaria antica. Allo stesso modo Giacometti già nel 1912-1913 comincia a copiare Dürer, Rembrandt, Van Eyck, illustrazioni trovati nei libri di suo padre. Egli continua questa attività più tardi al Louvre dove la copia degli Egiziani, soprattutto, lo impegna molto. I viaggi in Italia, in particolare con il padre a Venezia nel 1920, dove Bellini, Tintoretto e i mosaici di San Marco lo incantano, a Padova dove Giotto lo «sconvolge». rodin4-tt-width-1200-height-675-fill-1-crop-0-bgcolor-333333Al Musée de l’Hommeè confrontato all’arte africana, oceanica e cicladica. Alla fine tutte queste differenti influenze sono integrate nelle sue opere. Egli evoca questa fusione dichiarando: «tutta l’arte del passato, di tutti i periodi, di tutte le civiltà, si erge improvvisamente davanti a me, tutto è simultaneo, come se il tempo sostituisse lo spazio».

Il problema del basamento. Una scultura è appoggiata su una base. Il basamento si presenta come un elemento aggiunto che è partecipe dell’autonomia della scultura. Rodin si interroga sul ruolo del basamento, ne studia ogni volta le possibilità e le diverse tipologie. I basamenti di Rodin sono differenti, in continuità con la scultura per farne un unico insieme. Per Giacometti, il basamento non è semplicemente un oggetto che serve a isolare la figura e a produrre una distanza rispetto all’osservatore. Più o meno distinto dalla figura nella quale a volte si fonde, più o meno voluminoso, il basamento attiva per lui dei rapporti complessi e vari con la figura.

Serie. Nel processo creativo sia di Rodin che di Giacometti, la ripetizione di uno stesso motivo è caratteristico del loro approccio al modello e la testimonianza di una stessa ricerca insaziabile del risultato più opportuno. Per i suoi ritratti di Balzac, Hugo oClémenceau, Rodin moltiplica gli studi. I ritratti per Giacometti sono pure la conseguenza di unlavoro in serie. Soprattutto dopo la guerra, Giacometti realizza delle serie importanti di ritratti dal vero o di memoria. Diego posa quotidianamente per Alberto. Quanti amici passano delle ore su uno sgabello! Un gesto positivo e poi uno distruttivo.schermata-2018-11-08-alle-11.15.47

L’uomo che cammina. Le grandi versioni de L’homme qui marche realizzate da Rodin nel 1907 e da Giacometti nel 1960 risultano tra le sculture iconiche dei due artisti. Questa silhouette universale le avvicina in maniera evidente. L’homme qui marche di Rodin è  tratto da San Giovanni Battista. Un corpo privo di testa e di braccia, di grande naturalismo; Rodin non racconta nulla ma insiste su una azione dinamica. La versione di Giacometti è pure spogliata da dettagli anatomici. Sorta dal nulla questa sagoma filiforme, allungata al massimo, marcia verso l’ignoto, forse verso l’eternità.

Auguste Rodin. Nato a Parigi nel 1840 entra alla scuola speciale del disegno a 14 anni e un anno dopo scopre la scultura. Dopo aver lavorato presso numerosi decoratori, Rodin collabora con Carrier-Belleuse e crea motivi decorativi per diversi ornamentalisti. A 24 anni, incontra Rose Beuret, sua compagna di tutta una vita. Nel 1871 raggiunge Carrier-Belleusein Belgio, dove resterà per 4 anni, e realizza diversi lavori di decorazione architetturale. Un viaggio in Italia gli svela l’universo plastico di Michelangelo la cui influenza diretta si ritrova ne L’Age d’Airain. Dopo aver operato a Marsiglia, a Nizza, alla Manufacture di Sèvres e a Strasburgo, a 40 anni apre il suo primo atelier, rue de l’Université a Parigi, e comincia a lavorare a La Porte de l’Enfer, opera titanica che lo impegnerà fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1883, incontra Camille Claudel, allora diciannovenne, che diventa sua modella e allieva. Una relazione ardente che si concluderà quindici anni dopo. La sua prima mostra personale nel 1889 con Monet alla galleria Georges Petit lo consacra definitivamente come scultore. Le commissioni si alternano a incarichi ufficiali. Nel 1916, l’Assemblea nazionale vota l’istituzione del Museo Rodin presso l’Hotel Biron, dove vengono accolte le donazioni che Rodin fa allo Stato. Il 29 gennaio 1917 sposa Rose Beuret che muore il 14 febbraio. Rodin muore il 17 novembre dello stesso anno.

Alberto Giacometti. Nasce in Svizzera a Borgonovo, presso Stampa, Canton Grigioni. Fin dall’infanzia vive tra i pittori: suo padre Giovanni, un postimpressionista affermato, il cugino di suo padre Augusto, che ha rasentato le avanguardie, e il suo padrino Cuno Amiet, un fauve particolarmente famoso.Incoraggiato dal padre, Alberto disegna, dipinge e scolpisce molto presto. Entra nel 1919 all’École des Arts et Métiers di Ginevra per apprendere la scultura. In occasione di un viaggio in Italia scopre l’arte barocca e l’antichità egizia e classica. Arriva a parigi nel gennaio del 1922 e frequenta l’atelier dello scultore Antoine Bourdellealla Grande Chaumière. Comincia a creare delle sculture personali sulle orme di Brancusi, Lipchitz e Laurens. Nel dicembre del 1926 si installa nell’atelier di rue Hippolyte-Maindron, dove lavorerà fino alla morte.Si appassiona all’arte africana, oceanica e cicladica al Musée de l’hommee nel 1930 aderisce al surrealismo, movimento che abbandonerà nel 1935. Segue un lungo periodo di ricerche sulla rappresentazione del corpo umano. Dal 1942 al 1944 soggiorna a Ginevra e vi incontra la futura moglie, Annette Arm. Di ritorno a Parigi, ritrova il suo atelier, custodito dal fratello Augusto. Le sue figure Le sue figure diventano più sottili e lunghe, ancorate su grandi basamenti. Nei suoi dipinti e  nelle sue sculture, cerca febbrilmente la realtà così come la vede lui. Dopo il 1955, le mostre si susseguono in Europa e negli Stati Uniti. Si spegne all’Ospedale cantonale di Coira in Svizzera l’11 gennaio 1966.

Carlo Franza

 

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