0Nello  spazio della Piscina Comunale, uno spazio  espositivo singola2rissimo in Città Studi a Milano (Via Campiglio 13), dove per tutto il giorno in questa copisteria transitano migliaia di studenti universitari, professori e professionisti,  alberga una mostra che si lascia vedere  in parete con decine di fogli di grafica, appesi, e che raccontano non paesaggi o virtuose astrazioni, ma pochi elementi su cui l’artista ha focalizzato il suo mito e la sua poeticità. Devo dire  che la mostra di Adriano Moneghetti mi ha riportato, per via dei pochi elementi e ripetitivi come sedie nere e pere, ai lavori e alle nature morte di Giorgio Morandi. Casualità? Non credo. Qui di rimando a Morandi c’è solo l’intenzionalità estetica, il pensiero, che regge ancora oggi. Anche Moneghetti si concentra su pochissimi, modesti soggetti. Sono soprattutto  sedie e pere, intere e tagliate  che vengono continuamente rielaborate e approfondite. Si concentra sulle nature morte, dove applica una ricerca formale metodica e rigorosa. Le sue opere diventano così una sintesi tra il realismo di Chardin e le semplificazioni formali di Cézanne. Sempre uguale a se stesso, ma sempre diverso, Moneghetti come Morandi  non cerca temi nuovi. Le sue incisioni fatte anche di pochi colori e toni,  sono  una meditazione paziente, profonda, intellettuale degli oggetti. Moneghetti di fatto ne approfondisce il ritmo, i contorni, i riflessi. Il nostro artista è  attirato dall’atmosfera di meditazione e di silenziosa contamplazione. 4Il rigore formale che guida la sua produzione artistica infonde, anche agli oggetti più semplici e banali, una solennità pacata e austera. In questo caso non trattandosi di pittura vera e propria ma di incisioni,   lo scavo intellettuale è ancor più intenso. È anche un caso straordinario questo Adriano Moneghetti, da tenere d’occhio,  perchè  in questa mostra ha praticamente realizzato in incisione  quasi esclusivamente gli stessi soggetti, sedie e pere,  colte per la stragrande maggioranza nella stesso luogo che gli vive attorno. Eppure, nonostante questi aspetti – che potrebbero sembrare dei limiti –  Adriano Moneghetti  appare subito come un significativo e illuminato  artista italiano. Dicevamo che non sono fogli dipinti, anche se vi appare il colore, nero, giallo e aranciato, ma incisioni sottoposte a morsure con acidi  e colori. L’incisione è una tecnica artistica e può essere in cavo o a rilievo. La tecnica in cavo consiste in una matrice di metallo  che può essere incisa con degli acidi. Tale tecnica viene denominata in cavo perché l’inchiostro di stampa penetra nei solchi formatisi  per azione del bulino o dell’acido.  L’impressione sulla carta lascia sempre il segno della matrice. La tecnica in rilievo prevede che una matrice venga scolpita in altorilievo, anticamente soltanto in legno, oggi anche in linoleum, in pannello di fibra a media densità o altri materiali simili. Ebbene, l’incisione è una delle tecniche di stampa, insieme alla  xilografia, l’acquatinta, l’acquaforte, la puntasecca, la maniera nera, la litografia, la serigrafia, ecc. Artisti di chiara fama si sono adoperati in tal senso dando origine a fogli preziosi, per non dire preziosissimi, e in pochi esemplari di stampa. Adriano Meneghetti che ha studiato all’Accademia di Brera  dove ha appreso le tecniche calcografiche alla scuola del Maestro Pietro Diana, e dove oggi nella medesima  Accademia è lui stesso docente di Tecniche dell’Incisione Calcografica, si rivela con questa pregevole mostra alla Piscina  Comunale di Via Campiglio (anomala galleria o spazio d’arte in una Copisteria diretta dal mitico Adriano Pasquali artista egli stesso)  artista capace di ridare  un senso all’arte che ci coglie ogni giorno, a guardare e riguardare piccole e povere cose d’autunno,  cariche di vita e di mistero, con sguardi nuovi. Questi fogli preziosi oggi esposti in parete alla Piscina Comunale hanno fatto un bagno di bellezza, un bagno di palpitante poesia,  un bagno in quel che l’arte vuol essere resistente per essere vera, come qui vera è, lontana da mode e occasioni banali.

Carlo Franza

 

 

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