Finalmente una mostra che va a scoprire le grandi radici d’Europa, quel “cammino” iniziato da San Benedetto e che ora trova nella mostra di Franco Marrocco una vitale germinazione come quel grande telero che vede in una luce altamente spirituale un nido che diventa simbolo portante del progetto pittorico. E aggiungo, finalmente un artista italiano si fa carico di questa illuminante storia italiana ed europea, capace di farsi lezione per tanti politici che si spingono oltre la loro storia verso un’offuscata laicità, non guardando invece alla disseminazione di un monachesimo che è stato veicolo di grande civiltà. Si è inaugurata a Norcia, nella nuova chiesa edificata presso Santa Marie delle Grazie dopo il terremoto, la mostra “CAMMINO. SUI PASSI DI SAN BENEDETTO” che prevede l’esposizione di opere di Franco Marrocco in sette tappe presenti sul Cammino di San Benedetto che ha preso avvio appunto da Norcia e giunge fino al sepolcro di San Benedetto a Montecassino.

Il progetto culturale è inserito all’interno dei festeggiamenti del Santo Patrono Benedetto che porteranno la fiaccola benedettina “Pro pace et Europa una”, accesa il 25 febbraio 2022 dal presidente Mattarella in visita a Norcia, fino a Subiaco il prossimo 12 marzo e poi a Montecassino il 13 marzo. Ad accompagnare la fiaccola i sindaci di Norcia, Subiaco e Cassino.

L’idea per il progetto “Cammino. Sui passi di San Benedetto” ha come obiettivo primario la valorizzazione del Cammino di San Benedetto che unisce strettamente i luoghi benedettini in cui i visitatori saranno inviatati alla riflessione attraverso una selezione ragionata di opere che l’artista Franco Marrocco ha realizzato negli ultimi due decenni su temi “spirituali” che trovano stretti collegamenti con i nuclei fondanti della Regola benedettina.

Sette sono le tappe di “Cammino. Sui passi di San Benedetto” che vedranno esposte le opere di Marrocco secondo temi tratti dalla Regola affinché si possa creare un intimo dialogo tra i luoghi (tutti posti ovviamente sul Cammino di San Benedetto).

Una mostra “diffusa” che potrà certamente costituire un’interessante occasione di riflessione e meditazione spirituale sulla cultura benedettina da sempre fondamento della cultura europea attraverso gli stimoli delle opere d’artista formatosi nella Terra di San Benedetto, nonché un possibile volano per il turismo dei centri e dei monumenti coinvolti.  Le prossime aperture saranno a Subiaco nel pomeriggio di sabato 12 marzo e a Montecassino nella tarda mattinata di domenica 13 marzo prossimo. I luoghi che vedranno la mostra itinerante di Franco Marrocco sono: Abbazia di Montecassino; Abbazia di Casamari; Monastero Di Santa Scolastica, Subiaco; Chiesa di San Pietro, Leonessa; Rieti; Chiesa di San Giacomo, Orvinio; in un perido che va  da febbraio a settembre 2022.  Il progetto si avvale per l’organizzazione della Fondazione San Benedetto con la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Sarà pubblicato a termine delle aperture delle mostre un catalogo Nomos Edizioni, con foto di opere installate e testi.

La ricerca di Franco Marrocco (Rocca d’Evandro, 1956) prende avvio durante gli studi all’Accademia di Belle Arti, nella seconda metà degli anni Settanta. La sua prima personale, tenutasi nel 1978, palesa una pittura attenta alla questione esistenziale, “esattamente, direi, il suo realismo è tutto proprio evocativo, è un realismo in certo modo di teatro memoriale, si serve appunto di emblemi, quasi citazioni…”, così scrive Enrico Crispolti nel testo per la monografia Franco Marrocco (Editorial Staff, 1986). Allestisce personali in Musei e Gallerie prestigiose anche estere, come: Chambre de Commerce Italienne pour la France, Parigi (1989); OCDE, Parigi (1990); Palazzo dei Priori, Perugia (1991); Palais d’Europe, Strasburgo (1994); Parlamento Europeo, Bruxelles (1998); Reggia di Caserta (2000); Villa Rufolo, Ravello (2001); Galleria Romberg, Latina (2003); Palazzo Sternberg, Vienna (2009); Sala Capitolare dell’Abazia di Fossanova (2009); Building Bridge Art Foundation, Los Angeles (2014 e 2015); Piccola Sacrestia del Bramante in Santa Maria delle Grazie, Milano (2014); Museo CEAART di Ensenada, Messico (2015); Palazzo Collicola, Arti Visive a Spoleto (2016); MACA, Frosinone (2017); Appartamento Reale della Villa Reale, Monza (2018); Palazzo Bovara, Milano (2018); Palazzo Zenobio, Venezia (2019); Museo dell’Abazia di Montecassino, (2019); Museo CAMUSAC, Cassino (2019); Fondazione Sassi a Matera (con Arcangelo 2019); Museo ARCOS, Benevento (2020). Il suo lavoro negli anni diventa più arioso, più leggero, attraverso una pittura fatta di velature sovrapposte, appare astratta ma è figurativa, appare figurativa ma è astratta. È coerente nell’incoerenza, allude alla veduta, appare un paesaggio, ma non è una veduta, forse è un paesaggio interiore, è il paesaggio della pittura. “Entra infatti – rileva G. M. Accame nella presentazione al catalogo della mostra tenutasi alla Sala Polivalente del Parlamento Europeo di Bruxelles nel 1998 – una serie molto complessa di fattori, non ultimi quelli relativi alle assenze, di forma, di colore, che contribuiscono al delinearsi di quelle forme, di quei colori che, soli, pensiamo di vedere”. Luciano Caramel, invece, per la presentazione alla mostra personale tenutasi al Chiostro di Voltorre nel 1999 parla di paesaggi dello spirito. Ha esposto in importanti mostre e rassegne come: XXXV Premio San Fedele a Milano (1986); The Modernity of Lyrism tenutasi all’istituto Italiano di Cultura e Gummensons Konstgallery di Stoccolma (Svezia) e al Joensouu’s Art Museum, Finlandia (1991); La Pittura come Metafora dell’Essere, Istituto Italiano di Cultura, Stoccarda (2005); Territori del Sud, Museo Martadero a Cochabamba, Bolivia (2012); Call For Papers, all’istituto Italiano di Cultura di Los Angeles (2015); Komorebi, presso Verein Berliner Kunstler a Berlino (2017); Friend’s Friend, presso il Ikeda Art Museum di Niigata in Giappone (2017). Inoltre ha esposto alla XI e XII Quadriennale di Roma; al 49°, 56°,60° Premio Michetti, dove nel 2015 partecipa con una mostra personale; alla LIV e LVIII Biennale di Venezia. Il suo recente lavoro è caratterizzato da grandi formati e dall’uso di elementi plastici. Le ultime opere possono essere considerate site specific, vale a dire che sono concepite appositamente per lo spazio espositivo. “Ha infatti raggiunto davvero l’integrazione con la valenza plastica e con quella costruttivo-architettonica” rileva Bruno Corà. Attualmente è Docente di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove è stato Direttore per due mandati consecutivi.

Carlo Franza

 

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