Con un titolo un po’ emblematico attinto dal linguaggio giornaliero del mondo studentesco, e per di più  da memorie scolastiche dove spesso la matematica è stata sedimentata come materia  graffiante,ecco che Roberta Savelli (Milano 1969)  riandando alle sue esperienze ben catalogate, trova misterioso imprimere a un capitolo del suo percorso pittorico, quel cenno alla matematica, anzi agli “esercizi di matematica” che ogni alunno si porta nell’inconscio fino a tarda età. Non paia fuor di luogo questo legame visto che l’arte negli ultimi trent’anni ha intessuto legami con la scienza, con la natura, con il teatro, con la danza, con la moda, con il cinema, con la natura, ecc. dando così avvio a tutte quelle contaminazioni che l’hanno resa  effervescente. Ora una mostra singolarissima dell’artista lombarda si tiene a Milano da Marcorossi artecontemporanea (Corso Venezia 29)  ed aperta fino al 29 giugno.  Lo spunto della Savelli si è avviato con la passione letteraria  per quel libro “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carrol, scrittore, matematico, fotografo e logico. E pensare che Lewis Carroll  ha avuto estimatori anche in James Joyce, Jorge Luis Borges e Johnn Lennon. Da qui è nata  la bellissima indagine figurale dei mondi celesti, dei cieli e delle costellazioni, di questi paesaggi stellari che stupiscono già i bambini in tenera età e che portò Pascoli a intessere quella poetica del fanciullino proprio scandagliando il mondo e i cieli che su di esso incombono. Ecco allora delle bellissime geometrie dell’universo, snocciolate dal teorema di Pitagora alle tabelline raccontate da bellissimi volti di fanciulle, da quegli stessi volti che raccontano molto dell’artista, del suo mondo familiare ,delle amiche d’infanzia e di scuola, da quelle tracce di dipinti tutti tesi tra cielo e terra. Dice la Savelli: “Sto cercando le parole e le immagini che possano fa percepire  lo straordinario mistero che vi appassiona e vi ha fatto innamorare. Le vostre parole e forme entreranno in relazione con il mio universo vivo…”. Già l’universo vivo che è tutto governato da numeri e geometrie. Il risultato è di una pittura raccontata con discrezione e poesia, vissuta nel suo ordine meditativo,  mentale, logico, essenziale, e perfetto nella sua contaminazione, aprendo a mondi e  misteri  che danno idea dell’uomo che si interroga.

 Carlo Franza 

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