Una lucida, fondamentale e  sensibilissima mostra dedicata all’artista tedesco Gunter Umberg (classe 1942) è quella che l’Arte Studio Invernizzi  di Milano ha inserito nel piano delle sue attività espositive annuali (aperta fino al 16 luglio 2013), giacchè lo spazio vive da tempo questa estrema e rarefatta ricerca di artisti  che fra concettuale, astratto e minimal offrono il meglio della loro produzione. Quelli di Gunter Umberg sono spazi, corpi, entità di varie misure, piccoli e grandi, che vivono il monocromo con una pulizia e un nitore  che va dai verdi ai neri  e si fanno  occasione e contesto di un concretismo assoluto. Lo spettatore sarà colpito da forte emozione al piano superiore della galleria  dove in una sala vive  “Territorium 20A, 2012-2013” un insieme di sei lavori dall’artista ordinati in parete e talmente forti sia nella costruzione che nell’approdo visivo  del colore  che interagiscono con  il visitatore,creando una sorta di fluido, di  transitorietà dialogica.  Sempre in un’altra sala del primo piano  ecco  esposte per la prima volta in Italia un gruppo di opere datate 1976, un insieme di fogli di carta trasparente imbevuti di pigmenti puri  miscellati  con cera e paraffina, sui quali l’artista ha inserito dei fori per cui la lezione di Fontana qui appare chiara e lo spazialismo diventa nuovo capitolo facendosi “neo”. Al piano inferiore  dello spazio  troviamo “Territorium 22,2013-2013” insieme a lavori recenti   di Gunter Umberg resi leggibili da cromie scure ottenute da pigmenti e resine, e ancora tele come corpi fisici dove la pulizia penitenziale dello scavo anche coloristico  porta  a una fisicità  che  fa legare lo spettatore all’opera in un disvelamento creativo fortemente interattivo.La mostra è visibilmente ossificata tra corpo dell’opera e pelle-colore che sopra si distende, misurando in ogni cosa una francescana visione dell’infinito ormai allargato come un sudario sui territori monocromi.

Carlo Franza

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