Della natura delle cose, anzi un “de rerum natura” del terzo millennio. Acque, cieli, nebbie, nuvole e cirri, brinate, manti di neve, fiori ed erbe, paesaggi di montagna, cortecce, sottobosco, e non solo. Chi si dedica a ritrarre questo è Pietro Forno,magistrato di chiara fama, procuratore aggiunto di Milano, che con la sua macchina da ripresa  ci consegna scatti di incredibile sostanza e poesia. Ritrae la natura, ma ritrae anche l’anima e la filosofia del mondo. Sono sue le oltre trenta opere fotografiche bianconero e colore esposte in una raffinatissima e certificata mostra al Plus Berlin di Berlino visitabile fino ad  ottobre 2013. L’esposizione facente parte di una serie di mostre all’interno di un progetto che ha per titolo “Strade d’Europa”, proprio per far conoscere l’arte italiana nel mondo,  è locata in un edificio neogotico – già nobile scuola di grafica – con cent’anni di storia alle spalle, a ridosso del più lungo tratto superstite dell’ex Muro di Berlino, nel quartiere di Friedrichshain, la zona più movimentata della città, ricca di art cafè, locali, negozi di abiti vintage, antiquariato, musica e altro. Pietro Forno  da anni ha legato il suo nome alla fotografia, e  il suo lavoro fotografico certifica la storia della fotografia italiana degli ultimi vent’anni  accanto a nomi come Franco Fontana alle prese fra colore e geometrie, o ancora Ferdinando Scianna, Mario Dondero, Gianni Berengo Gardin, Gabriele Basilico, Mario De Biasi, ecc. Quello che poteva inizialmente essere un hobby è divenuto materia di storia dell’arte e di storia delle fotografia, è diventato lavoro di grande professionalità. Pietro Forno ritrae e svela dopo la pelle anche  l’anima del mondo, consegnandoci un’ immagine rivelata, portata fuori dalla realtà, pur essendo realtà, ma realtà spremuta dalla luce. La luce oggettiva e dà corpo a ogni cosa, a ogni infinito, a ogni reperto vegetale. I suoi scatti e le sue fotografie sono  svelate dalla luce, e il mondo tutto nei suoi tre ordini, animale, vegetale e minerale, si porge in una pluralità di forme e figure  grazie alla luce che svela ogni particolare, ogni piega, ogni dato naturale, per cui ogni immagine fotografica  per sua natura  astratta, fa ritrovare, nel gesto di cosa si vuole catturare con l’occhio, un modo di guardare e osservare minuziosamente  tutto ciò che ci circonda. Magistralmente, da anni, questo potenzialità del mito vive nell’interpretazione della polisemia dei simboli e nella tecnica  del lavoro fotografico di Pietro Forno  che conferisce ai suoi “prodotti” ,ai suoi scatti, un valore magico. E’ quanto si legge negli oggetti, nel paesaggio, nella natura fermata dal fotografo italiano e milanese, tanto che la sua fotografia  tra realtà,  astrazione e concetto vive tra emozioni e intelletto, si affida e si fa partecipe di una sorta di vita rinnovata.  Immagini di grande linguaggio  dove ogni cosa catturata in un attimo  trasfigura non solo la realtà  epropone nuove identità visive, ma lasciano leggere anche la viva sensibilità interiore, la ricchezza di umanità, il cuore di un poeta che si interroga con lo sguardo. Ecco perchè Pietro Forno trasforma il suo apparecchio fotografico in un occhio meditativo, sviluppando non solo una straordinaria poesia dello sguardo, ma porgendosi narratore del mondo che gli ruota attorno e che  il cuore suo ha catturato, scandagliato e vissuto, come a pochi è potuto succedere.

Carlo  Franza

Tag: , , , ,