Bene rifugio, asset class alternativo, bene economico o di lusso. L’arte nell’ultimo decennio è entrata in molti portafogli e ha allargato il suo parterre di compratori per passione, decisi anche a diversificare il rischio e la volatilità dei mercati finanziari. E’ compito nostro, degli storici dell’arte, delle figure notoriamente esposte e presenti nei grandi quotidiani e media in genere, dover indicare i nomi degli artisti su cui investire e a far desistere taluni compratori dall’investire su nomi che nel tempo possono perdere quota. A partire dagli anni ’90 del Novecento e dopo lo scoppio della bolla degli impressionisti, gonfiata dalla domanda proveniente dal Giappone, lo sguardo dei collezionisti è mutato e accanto alle valutazioni prettamente estetiche ed emozionali si sono aggiunte considerazioni finanziarie. Da allora ad oggi – soprattutto dal 2000 fino allo scoppio della nuova bolla del 2008 – un pubblico sempre più ampio si è affacciato al mercato dell’arte: i prezzi hanno conosciuto una conseguente impennata, in particolare nei settori delle opere occidentali del dopoguerra e contemporanee, e nell’arte asiatica, principalmente moderna e del Novecento. E proprio nei giorni del crack Lehman Brothers (15-16 settembre 2008) il mercato dell’arte, quasi come uno sberleffo, toccò il suo picco a Londra da Sotheby’s con l’asta «Beautiful Inside My Head Forever» delle opere di Damien Hirst che fatturò 111 milioni di sterline (198 milioni $) con 218 lotti. A partire da allora, però, il mercato si è raffreddato poiché il difficile trend economico e finanziario doveva inevitabilmente condizionare la fiducia degli operatori dell’arte e dei collezionisti. Segnali di recupero sono giunti già dalla fine del 2011, quando le opere di grande qualità sono riuscite a recuperare i valori soprattutto in asta . Così sin dal 2012 i prezzi sono tornati ai valori precedenti al 2008 – «L’Urlo» di Munch a maggio segnò in asta il record di 119,9 milioni di dollari –, e oggi continuano a salire.

E tra 2012 e 2014 non sono, invece, saliti i prezzi di molti artisti contemporanei, specie italiani, che si pensava potessero scalare velocemente il mercato, e che tuttavia hanno avuto non solo quotazioni assestate, ma hanno perso anche forti quote e vistose cadute in asta.

ARTISTI CON QUOTAZIONI IN CADUTA

GIUSEPPE AMADIO(16/2/2014 -Meeting Art-Vercelli- offerta libera, e Asta Mecenate 12/6/2014 un 100×70, 850 euro)

PAOLO BARATELLA

GIANNI BERTINI

GIUSEPPE CHIARI

GINO DE DOMINICIS

SALVATORE FIUME

OMAR RONDA

REMO SQUILLANTINI

ALBERTO SUGHI

EMILIO TADINI

Poiché comprare un’opera d’arte è solo il primo passo di un percorso, che dovrà essere accuratamente preparato, sono poi molti gli aspetti coinvolti successivamente nella gestione del portafoglio artistico: curatoriali, espositivi e assicurativi, di risk management e benchmark, di tassazione, conservazione e restauro. Il primo passo nell’affrontare queste sfide – che si tratti di comprare, vendere, trasferire, conservare, restaurare o donare un’opera o una collezione – è stabilirne il valore attraverso una perizia. E spesse volte le perizie, come spesso è capitato a me di farne, hanno deluso molti collezionisti. Segno che gli acquisti non erano di sicuro prestigio.

Carlo Franza

Tag: , , , , , , ,