Dopo le polemiche sollevate sullo spostamento dei bronzi di Riace dal Museo archeologico  nazionale di Reggio Calabria a Milano per l’Expo, ovvero spostamento sì o spostamento no, mi sono detto che   occorreva approfondire l’argomento e testare favorevoli e contrari.  E lo dico subito, sono  per la linea del collega Sgarbi che vuole   i bronzi a Milano. I Bronzi di Riace ha detto Sgarbi  “sono un bene dello Stato e non della Calabria, tanto meno del Comune di Reggio Calabria, quindi non vedo perché non dovrebbero essere trasportati a Milano. Sarebbe come se per spostare La Primavera del Botticelli avessimo bisogno dell’autorizzazione del sindaco di Firenze”.  Mi son detto vale la pena vedere questo Museo calabrese da vicino e descriverlo nelle sue manchevolezze. Ospitato in un edificio piacentiniano  è stato ristrutturato di recente  ed aperte ad oggi solo quattro sale. Nella prima ecco  un arazzo  restaurato  del Museo diocesano di Gerace  che con l’archeologia proprio non c’entra per nulla.  Nella seconda  reperti di grande qualità provenienti dalla Locride, ciascuno illustrato con una lunga didascalia appesa al muro. Tra l’altro a leggerle spunta un linguaggio non proprio tecnico come “tecnica acrolitica”. Cosa ne capiranno i visitatori?  Tabù. In una terza sala  una scultura maschile, un  nudo tronco alle ginocchia, priva di braccio sinistro e il destro che invece arriva  al gomito, databile tra fine VI e inizio V sec. Per questo nessuna didascalia. Nella quarta sala  ci sono i bronzi  ma per accedervi occorre passare da una sala decontaminazione, neppure avessero l’Ebola. Nella sala alle pareti due coloratissimi cartelloni  -roba da scuola media-  che illustrano il terzo restauro  e le basi antisimiche su cui i bronzi poggiano. Nessuna didascalia sui bronzi, sul loro ritrovamento, sulla provenienza, ecc. E nonostante il, Museo sia stato da poco restaurato ecco le candide pareti,  per un’altezza di mezzo metro da terra, che lasciano notare sporcizia, pedate, sfregi, segni e scritture che col museo nulla c’entrano. Aggiungo, il tutto guardato da ben 45 custodi.  Pensate che la ristrutturazione è costata finora 36 milioni di euro e ne costerà a lavori finiti ben 50. Ecco come vengono spesi i nostri soldi, i soldi dei contribuenti italiani. Povera arte e povera cultura! Ora, aver constatato  come lo Stato spende i suoi soldi, mi pare iniziativa  a dir poco dignitosa, certo lo Stato spende in cultura, e sceglie  dove e quanto spendere, perché i soldi si danno lì a Reggio Calabria e altrove nò,  anzi lo Stato dà e spende i suoi soldi  per musei sporchi e faraonici, e a Milano manca ancora un Museo di Arte Contemporanea che possa competere  con i grandi Musei del mondo. Ditemi voi se Franceschini, attuale Ministro della Cultura è mai passato da Reggio a vedere come è gestito il nostro patrimonio culturale, i beni preziosi che sono il vanto della  nazione, e se non vi è andato che prenda subito un volo d’aereo, senza usare l’auto blu, e corra a mettervi riparo.

Carlo Franza  

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