LA PITTURA ANALITICA DI RICCARDO GUARNERI IN MOSTRA A MILANO NELLE GALLERIE IL MILIONE E ANTONIO BATTAGLIA.
Le Gallerie Il Milione e Antonio Battaglia di Milano hanno inaugurato la mostra personale di Riccardo Guarneri, dal titolo “Pittura” negli spazi di entrambe le gallerie. Nella storica Galleria Il Milione sono presenti le opere dagli anni Settanta, mentre negli spazi dell’emergente Galleria Antonio Battaglia è esposto il lavoro dell’ultimo decennio accompagnato dalle più recenti opere su carta. E’ questo un importante ritorno a Milano dell’artista fiorentino, una delle figure più vitali della Pittura Analitica Italiana, insieme a Olivieri, Griffa, Pinelli, Gastini, Verna, Marchegiani, Zappettini, e Cotani.
Il titolo della mostra “Pittura” si riferisce alla profonda ricerca di Riccardo Guarneri che indaga sulla sintassi della pittura stessa; se nelle opere degli anni Settanta l’artista predilige una struttura geometrica sobria e rigorosa, a partire dagli anni Ottanta, il colore acquista maggiore libertà espressiva, modulando sulla tela macchie, impronte, sfumature che aggiornano il rigore della costruzione con nuova sensibilità. Così bene etichettò il significato di questa pittura il collega Cerritelli nella rivista “Titolo”( anno 23, n. 67, estate-autunno 2013): “Immagini sospese nel vuoto, segni penetranti, vapori cromatici, lievi evanescenze di luci, situazioni presenti fin dalle opere degli anni Sessanta dove l’artista preferisce togliere elementi riconoscibili costruendo atmosfere rarefatte ai limiti del nulla, in sintonia con la leggerezza dell’invisibile. L’adesione al linguaggio geometrico e alle sue sperimentazioni strutturali evoca correlazioni musicali tra colori e suoni, consente soprattutto la variazioni di elementi ripetuti all’infinito, sequenze temporali racchiuse in minimi toni, passaggi quasi impercettibili all’interno del ritmo compositivo”. Ora, si avvertirà come un comune collezionista difficilmente intuirà il valore pittorico di Guarneri, proprio perchè questo artista non è spettacolare, parla in silenzio, comunica in silenzio, con toni e segni bassi.
Le opere di Riccardo Guarneri, difatti, sono il vitale frutto di una elaborata ricerca pittorica basata sul segno, sul colore e sulla luce, in cui la sfumatura e la trasparenza ne fanno lavori di straordinaria eleganza, di illuminata bellezza. Per comprenderle occorrono occhi abili a cogliere la leggerezza di un segno, il tracciato di un pensiero, il dissolversi del pigmento sulla carta, disposti a inseguire una vibrazione, rilevare una trasparenza, perdersi nell’utopia di un quadro quasi bianco accanto ad un altro quasi bianco, eppure fra loro così distintamente unici. Ma occorre anche avere chiara la biografia e il percorso dell’artista per avvertire tutta l’importanza di questa esposizione milanese. Riccardo Guarneri è nato nel 1933 a Firenze, dove vive e lavora. Dopo una breve stagione informale intraprende dal 1962 una ricerca fondata sul segno e sulla luce, che diventano i suoi principali oggetti di studio, all’interno di un impianto geometrico minimale. Ha esordito all’Aja nel 1960 con la prima mostra personale. Ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1966 (con Agostino Bonalumi e Paolo Scheggi), e alla mostra “Weiss auf Weiss” alla Kunstalle di Berna, alla Biennale di Parigi del 1967 nella sezione “Nuove Proposte”. Nel 1972 tiene una prima antologica al Westfalischer Kunstverein di Munster; è presente alle Quadriennali di Roma del 1973 e del 1986. Nel 1981 al Palazzo delle Esposizioni di Roma, “Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980”. Nel 1997 alla Kunsthalle di Colonia, “Abstrakte Kunst Italiens ’60/’90”. Nel 2007 al Palazzo della Permanente, Milano, “Pittura Analitica anni ’70”. Nel 2008 “Pittura Aniconica”, Casa del Mantegna, Mantova. Nel 2011 “Percorsi riscoperti dell’arte italiana – VAF-Stiftung 1947-2010”, Mart Trento e Rovereto. Nel 2000 ha realizzato un mosaico di 24 mq per la Metropolitana di Roma nella stazione Lucio Sestio. Ha insegnato pittura nelle Accademie di Belle Arti di Carrara, Bari, Venezia e Firenze.
Questa mostra è, dunque, una sorta di focalizzazione del nome, una messa a punto per quanti hanno investito o intendono investire su questo nome di sicuro interesse storico, oltrechè artistico, e questa scelta per le storiche gallerie quella del Milione e quella di Antonio Battaglia vuol dire come certe scelte abbiano ancora tutto il sapore della vera cultura che nei decenni ha segnato e disegnato la mappatura dell’arte italiana dopo il secondo dopoguerra.
Carlo Franza