Ad Art Basel 2015 l’Italia in cima. Mercato, affari, storicizzazioni, boom per l’arte italiana.
Si è tenuta a Basilea, in Svizzera, “Art Basel” , una delle più importanti fiere internazionali di arte moderna e contemporanea (Art Basel si tiene ogni anno anche a Miami e da due anni ad Hong Kong). L’edizione del 2015, la 46esima, ha ospitato i lavori di più di 4 mila artisti e centinaia di gallerie provenienti da tutto il mondo, tra cui 16 gallerie italiane. “Galleries” è la sezione principale della fiera e quest’anno ha contato 224 gallerie che hanno esposto i lavori di grandi artisti come Yves Klein, Francis Bacon, René Magritte, Egon Schiele. Una delle sezioni più importanti della fiera è stata “Unlimited”, che raccoglieva 74 progetti tra sculture, installazioni, dipinti e fotografie di decine di artisti come Robert Irwin, Ai Weiwei, Bruce Nauman, Dan Flavin, Gilbert & George, Jannis Kounellis e tre esposizioni degli artisti italiani Dadamaino, Emilio Vedova e Gianni Colombo. E’ questo un appuntamento immancabile nell’agenda di ogni collezionista perché offre una mappa aggiornata dei galleristi e degli artisti più in vista. Forte è stata la squadra italiana in fiera. Il nostro Paese è stata la 6° nazione per presenze, con 16 gallerie suddivise tra la Hall 2.0 e la 2.1. Mentre la compagine più numerosa è stata quella statunitense (56), seguita da Regno Unito (25) e Svizzera (24). Gallerie a parte, l’arte italiana, come già a Frieze e alla FIAC, era presente in grande quantità e nella sezione “Unlimited” della fiera tre solo show hanno aperto una finestra importante sull’opera di Dadamaino, Emilio Vedova e Gianni Colombo. Italia protagonista anche di Unlimited, la piattaforma di Art Basel che rompe la tradizionale impostazione fieristica avendo presentato, quest’anno, 74 progetti realizzati dalla gallerie presenti in fiera e curata, per il quarto anno consecutivo, da Gianni Jetzer dell’Hirshhorn Museum e dello Sculpture Garden di Washington D.C. Fin dalla sua introduzione, nel 2000, Unlimited è diventata un elemento chiave della fiera di Basilea, offrendo alle gallerie l’opportunità di presentare lavori su larga scala o esposizioni più ampie che non troverebbero spazio negli stand. Un’opportunità che, quest’anno, ha aperto anche ai lavori di Dadamaino, Emilio Vedova e Paolo Gioli. La Galleria Tornabuoni presentava in questa sezione, situata nella Hall 1, Il movimento delle cose (1993) di Dadamaino, rara installazione dei suoi lavori monumentali in poliestere. La Galleria dello Scudo, invece, porta ad Art Basel …in continuum (1987-88): progetto di Emilio Vedova composto da 109 tele di varie dimensioni mai esposto fino ad oggi in modo completo e che adesso invaderà lo spazio architettonico di Basilea. Realizzato alla fine degli anni Ottanta, questo progetto nasce come installazione in continuo divenire, composta da un supporto a terra sul quale venivano disposte tele colorate di bianco su fondo nero e nere su fondo bianco, fresche di colore; la pittura si trasferiva, così, per compenetrazione e traslazione. Terminato il ciclo, le tele ottenute vengono disposte sulle pareti in sovrapposizioni parziali, spostabili a piacere, creando la possibilità di variare continuamente l’insieme dell’opera e rivelando quel movimento e quell’indagine sul possibile di infiniti mondi che è motivo ricorrente nell’estetica di Vedova. A Arte Invernizzi, infine, presenta Architettura cacogoniometrica. Ambiente, lavoro sperimentale di Gianni Colombo datato 1984: environment d’artista composto da un insieme di colonne storte realizzate in PVC che fanno vacillare il nostro senso dell’equilibrio e alterano la nostra percezione dello spazio. E l’Italia era presente anche nel “Parcours” che dalla Fiera di Basilea ci ha portato in centro città, serie di opere d’arte site-specific installate attorno alla Münsterplatz di Basilea. Al Municipio la Gagosian Gallery e Bortolami presentano Untitled (il male esiste dove gli uomini buoni non fanno nulla) (2005), una ghigliottina a grandezza naturale di Piero Golia (n. 1974).
E ciò a significare come la produzione artistica italiana sia richiesta dal mercato, nonostante una valorizzazione istituzionale che da noi latita sempre un po’ troppo. Conoscere le gallerie che partecipano alle principali fiere d’arte del mondo è importante per capire quali sono gli operatori di riferimento su ciascun mercato. Ecco le 16 gallerie italiane presenti Art Basel 2015 e quali artisti del nostro Paese hanno portato in Fiera.
La prima che abbiamo incontrato è stata “A Arte Invernizzi”. Fondata nel 1993 da Epicarmo Invernizzi questa galleria milanese partecipa, già dal 1994, a tutte le più importati fiere di settore: Art Basel, Art Brussels, Art Cologne, Arte Fiera Bologna, Fiac Paris e MiArt. Quest’anno A arte Invernizzi ha presentato ad “Art Basel 2015” un percorso espositivo con le opere di Rodolfo Aricò, Dadamaino, François Morellet, Mario Nigro e Niele Toroni. L’opera “Spazio totale”, appartenente al ciclo realizzato da Mario Nigro a partire dagli anni Cinquanta, con il quale viene poi invitato alla Biennale di Venezia del 1964 e del 1968, genera uno sfasamento reiterato in grado di trasmettere un’urgenza espressiva e rimane uno snodo fondamentale anche nei lavori successivi come quelli della fine degli anni Ottanta, quali le “Orme”, in cui si trasmette sulla tela attraverso pennellate di colore dense e vigorose. L’analisi reiterata degli strumenti espressivi che si sviluppa in gruppi di opere di matrice comune è evidente anche nella produzione di Dadamaino come nel “Volume” della fine degli anni Cinquanta, in cui i fori si rigenerano moltiplicandosi in sequenze ortogonali ininterrotte e nelle lettere dei “Fatti della vita”, esposte nella sua sala personale della Biennale di Venezia del 1980. La strutturazione ortogonale degli elementi costitutivi nelle opere di questi due artisti instaura uno stringente dialogo con la ricerca di François Morellet che appartiene alla stessa generazione e che definisce i propri lavori attraverso l’applicazione di un apparato di proporzioni matematiche. La sistematicità coerente e continua si ritrova nelle opere più recenti come in quelle appartenenti agli anni Settanta all’interno delle quali la resa in immagine si manifesta tramite entità geometriche e simboli messi in connessione tra loro. La presenza costante di una ripetizione sistematica come elemento di analisi è presente anche nelle opere degli altri due artisti esposti, attivi dalla metà degli anni Sessanta. Rodolfo Aricò utilizza, infatti, sin dal 1964 tele sagomate, presentate anche alla Biennale di Venezia del 1968, che virano col passare dei decenni dalle forme geometriche rigorose iniziali alle strutture complesse ed irregolari degli anni Ottanta, all’interno delle quali il colore definisce molteplici effetti visivi. La metodicità di Niele Toroni si mostra, invece, nella consuetudine continuativa e coerente con cui egli traccia impronte di pennello n. 50 a 30 cm di distanza l’una dall’altra, creando sequenze che variano in relazione alle diverse tipologie di superfici quali tele, tele cerate, carte, carte di giornali, carte giapponesi, o in relazione alle architetture degli spazi espositivi.
Ma ad Artbasel con le gallerie che hanno fatto a gara a mettere in mostra il meglio, quali erano le imperdibili a livello mondiale? Hanno spopolato le grandi americane e le globali. Cominciamo da Gagosian, nel cui stand si passava da Picasso a un gigantesco Jeff Koons, Warhol, Richard Prince, uno smisurato Gursky e soprattutto un Rothko da 16 milioni di dollari con tanto di piantone accanto (nella foto sopra). «La fiera sta andando benissimo, abbiamo già cambiato lo stand», mi raccontatava Pepi Marchetti, direttrice di Gagosian Roma.
Una fiera così ha dato respiro -e che respiro- al mercato dell’arte italiana.
Carlo Franza