La Stanza degli amori di Claudio Parmiggiani, un capolavoro per Villa Medici-Accademia di Francia a Roma.
L’Accademia di Francia a Roma ha invitato l’artista italiano Claudio Parmiggiani a creare un’opera per il soffitto della stanza degli amori di Villa Medici, che dal 1 luglio 2015 viene mostrata al pubblico nell’ambito delle visite guidate. Tra i maggiori protagonisti del panorama artistico internazionale, Claudio Parmiggiani è difficilmente riconducibile a correnti specifiche per la singolarità e radicalità della sua opera connotata da un acceso spirito iconoclasta e da una ricchezza iconografica e di simboli.
Per Villa Medici l’artista ha realizzato un’opera, composta da sette tavole – cinque quadrangolari e due ottagonali – della serie delle Delocazioni, che utilizza un principio allo stesso tempo tecnico e naturale, e con cui ha lavorato a partire dal 1970, in una serie di nature morte, di ambienti e grandi biblioteche e oggetti che, dopo essere stati esposti all’azione del fuoco, vengono prelevati. Della loro forma rimane solo l’impronta lasciata dal fumo e dalla fuliggine sedimentati sulle superfici, traccia che ne evoca la memoria. Parmiggiani ha scelto una composizione di farfalle, già ricorrenti nella sua produzione, come materia e immagine per il soffitto della stanza degli amori di Villa Medici.
La stanza degli amori fa parte dell’appartamento del cardinale Ferdinando de’ Medici, insieme alla stanza delle Muse e alla stanza degli elementi, che sono adiacenti. I soffitti e i fregi delle tre camere sono stati dipinti da Jacopo Zucchi, uno dei più grandi rappresentanti del tardo Manierismo a servizio del Cardinale nel periodo in cui visse a Roma. Si tratta delle stanze più riccamente decorate della Villa e furono realizzare da Zucchi e dalla sua bottega tra il 1584 e il 1586.
Nel 1700, verosimilmente, i pannelli e i fregi della stanza degli amori vennero distrutti, pare in un incendio volontario dovuto al pudore del granduca Cosimo III che giudicò la decorazione troppo licenziosa. Da allora la stanza è rimasta con i muri vuoti e il soffitto a cassettoni sprovvisto delle tele dipinte, sostituite da semplici pannelli di legno grezzo, circondati tuttavia da travi e piccole tavole riccamente ornate da motivi decorativi e scene erotiche, di animali o mitologiche, resti sontuosi e colorati delle decorazioni originali.
Dopo aver restaurato nel 2011-2012 i fregi e i soffitti delle stanze delle Muse e degli elementi e averle incluse nel percorso delle visite guidate, l’Accademia di Francia a Roma ha voluto installare un’opera sul soffitto della camera degli amori che riflettesse l’identità di Villa Medici, ovvero quella di un “luogo in cui la creazione contemporanea nasce nutrendosi dei legami con la storia”, come afferma il direttore Éric de Chassey. Quello tra creatività e patrimonio è un dialogo continuamente rinnovato, che rappresenta il cuore della missione dell’istituzione. Claudio Parmiggiani è stato scelto per questo progetto perché la sua opera è in perfetta sintonia con lo spirito dei luoghi che la accolgono, perché era “l’artista più adatto a far sì che un vuoto passivo, morto, inattivo, lasciasse il posto a un vuoto attivo, il quale non venisse a cancellare la storia, compresa quella delle distruzioni dovute al fuoco e all’iconoclastia, ma trasformasse queste forze negative in principio poetico. […] Le tracce lasciate dalla fiamma, che ha creato le immagini delle farfalle en grisaille sul soffitto della stanza degli amori di Villa Medici, sono un invito al sogno e al viaggio mentale. Esse mostrano soprattutto la straordinaria potenza creatrice del sogno e della deriva.” (Éric de Chassey).
Dal 1 luglio, nell’ambito delle visite storiche (tutti i giorni tranne il lunedì, in italiano, francese e inglese), i visitatori possono accedere alle tre stanze che compongono l’appartamento del Cardinale e hanno l’opportunità di vedere il lavoro di uno dei maggiori artisti contemporanei italiani e internazionali, un’opera straordinaria che dialoga con i dipinti rinascimentali presenti sulle travi e con le pareti dipinte da Balthus. La stanza degli amori sviluppa così un racconto unico, che attraversa oltre quattro secoli di storia dell’arte.
La realizzazione dell’opera e la sua installazione nella camera degli amori sono stati resi possibili grazie al generoso sostegno di ventuno donatori, che hanno finanziato interamente il progetto, per il quale inoltre l’artista non ha richiesto alcun compenso. Il successo di quest’operazione è significativo e dimostra l’impegno continuo dell’Accademia di Francia a Roma nella ricerca di mecenati e partner che possano contribuire allo sviluppo delle sue attività e del suo patrimonio storico.
Claudio Parmiggiani è nato nel 1943 a Luzzara (Reggio Emilia). Si forma all’Istituto di Belle Arti di Modena (1958-1960). Giovanissimo frequenta Giorgio Morandi, il cui influsso sarà più etico che stilistico. Interessato alla poesia, negli anni ‘60 si avvicina al Gruppo 63 ed è in stretto contatto con Emilio Villa. Del 1970 sono le prime Delocazioni, opere di ombre e impronte realizzate con fuoco, polvere e fumo, tra cui si ricordano quelle per il Musée d’Art Moderne et Contemporain di Ginevra (1995), il Centre Pompidou di Parigi (1997), la Promotrice delle Belle Arti di Torino (1998), il Musée Fabre di Montpellier (2002), il Tel Aviv Museum of Art (2003).
Le sue opere sono state presentate in varie edizioni della Biennale di Venezia (1972,1982, 1984, 1995, 2015) e nei più importanti centri espositivi internazionali; tra le sue mostre personali si ricordano quelle allestite al Pac di Milano (1982), all’Albert Totah Gallery di New York (1986), al Museum Moderner Kunst di Vienna (1987), al Museo d’Arte Moderna di Strasburgo (1987), a Villa Arson a Nizza, al Palacio de Cristal di Madrid (1990), al Mathildenhöhe Institut di Darmstadt (1992), alla Galleria d’Arte Moderna di Praga (1993), al Centre méditerranéen d’art di Tolone (1999), al Musée Fabre di Montpellier (2002), a Palazzo Fabroni a Pistoia (2007). Jean Clair lo invita, unico artista italiano, alla grande mostra Mélancolie: Génie et folie en Occident, al Grand Palais di Parigi e alla Neue Nationalgalerie di Berlino (2005).
Carlo Franza