Il Panettone futurista, la ballerina e le aeropittrici futuriste in una mostra storica alla Leogalleries di Monza
E’ in questi giorni ultimi giorni del 2024 che Aspis ha editato un libretto prezioso e famoso, oltrechè storico; ha per titolo “Panettone in velocità” di Fortunato Depero e Filippo Tommaso Marinetti (a cura di Guido Andrea Pautasso, pp.63) e sul retro di copertina leggiamo
parole futuriste come “con panettoni tanto squisiti bisogna assolutamente e-sa-ge-ra-re!”. Badate bene che i panettoni che indicano i futuristi, e in primis il padre del Futurismo Filippo Tommaso Marinetti, sono i panettoni Baj dal 1768. Da sempre considerato un dolce dell’antica tradizione gastronomica milanese, il Panettone cela un cuore modernissimo e futurista come svelato dagli scritti del fondatore del Futurismo Filippo Tommaso Marinetti, da Angelo Rognoni e Fortunato Depero in “Panettone in velocità”.
Questo incipit per introdurmi alla bella e preziosa mostra dal titolo “La ballerina e le aeropittrici futuriste” che la Leogalleries di Monza ha allestito per le feste natalizie e visitabile fino all’11 gennaio 2025; a cura di Massimo Duranti e Andrea Baffoni, accoglie opere di Tato, Barbara, Marisa Mori, Leandra Angelucci, Nicolay Diulgheroff e Cesare Andreoni. Non deve stupire che nella galleria sarà possibile ammirare il curioso “panettone futurista” dipinto dall’artista Cesare Andreoni, maestro del movimento artistico novecentesco. Questo dipinto lascia leggere il panettone su di una stella cometa che sovrasta la città di Milano (luogo dove è nato il panettone), le cui guglie del Duomo paiono l’apice di una palla di Natale; quest’opera, non di poco conto, visto in che considerazione avevano i futuristi l’arte della cucina, si pone all’interno della galleria artistica monzese con altri importanti lavori legati alla produzione futurista, in particolare con quelli dell’artista Guglielmo Sansoni, meglio conosciuto come Tato, e con quelli delle cosiddette aeropittrici.
Il nome di Tato è legato a doppio filo all’aeropittura futurista: non solo ne firmò il Manifesto nel 1931, ma fu anche uno dei più attivi protagonisti della scena artistica. L’aereo, negli anni Trenta, riassume in sé l’idea di dinamismo, velocità, energia che, nei primi due decenni del secolo, era rappresentata da treno e automobile. Lo stesso Tato lo definisce “l’angelo meccanico moderno”.
“Guglielmo Sansoni, in arte Tato”, scrive Massimo Duranti, “fu certamente artista poliedrico, ma dalla spiccata sensibilità per i linguaggi dell’avanguardia futurista, come evidenziato in questa mostra che mette insieme opere di differente tecnica e stile accanto alle sorprendenti futuriste sempre capaci di stupire con la loro innata creatività”
Proprio per sottolineare questo aspetto, la LeoGalleries di Monza propone alcune carte di Tato con aerei in volo affiancate ad un olio apparentemente più tradizionale: La ballerina. Il movimento meccanico è messo a confronto con quello umano, le ali degli aeroplani con gli svolazzi piumati del tutù, la dettagliata descrizione paesaggistica del volo con un palcoscenico asciutto, dichiaratamente astratto e privo di riferimenti reali, i toni verdi-azzurri-grigi dell’aria aperta con le atmosfere brune degli interni….
A unire le due ottiche, la danza. Nel cielo, quella del mezzo meccanico e sulla terra quella del corpo umano entrambe osservate da una posizione rialzata e filtrate dalla distorsione. Ad affiancare questo insolito accostamento, altre visioni di volo in una declinazione tutta al femminile: Barbara, Marisa Mori e Leandra Angelucci. Barbara (Olga Biglieri) infonde nella pittura la sua esperienza di donna moderna, indipendente e di aviatrice, creando un linguaggio fatto di movimento, linee, colori, prospettive. La sua parabola futurista è di breve durata ma intensa: abbandona il gruppo in aperto contrasto con l’ideologia maschilista e bellica tipica del Movimento. Anche Marisa Mori, allieva di Casorati, si avvicina al Futurismo per un periodo di tempo limitato, discostandosene poi in seguito all’emanazione delle leggi razziali. La sua ricerca si fonda sulla scomposizione delle forme, prediligendo le linee curve per infondere ritmo alla composizione. Leandra Angelucci, vicina a Gerardo Dottori e agli ambienti futuristi umbri, firmò nel 1939 il Manifesto di Aeropoesia futurista umbra, e si espresse con varie tecniche (“Dipingevo cose strane”, disse lei stessa), sconfinando spesso nelle arti applicate.
In mostra sarà presente anche una selezione di ceramiche futuriste degli anni Trenta di Nicolay Diulgheroff e, in armonia con il clima natalizio, un “panettone” futurista di Cesare Andreoni e alcuni lavori dell’artista milanese.
Biografie degli artisti in mostra.
Tato (Guglielmo Sansoni, 1896-1974) inizia da autodidatta, occupandosi di pittura, fotografia, scenografia e regia, avvicinandosi al Futurismo nel 1918. Nel 1920 organizzò un finto funerale per “morire” come Guglielmo Sansoni e rinascere come Tato futurista. Stringe amicizia con Marinetti e nel 1929 firma il Manifesto dell’Aeropittura.
Barbara (Olga Biglieri, 1915-2002) è pittrice, aviatrice e giornalista. frequenta gli ambienti futuristi di Novara, dai quali si allontana in seguito in seguito alle affermazioni contenute nel Manifesto, ritenute “maschiliste e dittatoriali”.
Marisa Mori (1900-1985), inizia come allieva di Felice Casorati per poi avvicinarsi a Tullio d’Albisola, Fillia e Diulgheroff. Alla fine degli anni Trenta se ne allontana in seguito all’emanazione delle leggi razziali. Dal ’43 ritorna al figurativo e allo stile di Casorati.
Leandra Angelucci (1890-1981) inizia a dipingere da autodidatta, avvicinandosi al Futurismo nel 1928. Nel 1932 conosce Gerardo Dottori. Dagli anni ’50 cambia radicalmente i soggetti dei suoi dipinti.
Cesare Andreoni (1903-1961), affascinato dal Futurismo, entra nel movimento nel 1924. Nel 1931 firma il Manifesto dell’Aeropittura con il Gruppo dei Futuristi Milanesi. Ispirandosi alla “ricostruzione futurista dell’universo” apre a Milano una bottega nella quale progetta oggetti, soprammobili, complementi d’arredo, capi d’abbigliamento.
Nicolay Diulgheroff (1901-1982), di origine bulgara, si trasferisce in Italia nel 1926 avvicinandosi al Futurismo. Oltre alla pittura, disegna mobili, lampade, oggetti in ceramica e vetro, interessandosi di grafica pubblicitaria, allestimenti, arredamento e anche architettura.
Carlo Franza