lamedusa_barconePare a voi cosa giusta portare a Milano in Piazza del Duomo come fosse una reliquia il barcone che causò nell’aprile 2015 la più grande strage di migranti nel canale di Sicilia, al largo delle coste libiche?  Sono dell’avviso che molti, anzi moltissimi mi risponderebbero No. E’ un insulto alla città, al turismo, alle architetture, all’arte, alla cristianità, alla Madonnina.

Questa strana, ma proprio strana, idea è venuta al  regista pluripremiato agli Oscar Alejandro González Iñárritu, che ha collaborato anche con Fondazione Prada. Sarebbe uno scempio inaudito, un oltraggio alla bellezza, alla scenografia della piazza, e ne confermerebbe l’assenza della Sovrintendenza ai Beni Culturali che ne dovrebbe per l’appunto  dare  il responso negativo.  Questa relitto può restare in Sicilia, parcheggiato lì, senza il bisogno di farne una scultura proprio in Piazza del Duomo a Milano, e senza spreco di soldi pubblici che invece potrebbero essere dirottati a terremotati di casa nostra.

Si sta pensando di portare simile ferraglia  per la visita papale a Milano, il prossimo marzo. Ma il Papa potrebbe dire messa e ricordare i migranti morti anche senza bisogno di averne la prova davanti agli occhi. Chi preposto a ciò ne fermi lo  scempio da farsi.

Che senso ha mettere in Piazza del Duomo a Milano questo cadavere ambulante come fosse un’opera d’arte, quasi a voler scopiazzare i barconi -altra trovata indegna- di Ai Weiwei  sulla facciata di Palazzo Strozzi a Firenze?  Qualcuno vorrebbe forse dare lezione a noi milanesi?Oppure farla in barba proprio alla Lega Nord? Voi immaginate i milanesi farsi un selfie  con la barca dei migranti?  Per favore, la barca lasciatela dov’è, troppi barconi arrivano in Italia, non ultimo quello della notte tra il 30 e il 31 dicembre 2016 sulle coste del Salento in località Marina Serra, a ridosso della cittadina di Tricase. No, grazie davvero. Vi ricordo che a Bologna un relitto storico, dopo ben 35 anni si trova in un hub di  via Saliceto: lì sono conservati i reperti dell’aereo Itavia che affondò al largo di Ustica nel 1980 in circostanze misteriose. Lì si può andare a pregare, a commuoversi, a ricordare. Lì Christian Boltanski ha realizzato un’installazione che spacca il cuore.

La barca no, non la vogliamo, i milanesi non la vogliono. Questo barcone non è affatto il simbolo di Milano.  “In una città che si sforza di accogliere i migranti, un simile memoriale sarebbe un monito per tutti gli altri a vivere lo stesso impegno, e la nostra città a continuare”, ha sentenziato  la Curia milanese a Repubblica. La Chiesa si adoperi a cristianizzare italiani ed europei, visto che il nichilismo incombe a destra e a manca, e la smetta di fare politica a suo comodo. L’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino ha detto che  sono 117  mila i migranti arrivati in città dal 2013, ma -io aggiungo-  statene certi che  loro questa barca non la vedranno, non verranno dalla periferia per vedere questo catorcio, perché hanno altro da fare che fare selfie.

E finiamola con queste scenografie da terzo e quarto mondo, Milano deve ritrovare la sua identità passata e presente, né un barcone può aggiungere di più.

Carlo Franza   

 

 

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