La Svizzera restaura i Beni Culturali Italiani. Al via in Piemonte il restauro della “Strage degli Innocenti” della Cappella del Sacro Monte di Varallo.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, recita un famoso proverbio. Pensate a quanto fumo negli occhi getta in faccia agli italiani il Ministro dei Beni Culturali Franceschini. E’ un altro che come Renzi ama recitare, declamare molto. Parlare e mostrarsi e fare zero. Il collega Sgarbi che di bellezza se ne intende visto che gravitiamo in una palude politica spaventosa, ha deciso di scendere in campo con un partito politico, e fa bene, per poter dare vita a un nuovo “Rinascimento”. Ci riuscirà? Lo spero. E dunque se Franceschini fa poco o nulla, e preti e vescovi men che meno visto l’assenza di vescovi preparati sull’arte di ieri e di oggi -potrei citarne qualcuno con nome e cognome- , ecco che un tesoro legato al “sacro” e dunque al culto, tesoro tutto italiano, che si trova per l’appunto nel vercellese, ed esattamente al Sacro Monte di Varallo, sarà salvato, restaurato dalla Svizzera. Tutto ciò lo si deve alla Scuola universitaria di restauro della Svizzera Italiana, al supporto della Fondazione Isabel und Balz Baechi di Zurigo (che ha messo nell’operazione 400mila euro) e alla fondazione Ernst Göhner di Zug. C‘è di più, attenzione. Poiché la Isabel und Balz Baechi per statuto finanzia solo il lavoro di operatori svizzeri, gli interventi al Sacro Monte di Varallo (Vercelli) saranno realizzati appunto all’interno del corso di laurea in conservazione e restauro della Scuola Universitaria della Svizzera Italiana, e precisamente dagli allievi, guidati dai docenti e dalle Soprintendenze competenti, che prima della fine del 2018 riporteranno alla luce un tesoro “di culto”, con un vero e proprio prezioso valore artistico.
L’intervento porterà al recupero dell’edificio e delle oltre settanta statue in terracotta, tutte a grandezza naturale, che creano la cruda rievocazione dell’episodio descritto dal Vangelo di Matteo, “La Strage degli Innocenti”.
Tutte le statue, realizzate nel 1588-90 dal “plasticatore” Giacomo Paracca di Valsolda detto “il Bargnola”, danno vita a un impressionante teatro della crudeltà biblico, e a un vero e proprio palcoscenico di maestria scultorea. Opere che torneranno a risplendere così come lo erano quando sono nate, e in questo caso grazie alla Svizzera italiana che si prende cura anche dei Beni Culturali della nostra penisola.
Carlo Franza