Schermata-2017-03-10-alle-09.23.36-440x590Si sa che gli islamici non amano immagini, anzi le vietano. Figurarsi la nostra arte contemporanea, da Cattelan a Mark Quinn fino a Francesco Vezzoli. Basti pensare alla scultura classica richiamata dai due amanti di Mark Quinn, il quale ruba nel marmo un Kiss complicato da una lei bassa e cicciottella, che deve arrampicarsi sul marmo, lavorato al punto da sembrare morbido polistirolo, per trovare le labbra dell’amante. O  per le due teste di Francesco Vezzoli, il quale restaura una testa di donna del 117/138 a.C. circa, pure colorandole le labbra, proprio come facevano gli antichi, con il volto di un uomo del II secolo in un “Eternal kiss”, titolo che ricorda L’ode su un’urna greca di John Keats. L’arte per gli islamici   -se arte amano-  è solo decorazione. Per loro al bando ogni icona.  Basti pensare che poco tempo fa alla vigilia dell’apertura del Tefaf 2017 di Maastricht è stata rimossa “Persepoli”, un’opera dell’artista italiano Luca Pignatelli (Milano, 1962) che si trovava nello stand della milanese Piva & Co. ‘opera la trovate qui ben rappresentata.  Secondo la commissione sarebbe stata  in qualche modo… “blasfema”. O meglio, “provocatoria in quanto attraverso l’arte contemporanea distrugge un’opera antica”. A detta dei responsabili un “contemporaneo”  non potrebbe  mettere mano all’antico. Ritengo siano  stupidate e che stupidate. Sta di fatto che il vero-vero   non lo sapremo mai. La censura intanto è arrivata e il persiano è sparito.

Così  Luca Pignatelli si è espresso sull’accaduto: “E’ di oggi la notizia che il mio lavoro “Persepoli” allestito da due giorni da Piva & Co al Tefaf di Maastricht  è stato rimosso dalla commissione in quanto a loro dire opera provocatoria che attraverso l’arte contemporanea distrugge un’opera antica. Siamo tutti avviliti e senza parole. Riteniamo scandaloso che un’opera d’arte contemporanea, nata sotto l’intenzione di integrare mondi da secoli e mai come oggi lontani, come Islam e Occidente, possa venire censurata e rimossa all’interno della fiera d’arte più importante al mondo”. Dov’era il problema? E in cosa poteva consistere?  Solo perché l’artista ha usato un tappeto persiano acquistato a poco prezzo sopra il quale vi ha dipinto una figura umana.

In realtà è sembrato a taluni, e lo stesso “Corriere della Sera” ne ha rimarcato il senso,    “che quella rilettura avrebbe invece potuto offendere qualcuno, in particolare i possibili acquirenti di fede musulmana, il cui credo impone di non rappresentare la figura umana”. Tale censura è stato un gesto clamoroso e indegno per una istituzione di mercato dell’arte  tra le più prestigiose del  mondo. Gli artisti, quelli veri, declinano il proprio tempo, la storia del loro presente. L’arte non va mai censurata, l’artista  introduce il presente  tra passato e futuro, in un eterno infinito.

Carlo Franza

 

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