66761-59f9377432e9314e783f6c5e848628ef                                                                                                                 Roma  – E’ finalmente tornato al suo posto uno dei frammenti più ricercati della storia. Arriva da Cagliari la testa di toro in marmo lunense che mancava per ricomporre il puzzle del monumentale Mitra Tauroctonos, opera tra i fiori all’occhiello del Museo Nazionale Romano. L’hanno ritrovato i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale nella bottega di un antiquario del capoluogo sardo. Dopo il sequestro, gli accertamenti della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e le ricerche nella Banca Dati dei Beni Culturali Illecitamente Sottratti, la conferma definitiva è arrivata dalla sede del Museo Romano alle Terme di Diocleziano: il frammento che riproduce la testa del toro e la mano del dio combacia alla perfezione con il vuoto che ha campeggiato fino a oggi sul lato destro del grande rilievo. Ve ne racconto la storia, perchè questa accattivante vicenda archeologica ha avuto origine nel lontano 1964. Fu allora che nei dintorni di Roma, in località Tor Cervara, un’operazione di bonifica da residuati bellici portò alla luce ben 57 frammenti di un rilievo scultoreo di notevole peso e dimensioni. Una volta ricomposta, l’opera presentava la nota iconografia di Mitra che uccide il toro sacro, cuore di ogni tempio romano dedicato alla divinità. Era fondamentalmente un reperto di altissimo valore storico artistico, che ci riportava alla diffusione dei culti orientali nella Roma imperiale e a riti legati all’astrologia e al succedersi delle stagioni. Ma agli studiosi e agli archeologi saltò subito all’occhio che al rilievo mancavano ancora due parti fondamentali: la testa del toro e il volto del dio, proprio al centro della scena. E’ stato solo nel 2014 che gli studiosi hanno rintracciato le sembianze di Mitra in una testa conservata al Badisches Landesmuseum di Karlsruhe, in Germania, come ipotizzato dal ricercatore svizzero Rolf Andreas Stucky già negli anni Ottanta del Novecento. Tale scoperta suscitò un vasto clamore e la ricomposizione della figura divina ha dato vita a eventi espositivi internazionali di grande successo. Adesso finalmente dopo 50 anni il prezioso reperto scultoreo viene ricollocato al suo posto, e la mano del dio tornerà a uccidere il toro nel tempo eterno del mito e della pietra; tenete presente che l’opera che nella sua versione integrale ha un valore stimato di ben due milioni di euro. E il ritrovamento lo dobbiamo grazie al lavoro dell’Arma dei Carabinieri, in special modo alle indagini a tutto campo del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Roma.

Carlo Franza

 

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