STATUA-2-3Cavallino è una località vicino Lecce nel Salento  che ha voluto  onorare così l’uomo che a metà del 1600 lo rese un centro di spessore culturale grazie alle opere che fece erigere.  “Il mio Francesco Castromediano è così vicino e presente, con l’evidenza dell’abbigliamento della sua epoca, col mantello e la spada, che attestano la verità della sua storica immagine”; sono queste le parole significative dette  dallo scultore Salvatore Spedicato, originario di Arnesano(Lecce),  per la  statua di bronzo da lui creata in tutte le sue fasi fino a completamento, che  è stata  inaugurata ufficialmente  presso il largo tra le vie Garibaldi e Dante, a Cavallino (Lecce). Qui è stato collocato il monumento con cui la comunità ha inteso rendere omaggio al suo primo marchese, Francesco Castromediano di Lymburgh. A lui si devono, nella metà del ‘600, molti beni architettonici di cui oggi è ricco il territorio.

Francesco Castromediano, discendente del condottiero militare tedesco Kiliano di Lymburgh, che arrivò in Italia nel 1156 e che diede origine al casato che s’insediò nel Salento nel XV secolo con l’acquisto, fra l’altro, proprio del feudo di Cavallino, come attestano anche fonti storiche importanti, è noto anche , per aver commissionato la costruzione del convento dei frati Domenicani, portando una  preziosa comunità monastica in paese e nel circondario.

Sempre il marchese Francesco Castromediano, fu artefice della dotazione nel convento di uno studium e di una biblioteca tra le maggiori di Terra d’Otranto. Opere che resero Cavallino  fra i maggiori centri di cultura dell’epoca. Ancora,  a lui si deve l’ampliamento della Galleria del palazzo marchesale di Castromediano, dopo il matrimonio con Beatrice Acquaviva d’Aragona. Fece costruire la parte superiore, dotandola sia degli affreschi di Francesco Florio che rappresentano la dodici costellazioni,  che delle quindici statue dello scultore palermitano Carlo Aprile,  che rappresentano le Virtù.

Sempre a Francesco Castromediano si deve la realizzazione del pozzo di San Domenico, sotto il cui protettorato la marchesa  Beatrice volle affidare Cavallino, sormontato dalla meravigliosa statua del Santo Predicatore.

“Nella mia interpretazione –  mi conferma l’amico  scultore Salvatore Spedicato -, credo non ci sia nulla di retorico o di archeologico,  ma un sentimento dell’antico, come esempio di nobiltà morale, che si fa attuale, moderno. Vi traspare un lavoro di scavo lento e meditato, in cui trovi mestiere e regola, il filo a piombo e la geometria del costruttore, che obbligano al metodo e al rigore matematico e che tuttavia non respingono istinto e poesia”.

“Si consideri che un’opera come la raffigurazione del Castromediano -aggiunge ancora Salvatore Spedicato- deve essere attraversata dalla corrente dei secoli, che la narrazione plastica deve reggere ad una lunga osservazione, resistere all’usura del tempo. Ora che l’ho licenziata, riguardandola con un certo distacco che mi s’impone, se la presunzione non mi fa velo,  ecco l’evidenza di una potente figura con l’energia che la percorre nella scorrevolezza del discorso plastico in asciutta unità stilistica”.

“Modellandola -conclude  lo scultore Salvatore Spedicato-, sentivo vibrare il canto della forma e alla fine ho avuto la sensazione di averla realizzata nel modo migliore, secondo le mie capacità, imprimendole uno stigma anticamente moderno e modernamente antico”.

L’opera scultorea di Salvatore  Spedicato è di notevole interesse non solo storico ma soprattutto artistico, in quanto lascia leggere nella sua imponenza il personaggio che abitò il Salento nel 1600, ne tratteggia nel vestimento il carattere proprio del personaggio, squaderna sottilmente lo stile grecizzante e colto che lo scultore salentino  ha mantenuto negli anni come assoluto canone stilistico.  Mi è caro sottolineare lo spessore artistico dell’amico Salvatore Spedicato, professore di scultura  prima e poi direttore dell’Accademia di Belle Arti di Lecce per decenni,  del quale negli anni ’90 del Novecento curai una sua mostra di raffinata grafica  alla Biblioteca Sormani di Milano,  e che invitai nel mio progetto dei 4 scultori per le porte di Martano/Nord-Sud-Est-Ovest (Salvatore Spedicato, Alessandro Nastasio, Marisa Settembrini e Luciano Schifano).

Carlo Franza  

 

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