Silvio Zampieri e l’Omaggio a Salvatore Quasimodo nel 50° della morte. Due mostre, a Modica e Roccalumera in Sicilia, celebrano il Poeta italiano Premio Nobel della Letteratura.
La mostra dell’artista Silvio Zampieri si occasiona per il 50° Anniversario della Morte dell’Illustre Poeta italiano Salvatore Quasimodo Premio Nobel per la Letteratura. Il titolo della mostra è tratto da un verso di Quasimodo: “ per me c’è l’ombra che è la mia luce”; si tratta di un avvenimento e un evento importante, costruito nei luoghi che più ha amato il poeta Salvatore Quasimodo, in Sicilia, a Modica (dal 24 aprile al 17 giugno 2018) e poi a Roccalumera (dal 20 giugno al 7 settembre 2018), grazie all’Associazione Proserpina e al Parco Letterario Salvatore Quasimodo.
L’esposizione da me curata, avendone firmato anche il testo in Catalogo, dal titolo “Omaggio a Salvatore Quasimodo”, riunisce circa quaranta opere tra dipinti e carte e studi preparatori, debitamente lavorati per l’evento internazionale, che descrivono e argomentano la poesia dell’illustre poeta italiano ma illustrano anche il percorso singolare di uno dei più fortunati e mitici artisti dell’arte figurale italiana del novecento, all’interno del movimento neochiarista. Nel catalogo vi figura anche un testo del figlio di Quasimodo, Alessandro noto scrittore, e uno dell’artista chiarista Silvio Zampieri. Così si è espresso il Sindaco di Modica Ignazio Abbate: “E’ con immenso piacere e soddisfazione che dò il benvenuto come Sindaco e a nome dell’Amministrazione Comunale al pittore Silvio Zampieri. Poter ammirare le sue opere è sicuramente un privilegio, infatti i suoi dipinti continuano a riscontrare alti consensi in ogni luogo dove vengono esposti e non solo in Italia. Come Sindaco e amministrazione Comunale, siamo grati per questa importante iniziativa, per la quale desidero ringraziare quanti si stanno impegnando affinché questa mostra trovi il giusto connubio tra arte e cultura per un’identità che possa garantire sempre di più il potere di diffondere la cultura e l’amore per l’arte pittorica, che oggi rappresenta uno dei punti fondamentale per la crescita del Paese”.
E veniamo al corpo della mostra. Poiché la pittura confida nell’incontro a distanza con sensibilità, entità, anime ugualmente risonanti, ecco che l’occasione della commemorazione per i cinquant’anni della scomparsa dell’illustre poeta italiano Salvatore Quasimodo (1968-2018), ha portato un altro illustre artista qual’è Silvio Zampieri, a porgere l’omaggio con una mostra e una serie di dipinti, capaci di svelare il fondamento umano e lo slancio scopertamente romantico. La poesia di Quasimodo, o meglio queste quattordici poesie giovanili che hanno occasionato i quattordici dipinti di Zampieri più quattro ritratti, e poesie che sono proprio del primo ciclo, e dunque non sfuggono perché caratterizzate dal dato classico, per l’accoglienza date alle immagini, per la dolcezza della memoria ( “ tremava, povera, piccola stella” da Atomi-la stella), per la loro sensualità, attive nella Sicilia-Grecia che riassume i sentimenti dell’infanzia isolana; Quasimodo e la sua terra animata da splendidi paesaggi mitici, da una plastica classicità ( “ palpiti strani di rose albicanti” da Atomi-ondulazioni ), di una terra dolente, amara, chiusa nella sua sofferta ricerca, nel bisogno di essere amata. Le stesse manifestazioni di dolore fanno vivere in questa atmosfera poetica i loro tratti umani ( “ma chi raccoglie invece il pianto mio? Da Atomi-Fremiti mattinali ”), e la poesia si trasforma in etica proprio per la sua resa di bellezza (“ma venne il sonno, morfina del dolore” da Liriche-fiori di landa). Proprio questa dominante di interna necessità e di rimandi per affinità, lasciano leggere tra le parole del poeta e le forme e i colori del pittore, le tensioni e i valori da cui esse sono rette per volgerli dentro la propria misura. Il parallelismo tra la nudità fisica delle cose e la nudità spirituale risulta dichiarativo di un impegno totale alla verità, in quell’affannoso ricercare il lontano Eden dell’infanzia (“ una volta, sentì un odore nuovo per lei, un odore tenue di rosa” da Atomi-lucciola), ed anche riconosce la potenza dell’arte della pittura nella capacità di svelare in profondità le cose e con esse se stessi. E se il giovane Quasimodo registrava le suggestioni e le restituiva alla configurazione poetica sotto forma di mitologie, di visioni ideali, di deduzioni memorialistiche (“ né fra l’onda del mito annega il piacer dei sensi”da Liriche- ombra); Zampieri si muove con il suo neochiarismo, movimento che egli ha inaugurato negli anni della seconda metà del Novecento, contrassegnato da uno svelamento del colore che dietro un bianco latteo e una luce verticale rinnova una notevole componente lirica, quasi sognata. La materia del suo dipingere definisce una superficie dialetticamente contesa da luce e ombra. Il nodo generativo in questo caso è partito proprio dalla lettura di queste “poesie giovanili” di Salvatore Quasimodo, perché il giovane poeta s’era preparato alla illuminazione lirica con un fervore di attesa quasi ascetico ( “pianto di madre non si piange invano” da Liriche-il pianto), perché mistico è il gesto poetico che queste liriche rivelano ( “tremola lontano lo smeriglio” da Atomi-alba). La vena naturalistica che si dipana nei versi delle poesie, il colore delle immagini (“ ma muta trovò la sua cuna”da Atomi-capinera), il gusto esasperato fino ad una artificiale -perché giovanile- rigidezza espressiva( “una sera, un ricordo si bruciò le ali, ed arse il tempio” da Liriche- alucce), fa da contraltare ai dipinti di estrema e radicale riflessione nel ripercorrere le linee di forza di impressioni, visionarie ma delicatissime( “s’inquietò il mare e non sognò più nulla” da Liriche- zingaro). Testimonianza di una mai tradita fedeltà alle proprie ragioni più intime, della traccia emozionale vergata da scarniti tratti del disegno a matita prima di essere riportati in tela e ospitanti tutti gli echi del primo chiarismo padano.
I dipinti hanno una bella resa atmosferica, toni retti da una struttura di solido impianto, e un’immagine che tende alla dilatazione oltre i limiti della tela. Evidente e chiaro il mondo della Sicilia, della natura, dei luoghi cari a Quasimodo, pure attraversati dal mistero dell’esistente attraverso il filtro della memoria, condizione ultima a Zampieri per un aggancio con le cose, con quel mondo, per il formarsi di un’immagine che sia vera ( “Dormite, ch’è sera, bambini”da Liriche-il sonno). In buona parte delle opere vive la dialettica sostanzialmente analoga intrattenuta dalle importanti campiture di luce e ombra di cui entrambi vivono, l’artista padano fa appello ad un atteggiamento di contemplazione e l’aspetto del colore, fa pensare alla visione attraverso un vetro appannato dal fiato e stabilisce subito il senso di lontananza che è della malinconia e del ricordo. Molte tele che attraversano le declinazioni della poesia giovanile di Quasimodo sono di una straordinaria struggente intensità annunciate dalla luminosità abbacinante; puntano diritto sulla messa a fuoco dell’immagine che viene simboleggiata in tanta evanescenza propria delle leggi interne del chiarismo ovvero dello spazio pittorico perfettamente definibile. Il rappresentato fa subito percepire in modo netto la questione del trascorrere di un’emozione visiva, come parte di un tutto che sostiene brillantemente e vocazionalmente con lucidità l’allontanamento delle larve figurali che svelano velando le tele nel loro rappresentato. Zampieri è in questo processo materico, segnico e luministico, maestro impareggiabile, perché fa vivere il dato poetico, la parola di Quasimodo, il verso prescelto nei termini di una edificazione, di una restituzione oggettiva del reale ( “né fra l’onda del mito annega il piacer dei sensi” da liriche-ombra) ed anche della potenzialità della pittura. Opere, quelle di Zampieri, di respiro assolutamente grandioso, per la risonanza di vibrazioni della luce e del colore, pur nell’estrema spoliazione del linguaggio pittorico che è solo distanza spirituale, giacchè in bilico tra astrazione pura e indicazioni figurative. In questo leggero apparire, in questa diafana rarefazione, consiste la presenza del figurabile, perché la pittura rimane sempre la protagonista assoluta di una ricerca lenta nel solco di quella cultura poetica quasimodiana che porta verso l’elezione storico esistenziale dell’autobiografismo espressivo”.
SILVIO ZAMPIERI nato a S. Giovanni Lupatoto Verona nel 1940,vive e lavora a Milano. Si è imposto fin dalla prima giovinezza per la sua passione per il disegno, la visita ai Musei, lo studio dell’arte antica e moderna. A ventisette anni si afferma nel Comune di Vigasio, ove nel 1967 gli viene assegnata la medaglia d’oro per la prima opera ad olio in grigio. Infatti,particolare esaltazione estetica assume ben presto la sua ricerca della dissolvenza della luce, della rarefazione delle atmosfere, sulla scia dello sfumato leonardesco di ascendenza lombarda. Nel 1975 è tra i firmatari dell’indirizzo estetico dei “Luministi Padani”, e col sodalizio partecipa alle varie mostre collettive, tra le quali ricordiamo quelle tenute al Club del Collezionista di Milano, al palazzo della Gran Guardia di Verona ed al Museo di Via Sant’ Andrea di Milano. Nel 1991 al Circolo della Stampa di Milano viene tenuta una conferenza stampa dal Prof. C. Franza per la storicizzazione e la poetica del II° Chiarismo di Silvio Zampieri. Nel 1996 al Circolo della Stampa di Milano presentazione ufficiale del II° Chiarismo con Silvio Zampieri quale caposcuola nonché di un gruppo di pittori appartenenti a detto movimento. Da allora è tutto un susseguirsi di mostre. La prima personale risale al Circolo Ambrosiano: “Omaggio al poeta Ungaretti”. Silvio Zampieri da alcuni giustamente definito PITTORE DELLA LUCE, nel panorama della pittura italiana di questo fine secolo, per molti versi sbilanciato, l’Artista e l’intera sua poetica, bene riflessi dalle sue opere, possono essere considerate un sicuro punto di riferimento, dove diversi equilibri trovano realizzazione. I suoi dipinti, da sempre ben accolti dal pubblico e con interesse crescente dalla critica specializzata, continuano sempre più a riscuotere consensi in parecchie città dell’Italia e in quelle estere, come Parigi, Lugano, Nizza. Sue opere sono presenti al Museo di Luino, nelle sale del Consolato del Kuwait ed alla Pinacoteca di Ruffano.
Carlo Franza