Sul poeta Girolamo Comi nel cinquantesimo della morte. A Palazzo Comi a Lucugnano/Tricase nel Salento, una mostra e un premio ricordano l’illustre poeta italiano.
“Riporto in questo incipit quanto descritto nella lettera di invito al Premio Salento Arte- Turris Magna. L’Associazione Vito Raeli di Tricase (Lecce) con il “Premio Turris Magna “ – Città di Tricase che ne è propaggine della stessa, ha varato per l’edizione 2018 anche il “Premio Salento Arte” per l’Arte Contemporanea, divenendone così naturale filiazione. La Giuria è presieduta dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea e Critico d’Arte de “Il Giornale”. Per ogni edizione gli artisti invitati al Premio saranno quindici, e le opere espresse nel tema indicato dalla Giuria – quest’anno 2018 il tema è “Cielo e terra. Omaggio al poeta Girolamo Comi nel cinquantesimo della morte (3 aprile 1968- 2018)” – saranno prima in mostra a Lucugnano- Palazzo Comi, con relativo catalogo, poi entreranno a far parte di una istituenda Pinacoteca dell’Associazione. E’ così che prende avvio un ambizioso progetto capace negli anni di divenire motore di un flusso innovativo per la cultura tricasina e salentina. L’esposizione dal titolo “Cielo e terra. Omaggio a Girolamo Comi nel Cinquantesimo della morte”, ideata e curata dall’illustre Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza, figura di piano internazionale, è una sorta di termometro della spettacolarità e della storicità dell’arte nuova, di un’arte che si fa veicolo di novelle idee scolpite nella cultura occidentale, di un’arte capace di rigenerare mondi e uomini, e si fa anche bussola in un mare di proposizioni della cultura e delle arti internazionali”.
Ho conosciuto Comi nel 1964 a Roma (abitava in Via di Villa Emiliani), da studente romano, lo incontravo poi nei pomeriggi in uscita dal liceo nella Libreria Tombolini a Roma dalle parti di Piazza Venezia; e insieme a lui tanti altri illustri intellettuali e scrittori italiani da Marcello Camillucci ad Adriano Grande che dirigevano la rivista “Persona” sulla quale scrissi i miei primi testi, e tutto il gruppo degli scrittori della “Fiera Letteraria”. L’ho poi spesso rincontrato nella sua casa estiva palazzo baronale a Lucugnano tra il 1964 e il 1968, e ancora ricordo le lunghe serate e dissertazioni con Vincenzo Ciardo, Donato Valli, Carlo Cassola, Maria Corti, ecc. Un sodalizio di stima, amicizia e affetto. Fu così che nel 1973 a cinque anni dalla morte lo volli ricordare con tre relazioni sulla vita e l’opera del poeta in un convegno tenuto ad Alessano-Lecce nell’Auditorium parrocchiale insieme all’amico Prof. Donato Valli e al Prof. Mario Monaco, tra l’altro mio parente. Più volte negli anni ne ho scritto, dal saggio “Comi” nel mio testo “Considerazioni sulla poesia” (1995) al saggio “Girolamo Comi. L’ansia di cielo e la terrestre nostalgia” nel mensile Luoghi dell’Infinito del quotidiano Avvenire ( N. 13 – novembre), e ancora “I Rosai di Comi” in Grafie N. 5 dicembre 1999; e per finire “I Rosai di Girolamo Comi. Nel cinquantesimo della morte del poeta italiano. Lettura di un testo fondamentale della Poesia Italiana del Primo Novecento” in Il Giornale, 18 gennaio 2018.
Siamo grati a Natalino Sapegno ed Emilio Cecchi che nella loro “Storia delle letteratura italiana” hanno voluto riservare un posto anche a Comi. Carlo Bo, che ha curato il capitolo riservato alla nuova poesia, con poche parole ben delinea la figura, dicendo che: “ha vissuto con grande dignità la sua poesia; non si esagera quando in tal modo si mette l’accento sull’esclusiva passione intellettuale dello scrittore che non ha avuto nulla al di fuori del consenso e dell’ammirazione dei suoi pochissimi lettori”. E dunque, guardando alle sue opere il cielo e la terra vi hanno trovato sostanza e poetica, fin da “Smeraldi”(1925), e poi “Boschività sotterra” (1927). Per Comi la natura è permeata di spiritualità in tutti i suoi aspetti, ricavandone una concezione vitalistica e organica della stessa: “Io Albero tutto midollo/incluso nei corporei calici di climi/lievitati di fibre di mattini/riorganizzo in squilli di rigoglio/la deserta unità dei mondi primi”. Già lo scorso anno 2017 per l’edizione del premio e conseguente rassegna sul tema dell’albero, citavo, e non a caso, la rivista “L’Albero” dell’amico poeta Girolamo Comi (1890-1968) di Lucugnano che nel colophon del primo numero (gennaio-marzo 1949, Tipografia Raeli-Tricase) scriveva: “E’ nelle nostre speranze e nei nostri desideri che ogni “Albero” sorga e cresca come per generazione spontanea e che porti – possibilmente in tutti i rami – il segno e il respiro della necessità e della ricchezza della nostra ansia di operare e di sopravvivere” (pag. 79). Ora è la volta nel 2018 di altrettanti quindici artisti che si sono misurati sul tema “Cielo e terra. Omaggio a Girolamo Comi”, e ne sono uscite opere di significativo valore, da Salvatore Spedicato a Marisa Settembrini, da Antonio Rizzello a Bruno Fael, da Stefano Donno a Chiara Silva, a Paola Scialpi . D’altronde un omaggio così vitale e così significativo, così attuale e così simbolico per il presente, chiarisce ancor più come le arti tutte, poesia, pittura, musica segnano e insegnano il senso del vivere. Il Comi dell’ultimo periodo rivela in realtà doti, sensibilità ed ispirazione che solo figure come il Bo hanno saputo svelare: “un fortissimo accento spirituale che per Comi ha significato addirittura mutamento di vita”. Lo incontrai amico in quest’ultimo periodo, quando scriveva: “dentro il fuoco della mia catarsi/ intravedo col corpo che si sfalda/ l’anima rinnovarsi/ assunta nelle sfere di un’altra alba”.
Carlo Franza