Attilio Simonetti (1843-1925), pittore alla moda e antiquario di fama internazionale in un’antologica alla Galleria Berardi di Roma.
Per la prima volta dalla sua morte, la Galleria Berardi di Roma dedica all’artista-antiquario Attilio Simonetti (1843-1925) una mostra visitabile fino al 23 febbraio 2019, in cui sono esposte alcune delle sue opere più significative provenienti dalla collezione degli eredi, a esemplificare alcuni dei temi cardine della sua ricca produzione. Accompagna l’esposizione la prima monografia sull’artista, a cura di Teresa Sacchi Lodispoto e Sabrina Spinazzè, corredata da un ricco apparato bibliografico e iconografico comprendente la pubblicazione delle opere disperse nel mercato internazionale.
Roma, Parigi e New York sono tre città in cui i dipinti e gli acquerelli di Simonetti trovano ufficiale collocazione presso collezionisti di significativa levatura; l’opera “i mandatari a Roma” viene acquistato nel 1876 da John Taylor Johnston uno dei significativi collezionisti americani dell’epoca e presidente della Central Railroad of New Jersey e primo presidedente del Metropolitan Museum of Art; e mi piace citare anche la presenza di una sua opera fin dal 1870 nella collezione di un altro eminente collezionista come William Hood Stuart industriale di Filadelfia del settore zucchero con proprietà a Cuba. I dipinti di Simonetti, interni ed esterni, nudi(Italia 1863-65) e figure femminili, eleganti scene certamente di tono realista -“i pifferai davanti alla scalinata di San Pietro in Vincoli,1869- ma anche “la colazione del cardinale,1871”- ma si lasciano leggere anche nella costruzione di una propria personale narrazione, e tutto ciò lo fa porre oggi in prima fila in questo singolare processo di riscoperta storica. Non dimentichiamo -e lo ribadisco a tutta voce giacchè li ho visti, studiati e osservati di persona- che tre opere di Simonetti “la miniatura”-1872, “l’amatore”-1872, e “rendez-vous”-1874, oggi sono conservate al Metropolitan Musweum di New York e aggiungo che decine di altre opere appartengono o sono appartenute alle più rilevanti collezioni americane. Artista italiano di sicura professionalità, di grande tatto, di intriganti relazioni nella società di tante città dove passò, da Madrid a Parigi a Napoli, ecc. ;per noi storici si tratta per la verità di sottolineare un nome che nella seconda metà dell’Ottocento soprattutto e gli inizi del Novecento ebbe a servire come “pittore alla moda” i gusti di una società borghese capace di dare significanza alla nascente nazione italiana.
Tra i principali collezionisti e antiquari del suo tempo, Attilio Simonetti (Roma 1843-1925) fu pittore apprezzatissimo nella scena internazionale. Formatosi nella capitale tra l’Accademia di San Luca e l’informale Accademia di Giggi in via Margutta, l’artista si affermò rapidamente negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento tra Roma, Londra, Parigi e Madrid come l’unico vero allievo di Mariano Fortuny y Marsal, sostenuto dal mercante Adolphe Goupil e ricercatissimo dai collezionisti europei e statunitensi per le sue preziose scene in costume e per le variopinte immagini di folclore locale, realizzate con perizia a olio o ad acquerello. All’acme del successo, che lo aveva visto frequentemente calcare la scena dei Salon parigini, Simonetti drasticamente decise di abbandonare la carriera artistica per dedicarsi al più remunerativo commercio delle opere d’arte, qualificandosi in breve tempo come connoisseur di fama internazionale. La sua raccolta, in cui l’interesse per l’arte europea si affiancava a quello per le manifatture arabo-ispaniche, segnò una nuova linea nel mercato antiquario, mentre il suo studio in palazzo Altemps, allestito come un museo, costituì un modello per molti artisti. Coinvolto nel movimento culturale per la rinascita delle arti applicate e dell’istruzione artistica, che a Roma ebbe il suo esito nella creazione del Museo Artistico Industriale, Simonetti fu inoltre tra gli artisti più impegnati nell’organizzazione del celebre carnevale romano, delle feste degli artisti a Tor Cervara promosse dall’Associazione Artistica Internazionale e delle pubbliche feste capitoline. Nel 1890 l’artista lasciò lo studio di palazzo Altemps e acquistò l’edificio fatto da poco costruire dal principe Baldassarre Odescalchi in via Vittoria Colonna. La Galleria Simonetti diventò uno degli spazi più prestigiosi della città, venne visitata da illustri esponenti dell’aristocrazia e del mondo artistico italiano ed europeo e fu un punto di riferimento fondamentale per i maggiori esperti della scena museale internazionale.
Carlo Franza