Filippo La Vaccara, artista italiano in auge nel panorama internazionale, con una mostra e un libro a Palermo allo Spazio Marceau- Cantieri alla Zisa.
Abbiamo scritto in una rivista di spiccato livello culturale, “Graphie”( Cesena-2019) rispondendo alla domanda (Dove va l’arte contemporanea?) posta a illustri storici dell’arte, italiani e stranieri, che l’arte si posiziona oggi attorno a tre direttive, primo: un ritorno al reale; secondo: una formattazione dell’arte aniconica; terzo: la living art. Detto questo, noto con piacere nel panorama italiano la bellissima mostra di Filippo La Vaccara dal titolo “Viaggio intorno al quadro” che si tiene allo Spazio Marceau – Padiglione 24 Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo.
Tengo d’occhio da anni la pittura di La Vaccara, stimatissimo docente del Liceo Artistico Statale di Brera a Milano e finalmente c’è l’occasione per scriverne e sigillarne così la sua chiara posizione nella contemporaneità. Certo che operiamo un viaggio intorno ai suoi quadri, attorno alle sue opere che si attestano proprio sul versante del “ritorno al reale”, ma devo subito sottolineare che il suo “reale” ossificato, elementarizzato, francescano e giottesco, è proprio quello vero, verissimo, dalla nostra società ormai abbandonato, per uno più costruito, più barocco. E’ certo che questo ritorno al reale operato da La Vaccara viaggia sul crinale di una filosofia, di un pensiero forte, assoluto, come estremo tentativo di risorgere dalla livida palude; con una grafica espositiva assai composita ma liturgica, secondo necessità del racconto della loro solitudine, con il pensiero a una terra amata e desolata -vedi la terra desolata di Eliot- e forsanche un sogno, che parte sia nel concerto del movimento figurale, sia nello stimolo a provocare una reale/irrealtà con il pretesto della vita interiore e l’urto dell’io con la realtà.
Quella sua è la sintesi di un iconologismo correttivo, costante, un discorso fatto di simboli e finzioni espressive e fantastiche, e lo stesso paesaggio è un pretesto per un viaggio memoriale, millenario, una confessio agostiniana direbbero taluni storici. E’ certo che la strada percorsa da La Vaccara registra una enorme dialettica dell’immagine e della mimesi figurale, una rivelazione generazionale che serve e servirà molto ad altri artisti suoi contemporanei. L’artista siciliano ha aderito alla creazione di un’immagine vibrante e organica, analitica dal punto di vista del giudizio morale e della graficità strettamente pittorica.
Precisione e limpidità del segno e delle forme, una sorta di nouveau tachisme, ondulato, fervoroso, con un fondo casto e malinconico, tutto si muove come una pittura-manifesto testimoniale e contenutistica, che spicca il volo da una filologia visiva fluente e ironica. Ha scritto Mercedes Auteri presentando la mostra:“Le grandi opere esposte nelle sale di Spazio Marceau sono dipinte con gesti veloci ma precisi e sono un omaggio alla natura, al paesaggio primordiale, alla terra e al cielo. Grandiose e essenziali, vaste e finite, invitano al movimento anche nell’allestimento, sospese dall’alto e visibili sul fronte e sul retro. Il visitatore è immerso in un’atmosfera panica, diurna e notturna, che segue il ciclo delle ore, prevede attimi di stasi e riposo ma mai si arresta. Questa scansione continua dei ritmi di avanzamento è anche una metafora del lavoro dell’artista”. L’occasione della mostra, e il ritrovare tre generazioni di pittori siciliani a confronto – Alfonso Leto, Filippo La Vaccara, Linda Randazzo – è anche occasione per la presentazione dell’ultimo libro, pubblicato da Allemandi e finanziato dalla Fondazione Pollock Krasner di New York, che racconta la ventennale carriera dell’artista La Vaccara oggi in mostra qui a Palermo.
Carlo Franza