Gaetano Grillo e l’intreccio di parola e immagine. Carte storiche dipinte, in una mostra-omaggio che l’Accademia di Brera dedica a un suo docente, artista di rilievo dell’arte contemporanea.
La vita che ognuno di noi vive, è un largo tessuto di parole e immagini, e il tempo scandito dalle voci del passato, dalle vibrazioni del presente e dalle aperture del futuro, ne disegna la trama che come una ragnatela ci avvolge, organizzando i nostri pensieri e veicolando i nostri gesti. Resta inteso che è la storia che segna l’esistenza degli uomini, e la memoria ne diventa punto focale, tanto che il senso di ciò rimane il nostro diario quotidiano. Storia e memoria sono diventate bagaglio giornaliero dell’attività artistica di Gaetano Grillo. Non si dimentichi che nella testimonianza di ‘piacere’ espressa in forma di ‘Manifesto’ “Sono felice quando dipingo” già nel 1976 Grillo indicava non la procedura di virtuosa sudditanza e routinaria propria di un’esperienza antica, ovvero il lavoro pittorico e artigianale fine a se stesso, ma il valore indicativo e perniante di una scelta intrapresa, chiara, storica e metaforica, che rinnova la sua funzione d’uso proprio attraverso l’esperienza del dipingere, così da far rimanere alto il credo per la pittura.
Quella testimonianza anticipata con la Mostra ‘Lectio Historiae’ nel 1972, vissuta poi con profonde e attive riflessioni motivazionali unite a spiccate esperienze di lavoro artistico hanno fatto del suo bagaglio teorico il valore esperienziale che ancor oggi ne lascia individuare l’universo composito; tanto che il collega Claudio Cerritelli scrive: “I fogli che documentano il periodo di formazione, per la maggior parte mai esposti, indicano un interesse per il rapporto tra parole e immagini,coesistenza di frammenti del vissuto e di citazioni della storia dell’arte (Lectio Historiae), stratificazioni materiche sperimentate con la tecnica del collage”. Ora è l’Accademia di Belle Arti di Brera, la stessa dove Gaetano Grillo (Molfetta 1952) è stato titolare di una cattedra di Pittura dal 2006 al 2018, a rendere omaggio alla ricerca pittorica di Gaetano Grillo (Molfetta 1952) con una mostra (nella Biblioteca dell’Accademia) di opere su carta realizzate dalla fine degli anni Sessanta ad oggi. Fogli e disegni di enorme rilevanza che attestano già il grado alto di partenza di quell’allievo di Alik Cavaliere e Mino Ceretti, che ha partecipato al fruttuoso e vitale clima di rinnovamento culturale che è stato proprio dei primi anni Settanta, senza lasciarsi coinvolgere in quel credo conformistico e ideologico che spinse in tal senso molti artisti dell’epoca. La sua pittura è diventata così nel tempo un grande vocabolario di nessi e di immagini, di alfabeti e di parole, di lacerti figurali e immaginari, di richiami ancestrali, archeologici e generazionali, fino a catturare i tracciati e le simbolicità della civiltà contemporanea. E non c’è solo il racconto colto della storia, del vissuto e del presente, Gaetano Grillo scandisce il suo lavoro iconografico con una manualità organizzativa, scenografica e di precisa fisicità che oscilla tra pittura e scultura e si fa lettura ambientale istituita con variazioni di incidenza luminosa e coloristica.
La struttura compositiva delle carte di Grillo, connaturata alla storia e alle sue epoche, ai suoi linguaggi ideografici e letterali, movimenta la disposizione narrativa con una meditazione concettuale che evolve sempre verso una sintesi delle cose, degli oggetti e del corpo scrittorio. Nobile arte, nobile pittura, nuova rimaterializzazione del visivo, dove ogni immagine, ogni alfabeto, sono divenuti suono nella mente, nuovo sudario multimediale, ed anche, soprattutto, etichettatura di poesia e pittura.
Carlo Franza