730274: (00/00/1935) LIFE photographer Margaret Bourke-White focusing her camera on a panoramic winter view of the city from a precarious position on an eagle gargoyle atop the Chrysler Bldg.

Milano celebra Margaret Bourke-White (New York, 1904 – Stamford, 1971), a Palazzo Reale, fino al 14 febbraio 2021, tra le figure più rappresentative ed emblematiche del fotogiornalismo, attraverso una selezione inedita delle immagini più iconiche realizzate nel corso della sua lunga carriera.

Famous image of African American flood victims lined up to get food and clothing from Red Cross relief station

Curata da Alessandra Mauro, la mostra è promossa e prodotta da Comune di Milano|Cultura, da Palazzo Reale e da Contrasto, in collaborazione con Life Picture Collection, detentrice dell’archivio storico di LIFE. L’esposizione rientra ne “I talenti delle donne”, un palinsesto promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano dedicato all’universo delle donne. “I talenti delle donne” vuole fare conoscere al grande pubblico quanto, nel passato e nel presente -spesso in condizioni non favorevoli- le donne siano state e siano artefici di espressività artistiche originali e, insieme, di istanze sociali di mutamento. Si vuole in tal modo rendere visibili i contributi che le donne nel corso del tempo hanno offerto e offrono in tutte le aree della vita collettiva, a partire da quella culturale ma anche in ambito scientifico e imprenditoriale, al progresso dell’umanità. L’obiettivo è non solo produrre nuovi livelli di consapevolezza sul ruolo delle figure femminili nella vita sociale ma anche aiutare concretamente a perseguire quel principio di equità e di pari opportunità che, dalla nostra Costituzione, deve potersi trasferire nelle rappresentazioni e culture quotidiane.

Pioniera dell’informazione e dell’immagine, Margaret Bourke-White ha esplorato ogni aspetto della fotografia: dalle prime immagini dedicate al mondo dell’industria e ai progetti corporate, fino ai grandi reportage per le testate più importanti come Fortune e Life; dalle cronache visive del secondo conflitto mondiale, ai celebri ritratti di Stalin prima e poi di Gandhi (conosciuto durante il reportage sulla nascita della nuova India e ritratto po

Construction workers and taxi dancers enjoying a night out in bar room in frontier town. LIFE magazine’s first photo essay.

co prima della sua morte);dal Sud Africa dell’apartheid, all’America dei conflitti razziali  fino al brivido delle visioni aeree del continente americano. Oltre 100 immagini, provenienti dall’archivio Life di New York e divise in 11 gruppi tematici che, in una visione cronologica, rintracciano il filo del percorso esistenziale di Margaret Bourke-White e mostrano la sua capacità visionaria e insieme narrativa, in grado di comporre “storie” fotografiche dense e folgoranti.

Ecco le 11 sezioni: L’incanto delle acciaierie mostra i primi lavori industriali di Margaret, da quando nel 1928 apre un suo studio fotografico a Cleveland; La sezione Conca di polvere documenta il lavoro sociale realizzato dalla fotografa negli anni della

Overhead view of men milling about on 36th Street, between 8th and 9th Avenues, in the heart of the Garment District.

Grande Depressione nel Sud degli USA; LIFE si concentra sulla lunga collaborazione di Bourke-White con la leggendaria rivista americana. Per LIFE Bourke-White realizzerà la copertina e i reportage del primo numero e tanti altri ancora lungo tutta la sua vita; Sguardi sulla Russia inquadra il periodo in cui Margaret Bourke-White documentòle fasi del piano quinquennale in UnioneSoveticafino ad arrivare a realizzare anni dopo- quando già era scoppiata la Seconda guerra mondiale – il ritratto di Stalin in esclusiva per LIFE; La sezione Sul fronte dimenticato documenta gli anni della guerra, quando per lei fu disegnata la prima divisa militare per una donna corrispondente di guerra. Sono gli anni in cui Bourke-White, al seguito dell’esercito USA sarà

Russian elementary school students sitting stoically at desks in classroom in a remot village in the Volga region.

in Nord Africa, Italia e Germania; La sezione Nei Campi testimonia l’orrore al momento della liberazione del Campo di concentramento di Buchenwald(1945) quando, come ha dichiarato la fotografa, “per lavorare dovevo coprire la mia anima con un velo”; L’India raccoglie il lungo reportage compiuto dalla fotografa al momento dell’indipendenza dell’India e della sua separazione con il Pakistan. Tra le altreimmagini, in mostra anche il celebre ritratto del Mahatma intento a filare all’arcolaio; Sud Africa è la documentazione del grande paese africano durante l’Apartheid; Voci del Sud bianco è il lavoro a colori del 1956 dedicato al tema del segregazionismo del Sud degli USA in un paese in trasformazione;

245446: (00/04/1946) Indian ldr. Mohandas Gandhi reading as he sits cross-legged on floor next to a spinning wheel which looms in the foreground as a symbol of India’s struggle for independence, at home.

In alto e a casa raccoglie alcune tra lepiù significative immagini aeree realizzate dalla fotografa nel corso della sua vita; Ilpercorso termina con La mia misteriosa malattia, una serie di immagini che documentano la sua ultima, strenua lotta, quello contro il morbo di Parkinson di cui manifesta i primi sintomi nel 1952 e contro cui combatterà con determinazione. In questo caso, è lei il soggetto del reportage, realizzato dal collega Alfred Eisenstaedtche ne testimonia la forza, la determinazione ma anche la fragilità. Una straordinaria retrospettiva quindi per ricordare un’importante fotografa, una grande donna, la sua visione e la sua vita controcorrente. In occasione della mostra, Cineteca Milano|MIC – Museo Interattivo del Cinema, in collaborazione con Palazzo Reale e Contrasto, presenta dal 13 al 31 ottobre la rassegna cinematografica Prima, donna. Margaret Bourke-White in 11 film. Accesso gratuito alle proiezioni presentando al MIC il biglietto della mostra e ingresso alla mostra con speciale riduzione (10 € anziché 14 €) per i possessori di Cinetessera 2020.

Fort Peck Dam, (image used on first LIFE Magazine cover, November 23, 1936)

Margaret Bourke-White nasce il 14 giugno 1904 a New York ma si trasferisce presto nel New Jersey. Il padre, un inventore, trasmette alla figlia l’amore appassionato per le macchine, nonché il bisogno di misurarsi con la tecnologia e di superarla. Nel 1921 frequenta la Columbia University. Un anno dopo, nel 1922, il padre muore lasciando in lei un vuoto incolmabile. Margaret torna a scuola e frequenta la Columbia University. Un anno dopo, nel 1922, il padre muore lasciando in lei un vuoto incolmabile. Margaret torna a scuola e frequenta le lezioni di fotografia di Clarence H. White. A soli 21 anni si sposa con Everett Chapman; non sarà un matrimonio felice: dopo due anni divorzieranno. Poco più che ventenne, di ritorno all’università, questa volta la Cornell, riscopre la fotografia: capisce che realizzare e duplicare scorci pittoreschi del campus può diventare un’attività redditizia e creativa. In breve si trasferisce a Cleveland, apre uno studio fotografico e affronta il mercato della fotografia corporate e pubblicitaria. Lentamente si farà conoscere come temeraria e intrepida fotografa industriale, in grado di affrontare il fuoco per realizzare splendide immagini industriali. Nel 1929 arriva la svolta: Henry Luce, editore di Time la invita a partecipare a un nuovo progetto, la rivista Fortune. Per lei si tratta di una grande opportunità: si trasferisce a New York e alternerà il lavoro di fotografa pubblicitaria (con studio all’ultimo piano del Chrysler Building, completo di una coppia di alligatori in liberta) ai reportage sul mondo del lavoro negli Stati Uniti. Ha successo, energia, inventiva. I suoi coordinati, cappello, gonna, guanti e panno della macchina fotografica in tinta, diventano leggendari. Per Fortune nel 1930 sarà in Germania e poi sarà la volta della Russia dove viaggerà a lungo e più volte. Dal 1936 non e più possibile ignorare gli effetti della Depressione e Margaret rivolge l’attenzione a lavori di documentazione sociale. Conosce lo scrittore ErskineCaldwell, che diventerà suo marito (ma anche in questo caso il matrimonio durerà pochi anni) e insieme percorreranno il Sud americano segnato dalla siccità. Dal sodalizio tra i due nasce il libro YouHaveSeenTheirFaces(1937). Il successo non si arresta. Luce la vuole al suo fianco per un’altra avventura: partecipare alla nascita di Life, la più importante rivista fotografica del periodo. Sua saràla prima copertina, nel 1936, suoi saranno tanti reportage pubblicati. Grazie a Life, Margaret diventa un personaggio pubblico e la sua immagine di donna elegante, volitiva e intelligente diventa sinonimo di eccellenza. Continua a viaggiare; fa riprese aeree straordinarie; torna in Europa, prima a Berlino, poi a Mosca e in occasione dello scoppio delle ostilitàtra URSS e Germania realizza un sorprendente ritratto di Stalin. Nel 1942 le forze armate americane disegnano per lei la prima uniforme femminile di corrispondente di guerra. Margaret fotografa le operazioni in Africa e passa mesi sul fronte italiano. E a Napoli, Cassino, Roma; da questa esperienza nasceràil libro TheyCalledit Purple Heart Valley. Nella primavera 1945 e al seguito del generale Patton in Germania. Nel mese di aprile entra, prima fotografa, nel campo di Buchenwald liberato. Qui il dovere di testimoniare rischia di diventare un’esperienza durissima, ai limiti della sopportazione. Ma Bourke-White è una professionista e non si ferma di fronte a nulla. Finita la guerra è in India nel momento di passaggio dall’impero britannico alla liberta e alla separazione dal Pakistan. A questo lavoro dedicherà il libro, pubblicato anche in italiano nel 1952, L’India ametà strada. Sarà poi la volta del Sudafrica,dove Margaret cerca di conoscere le condizionidi vita e di lavoro nei campi e nelle miniere. Arriverà poi ancora sul fronte della guerra in Corea per testimoniare il difficile, straziante momento di divisione di una terra, e un popolo, in due stati. Altri reportage, altri lavori la porteranno a viaggiare, a conoscere il suo stesso paese e quando sarà possibile cercherà di salire su un velivolo e realizzare le sue amate vedute aeree. Tra un viaggio e l’altro, nella sua residenza di Darien, nel Connecticut si immerge nella natura e si concentra sui suoi libri. Verso il 1952 deve pero intraprendere una dura lotta: quella contro il morbo di Parkinson. Saràuna battaglia lunga e complessa e gli ultimi anni la vedranno cercare in tutti i modi di continuare a lavorare, cercando almeno di usare la macchina da scrivere. Morirà nel 1971, all’eta di 67 anni, al termine di vent’anni di lotta estenuante contro la malattia.

 

Carlo Franza

 

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