Notre Dame è la Francia, Notre Dame è l’Europa. Ma la Cattedrale di  Notre  Dame è andata distrutta da un incendio. Un incendio doloso. Uno schiaffo all’intera cristianità. “Brucia Notre dame!”, chi può mai  dimenticare queste parole rilanciate dalla stampa di tutto il mondo, sia sulla carta stampata che nelle trasmissioni televisive?

Tutti siamo a conoscenza del rogo che ha devastato la famosa cattedrale. In questo mese  di aprile 2021 ricorre l’anniversario  di quel che avvenne due anni fa (15 aprile 2019). Imponenti appelli di raccolta di fondi hanno permesso stanziamenti economici a favore della sua ricostruzione, due anni orsono dal giorno dell’incendio. È stato organizzato il miglior team possibile fra cui spicca l’architetto fiorentino Carlo Blasi, uno dei  più preparati  al mondo per quel che concerne la messa in sicurezza delle opere monumentali.

Pensate che per ricostruire la guglia (esattamente uguale a quella originale) si  utilizzeranno dalle   1000  alle  1500  querce secolari ( datate tra  i 150 anni e 200 anni), anzi, a dire il vero si è già proceduto all’abbattimento di più di cento alberi nella foresta di Amboise -territorio caro a Leonardo da Vinci-, fatto che è dovuto necessariamente avvenire entro la primavera per poi permettere il processo di stagionatura  lungo  ben 18 mesi. Tutto ciò ha portato alla distruzione di  un piccolo ecosistema, rifugio per tanti animali, fonte del benessere mondiale, con la promessa di piantare altrettanti alberi a cui serviranno secoli per diventare, se tutto va bene, quello che oggi viene abbattuto. Noi non saremo qui  a veder rinascere e diventar grandi i nuovi alberi che verranno piantati, in sostituzione di quelli tagliati.  L’albero che verrà utilizzato per la ricostruzione della cattedrale,  deve possedere determinate caratteristiche: dritto, con un’altezza compresa fra i 5 e 21 metri e un diametro del tronco superiore ai 50 cm. Intanto sono stati individuati altri esemplari perfetti alle circostanze che saranno abbattuti nelle foreste di Conches-Breteuil, Bouclans, Séligney. La ricerca non si ferma, in quanto in totale serviranno alberi per un equivalente di 2000 metri quadri di foresta per ricostruire uno dei simboli della nazione francese. In questo precisa epoca e con la natura delle decisioni prese dal governo, la ricostruzione del tetto della cattedrale diventa anche simbolo del fallimento dell’uomo. Un uomo lontano dal proprio tempo, che non è capace di adattarsi al cambiamento. E l’uomo pur  consapevole del momento storico,  è sordo al grido del pianeta. Un uomo che si arrende allo stato delle cose, coprendosi gli occhi  senza guardare al futuro è ancora più colpevole. Nonostante gli appelli lanciati da green peace, con relativa raccolta firme e striscioni per fermare le gru, nulla è mutato. Silenzio totale. In Francia pare che nessuno abbia nulla da contestare, nessuno che chieda i danni a chi ha attentato alla patria e distrutto un simbolo anzi, è fonte di vanagloria per gli amministratori locali quanto di quelli forestali contribuire alla riedificazione della più amata cattedrale del paese, senza penalizzare in alcun modo  chi ha causato un disastro che ha scosso il mondo.

Carlo Franza

 

 

 

 

 

 

Tag: , , , ,