Venezia, Italia. “Now – Adesso” – apertura ufficiale della mostra della Macedonia del Nord alla 17.ma Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia. Stamane,  20 maggio 2021 è stata ufficialmente inaugurata la mostra del Bureau for Innovative Architecture (BINA), che rappresenta la Repubblica della Macedonia del Nord alla 17 ° Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia. Il progetto di BINA, volute da Dita Starova Qerimi, artista e direttrice della Galleria Nazionale della

Repubblica di Macedonia del Nord, e curato dall’architetto Bekir Ademi e dal docente universitario Jordan Shishovski, è ospitato nell’atrio di Palazzo Zorzi, una suggestiva dimora rinascimentale nel sestiere di Castello nella quale si trova la sede dell’Ufficio Regionale per l’Europa dell’UNESCO. Questa volta, il tema della Biennale è una domanda posta da Hashim Sarkis, una delle menti principali dell’architettura e della filosofia nel mondo di oggi. Gli autori dei progetti rispondono alla domanda “How will we live together?”  Il progetto “Now – Adesso” tiene conto dello stato di urgenza per il cambiamento nella società e ci rivela due aspetti dell’esistenza spazio-temporale, la necessità di separazione e protezione contro la necessità di una relazione simbiotica con l’ambiente. Il concetto si concretizza in una composizione lignea composta da elementi interconnessi in un’unica armoniosa struttura spaziale, cornice archetipica, associazione di casa e rifugio.
L’evento  è stato aperto dal Commissario Dita Starova Qerimi, dall’autore e curatore Bekir Ademi, dal curatore Jordan Shishovski e dal Ministro della Cultura della Repubblica di Macedonia del Nord Irena Stefoska  che ha tenuto un discorso in videoconferenza.

“Non è la prima volta che il nostro ufficio ospita il padiglione nazionale della Macedonia del Nord all’interno della Biennale di Venezia, ma dobbiamo sottolineare che  arriva dopo un periodo molto difficile per tutti noi. La mostra della Biennale di Venezia 2021 è il primo grande evento culturale internazionale a riaprire durante la pandemia”- ha affermato Matteo Rossetti rappresentante dell’Ufficio regionale UNESCO a Venezia”. Starova Qerimi ha fornito una breve panoramica del progetto come visualizzazione della ricerca esistenziale, riflessa attraverso la forma del progetto.
Il progetto “Now – Adesso” valorizza l’idea di stare insieme o insieme attraverso l’eterna unità delle dualità, che è immediatamente evidente nel rapporto tra micro e macrostruttura, e incorpora diverse interpretazioni di interno-esterno, privato-pubblico, aperto-chiuso, relazioni casa-società, a partire dall’individuo come cellula fondamentale della collettività.
Nel video discorso per la Biennale di Venezia, il Ministro della Cultura, Irena Stefoska ha detto:
“A voi, che attualmente siete ambasciatori della cultura e dell’arte macedone rappresentandoci alla prestigiosa Biennale di Venezia, vi auguro di essere soddisfatti e di acquisire una preziosa esperienza, e che il vostro progetto attiri un’ invidiabile attenzione. La visione del mondo creativo è attualmente focalizzata su Venezia. Il padiglione della Macedonia del Nord è adornato dalla vostra visione che, lo ripeto, sono convinta che dia la risposta alla domanda tematica di questa biennale: “How will we live together?”.
Dopotutto, il  principale curatore di questa biennale, Hashim Sarkis, ha invitato voi, architetti, nonostante le divisioni politiche e le disuguaglianze economiche nel mondo, a pensare a spazi in cui possiamo vivere insieme”.
Presenti il Console Generale della Macedonia del Nord Stojan Vitanov, accompagnato dall’ospite veneziano l’illustrissimo  dott. Mattia Carlin Vice presidente  dell’Unione dei Consoli in Italia (UCOI), e dal diplomatico Viceconsole della Macedonia del Nord Dragan Bogdanovski.

Ho seguito da vicino questo il lavoro del gruppo architettonico della Macedonia Nord presente alla Biennale Architettura  Venezia 2021, in funzione della dialettica che si muove in quel giovane paese  che sta  per  entrare in Europa. E il problema architettonico del Paese Macedonia non è minore, in quanto legato alle diverse fasi della storia recente che ha attraversato.   

Ancora  a febbraio 2020, poco prima dell’insorgere dell’emergenza sanitaria, a Skopje, in Macedonia del Nord, la capitale macedone lasciava vedere  edifici in architettura brutalista,  una concentrazione di palazzi in cemento armato. In effetti, Skopje, è la città che ne custodisce il maggior numero in Europa. E ora ve ne  spieghiamo anche il perché. Il brutalismo è una corrente architettonica nata a meta degli anni ’50, definita anche come un sottogruppo della corrente modernista, presente in oltre 100 Paesi tra Europa, Sud America e Australia.

La sua caratteristica principale è di aver introdotto l’estetica del cemento grezzo a vista, detto anche béton brut. Questo termine, nato nel Regno Unito nel 1954, è un omaggio a Le Corbusier, architetto-designer svizzero naturalizzato francese, che ha rivoluzionato il concetto di architettura del XX secolo. Fondamentale, infatti, è stato il suo progetto del 1952 della prima Unité d’habitation di Marsiglia. Quest’ultimo ha cambiato radicalmente il concetto di architettura e urbanistica nel secolo scorso.

Fino alla metà degli anni ’70, l’architettura brutalista fu molto utilizzata sia nel blocco occidentale che in quello orientale, dove venne associata all’ideologia di stampo socialista. Si trattava di un tipo di architettura accessibile: non veniva data importanza all’estetica degli edifici, ma alla loro funzionalità. Il calcestruzzo armato, materiale grezzo alla vista e non costoso, era perfetto per la realizzazione di importanti strutture con centinaia di unità abitative. Queste, infatti, erano utili ad accogliere le persone che, dal secondo dopoguerra, si spostavano dalle campagne verso le grandi città. In Ex-Jugoslavia ne sono un esempio i blocchi 61-64 di Belgrado, vicino ai quali si trova la Torre Genex.  Negli ultimi anni, l’architettura brutalista e modernista sta riscoprendo nuovo interesse come testimonia, ad esempio, la mostra “Toward a concrete utopia: Architecture in Yugoslavia, 1948-1980” organizzata nel 2019 al Museum of Modern Art di New York.
Piccola curiosità: il MoMA ha iniziato a considerare l’idea di realizzare una mostra di architettura jugoslava all’inizio del 2015, ma voleva avere la certezza che ci fossero abbastanza materiali d’archivio e edifici interessanti. Così, a novembre del 2015, Martino Stierli, Philip Johnson Chief Curator del Dipartimento di Architettura e Design del MoMA, convocò proprio a Skopje un team di esperti a presentare delle ricerche sul tema. L’evento si concluse positivamente con la comunicazione ufficiale da parte del MoMa a voler realizzare la mostra. In tutti i Paesi dei Balcani ci sono esempi di architettura brutalista e modernista ma, come abbiamo detto all’inizio, la città che ne vanta il maggior numero è Skopje, un caso studio unico nel suo genere.

Perchè Skopje? Nel 1963 l’80% degli edifici di Skopje, all’epoca Jugoslavia, furono rasi al suolo da un terremoto in cui persero la vita oltre 1000 persone. Un evento tragico, indelebile nella memoria dei macedoni. In quell’occasione la comunità internazionale si mobilitò, dando vita a un piano di ricostruzione a cui collaborarono molti Paesi. Diversi furono gli architetti di fama internazionale che parteciparono alla creazione di un progetto di città moderna e visionaria. Tra questi ricordiamo Kenzo Tange e Janko Konstantinov. Il progetto non venne mai realizzato interamente, ciononostante i palazzi brutalisti che rappresentano l’estetica del tempo sono tantissimi. Alla luce di questo recente passato e delle voci che animano oggi la Macedonia del Nord  nell’ambito dell’Architettura e delle Architetture, sono pienamente convinto che l’essere alla Biennale Architettura 2021 amplia le idee sull’architettura, la loro veicolazione, e soprattutto l’apertura all’Europa e al mondo.

Carlo Franza

 

 

 

 

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