In Campo del Ghetto Nuovo, fino al 30 agosto 2023  presso IKONA VENEZIA   spazio Ikona Gallery, la mostra “Mercanti e stracciaioli nel Ghetto di Venezia”, un’esposizione, quella voluta dalla Comunità Ebraica di Venezia, che vuole essere una finestra aperta sulla vita quotidiana del Ghetto di Venezia attraverso la sua storia. Sullo sfondo c’è la Repubblica Serenissima, che emana leggi e regola la vita dei veneziani e degli stranieri presenti in città. Tra gli stranieri ci sono gli ebrei, rinchiusi nel ghetto dal 1516. La mostra percorre questi intrecci di storie offrendo la possibilità di vedere tre preziosi tessuti inediti, qui esposti dopo un accurato restauro a cura di Opera Laboratori.

Già a partire dal 1400 nel sestiere di Cannaregio sono fiorite molte attività artigianali, tra queste quella dei Testori da seda, cioè dei tessitori di sete, che intrecceranno interessanti rapporti commerciali con gli ebrei del ghetto. Nel 1600 nascono molte botteghe, prima in Ghetto Novo e poi in Ghetto Vecchio. A metà del Settecento Venezia conta 795 tessitori, di cui l’84% vive nel sestiere di Cannaregio. Il Ghetto è circondato da ogni lato da centinaia di botteghe di Testori, i tessitori cristiani. Le officine sono situate nelle soffitte delle case, in quelle con molte finestre dove si può lavorare alla luce del sole e distinguere i tanti colori dei filati. Agli ebrei non era concesso tessere, potevano solo vendere le strazze, ma, nonostante la legge, molti artigiani ricevono ordinazione di merce dai mercanti ebrei del Ghetto. Il Ghetto di Venezia è stato teatro di una esperienza esistenziale senza uguali, dove la sopravvivenza economica degli ebrei è strettamente connessa ai mestieri loro concessi o imposti. “Quando si pensa al Ghetto di Venezia – precisa Marcella Ansaldi, curatrice della mostra e direttore del Museo Ebraico di Venezia – e alla vita quotidiana che si svolge al suo interno, si stenta a immaginare il fervore artistico della città in pieno Rinascimento: Gentile e Giovanni Bellini, Carpaccio, Tiziano, Tintoretto, Veronese, solo per citare dei colossi, ritraggono scene della Torah e talvolta rappresentano gli ebrei, senza mai apparentemente incontrarli o conoscerli. Vittor Carpaccio quando ritrae Venezia e il suo splendore, pare estraneo all’operazione socio-economica, ma soprattutto umana, che la città sta vivendo in quegli anni: la fondazione del Ghetto”. Tre secoli di storia raccontati attraverso manufatti tessili. La mostra “Mercanti e stracciaioli nel Ghetto di Venezia”, a cura del direttore del Museo Ebraico di Venezia, Marcella Ansaldi, nasce in occasione di un importante intervento di restauro conservativo offerto da Opera Laboratori e realizzato con grande maestria nei laboratori toscani, sotto il vigile coordinamento della responsabile del Laboratorio di restauro tessile, Carla Molin Pradel e documentato nel catalogo edito da Sillabe.

Carlo Franza

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