La blasfemia è in atto nella città di Carpi in provincia di Modena. Blasfemia messa in atto dalla mostra dell’artista Andrea Saltini. È polemica sulla mostra “Gratia Plena”, inaugurata dal Museo Diocesano di Carpi e definita «arte blasfema» dal quotidiano cattolico “La Nuova Bussola Quotidiana”, che punta il dito contro un quadro in cui viene ritratto un uomo chinato sulle parti intime di Gesù. L’accusa è stata subito rispedita al mittente dalla Diocesi, che ha giudicato questi commenti “irrispettosi e non rilevabili davanti ad una corretta visione delle opere”. Al centro delle critiche c’è soprattutto, ma non solo, un quadro: ritrae una figura maschile -un soldato- chinata sul corpo di Gesù. L’uomo è chinato sulle parti intime di Gesù, coprendole. Da qui l’accusa di blasfemia, che la Diocesi carpigiana ha prontamente respinto con un comunicato in cui evidenzia come tali commenti all’opera sarebbero “irrispettosi e non rilevabili davanti ad una corretta visione delle opere”. Mostra realizzata dall’artista Andrea Saltini, esposta nella chiesa di Sant’Ignazio a Carpi- Modena, c’è un quadro in particolare che ha “scandalizzato e indignato” i gruppi ultracattolici: si chiama “INRI – San Longino”. Cristo, riconoscibile dalla scritta “Inri” e dalle mani e i piedi bucati, è sdraiato. Sopra di lui si vede un uomo, ritratto di spalle e chinato, che preme con la mano sinistra sul costato di Gesù. Ma non è questo l’unico quadro finito nell’occhio del ciclone con la protesta di queste ore. Per dirla tutta, una fellatio in chiesa e su un quadro che raffigura Gesù Cristo. Qui, proprio nella chiesa ancora consacrata di Sant’Ignazio, è stata allestita e inaugurata una mostra di un artista locale, tale Andrea Saltini. Solo che davanti al Cristo c’è un uomo che ha il volto completamente rivolto verso le parti intime di nostro Signore (è quello che ho visto) che non è nemmeno rivestito di un misero straccio; la mano destra è nascosta dietro le cosce del Redentore, mentre la sinistra si allunga fino a premere il costato di Gesù. La spiegazione dataci dalla guida -mi veniva da ridere circa la spiegazione data al sottoscritto storico dell’arte- è la seguente: “Si tratta di Longino (il centurione ndr.) che schiaccia la costola di Gesù”. Ora, a parte che il centurione la costola di Gesù la trafigge e non la schiaccia (come la mettiamo con la Scrittura “non gli sarà spezzato alcun osso”?), ma queste licenze sono il minore dei problemi. Il punto è dove il presunto Longino, il soldato, mette la faccia. Proprio lì, nell’impensabile e ardito intimo. “Ma è proprio quella roba lì?”. Il visitatore della mostra che mi è vicino nel vedere l’esposizione, rimane interdetto quando vede il quadro posto ai piedi dell’altare maggiore della chiesa di Sant’Ignazio di Carpi. Sembra non voler credere ai suoi occhi. Lo guarda e lo riguarda, ci va vicino, lo scruta da una prospettiva diversa. Poi, meditabondo, tra lo scandalizzato e l’indignato, esclama a gran voce: «Ma è un rapporto orale!».

 

Questa mostra che si titola “Gratia Plena” e che ha l’ambizione di definirsi di arte sacra, anche se di sacro – visitare per credere – nei quadri esposti non c’è neanche l’ombra. Né che molto religioso sembri l’artista stesso, che nell’intervista sul catalogo, intitolata Il dubbio come sistema di credenze, viaggia tra l’ateismo, la ricerca di spiritualità, la lotta col divino e la sua attrazione, in un miscuglio di idee, molte e pure confuse. Mi son detto, speriamo si batta il petto e faccia penitenza proprio dinanzi al Cristo dipinto a modo suo.

Non c’è solo il dipinto su Cristo, blasfemi i quadri con Gesù, la Madonna e la Maddalena. In Gratia Plena, ad esempio, che dà il nome alla mostra, vediamo un trittico che raffigura una donna in tre sequenze che viene spogliata o comunque fatta oggetto di attenzioni morbose di uomini con in testa una specie di scafandro. La spiegazione della guida, penso imbeccata dall’artista, è questa: “Il quadro raffigura la Vergine che viene spogliata dai farisei che vogliono indagare il suo concepimento virginale, ma in realtà lei si sta vestendo con un’armatura”. Insomma, tra la folle pretesa di immaginarci la scena e la blasfema idea di una ispezione ginecologica, colpisce la sensualità della Madonna proposta, soprattutto nell’immagine centrale dove sono in evidenza le forme sinuose di un corpo che viene guardato con prurito misto a invasività.

Nel quadro “Noli me tangere” ambiguità, ammiccamenti e sguardo sempre rivolto a qualcosa di carnale sono anche nell’opera che raffigura una donna in intimo, da cui si vede chiaramente qualche nudità di gambe, braccia e parte del seno, che accoglie nel suo ventre un uomo lacero e quasi morente, anch’egli nudo. “Il quadro si chiama noli me tangere, che è la frase che Gesù dice alla Maddalena (non mi trattenere ndr.) però l’artista ha voluto raffigurare la lavanda dei piedi”. Per la verità l’immagine non richiama né l’iconografia del Noli me tangere, dove il Cristo è risorto, né la lavanda dei piedi, come è ovvio constatare, il messaggio che se ne ricava unendo la vista e la descrizione fatta è quella di un Cristo che si abbandona tra le braccia della Maddalena quasi senza vita.

Il gusto della provocazione è alto, è visibile e chiaro che si fa cadere il visitatore e il fedele nella gravità di ripiegare il sacro evocando immagini pruriginose a cui si accosta una sessualità carnale e contro natura; l’artista vorrebbe attirare lo spettatore a un suo codice linguaggio, spaesante certo, e direi disturbante.  A questo punto non so se il vescovo di Modena Erio Castellucci sa di questa blasfemia; certo bisogna correre ai ripari, e poiché la Chiesa tutta è in Quaresima,  dia inizio per questo scandalo a  una liturgia penitenziale. Da oggi, ininterrottamente, un popolo di fedeli è lì dinanzi alla chiesa della mostra a recitare un rosario penitenziale, ma i vertici della Chiesa locale sono assenti.

Carlo Franza

 

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