Antonio Paradiso. Radici” è la mostra antologica realizzata dalla Aps Francesco Netti, curata da Tina Sirressi e Cecilia Paradiso, visitabile fino al 30 settembre 2024 presso la Pinacoteca Francesco Netti, Palazzo Marchesale in Santeramo in Colle (BA).

Della carriera di Paradiso, la mostra riprende le tematiche principali: il rapporto tra uomo e natura, la passione per il viaggio, la commistione tra ricerca artistica e indagine antropologica, tra “arte” e discipline quali la paleontologia e l’astronomia. Documenta il percorso dell’artista a partire dagli anni 60, passando per la sua partecipazione alla Biennale di Venezia, fino alla più recente produzione “Ultima Cena Globalizzata” realizzata con i resti del World Trade Center, già esposta presso Palazzo Reale di Milano  e attualmente nel Parco della Scultura “la Palomba” di Matera”,  sito archeologico ed ex cava di tufo, che sotto la direzione di Antonio Paradiso diviene un punto di incontro tra arte e natura, centro di riferimento per molti grandi nomi della scultura contemporanea.

Altro che bistecca sintetica. Era il 1978 quando Antonio Paradiso portò in un padiglione della Biennale Arte di Venezia lo scandalo degli allevamenti intensivi. Davanti a un pubblico internazionale meravigliato, l’artista pugliese mostrava quello che già avveniva nelle stalle, dove si applicavano gli standard della riproduzione controllata dei bovini. Un toro, condotto dall’artista, si avvicinava a una “mucca meccanica”, una struttura in metallo che riproduce le forme di una mucca. Un inganno utilizzato per impedire il contatto tra gli animali anche nel momento della riproduzione.

Una denuncia, quella di Paradiso, che suscitò le ire delle associazioni animaliste, che chiesero alle autorità di sospendere l’installazione. Seguì una contro-petizione, con ampia adesione di intellettuali. Quei fogli ingialliti, recanti firme illustri, saranno in mostra fino al 30 settembre al Palazzo Marchesale di Santeramo, insieme a sculture, tele, fotografie dello scultore nato nel comune murgiano nel 1936. 

Non è lo scandalo la finalità di un’opera d’arte. Ma l’artista può scandalizzare con la semplicità, la pacatezza, e soprattutto con l’adesione a una visione autentica delle cose e del mondo. Attraverso un’opera, l’artista condivide una profezia, piaccia o no. Nei turbolenti e storici anni Settanta Paradiso realizzò filmati che illustrano l’educazione dei pulcini, la fuga delle lucertole tra i sassi, i campi arsi delle Murge. Altri filmati, nella serie “Teatro antropologico”, mostrano danze oniriche, vestizioni e riti sacri allestiti tra le vie dei paesi di una Puglia remota, scelta proprio perché lontana dai luoghi comuni dell’arte e della narrazione. In questo caso la fotografia, il cinema, sono forme di scultura.

La creatività di Paradiso non sente il peso dei materiali. A partire dagli anni Ottanta la pietra e il metallo prendono forma di uccelli e corpi celesti. Sculture che non segnano i luoghi ma vi si collocano con discrezione. Paradiso firma la colonna di acciaio che svetta all’ingresso dell’ex-Ilva di Taranto, intagliata con le sagome di uccelli dalle ali spiegate, stormi disciplinati che tracciano rette e archi. Sono forme contemplate dai prati della via Appia, nelle campagne dove Paradiso ha vigilato sul pascolo dei cavalli e sulla sua coscienza. Sono di Paradiso le pesanti lastre di pietra pugliese, in forma di uccelli, che hanno decorato le vie intorno al Duomo di Milano. A Bari, a Parco 2 giugno biancheggia una Meridiana di pietra, un altro richiamo al cielo, così come le mappe stellari incise su lastre di pietra colonizzate da licheni ed esposte al Parco della Palomba, alle porte di Matera. 

La mostra allestita a Santeramo fino al 30 settembre 2024, è uno scrigno di piccole e grandi testimonianze di una ricerca paziente e determinata, che si è svolta tra Milano, città di formazione e di adozione, e i deserti africani, dove Paradiso ha compiuto avventurose traversate. Negli occhi di Paradiso, il deserto diventa il mare più pescoso. L’artista torna in Italia carico di oggetti nuovi e lucenti, tra i tanti da scoprire nella mostra curata da Cecilia Paradiso, Tina Sirressi e Ubaldo Fraccalvieri.

Carlo Franza

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