A Siena al Palazzo delle Papesse fino al 16 marzo 2025 la prima e più importante personale mai realizzata in Italia dedicata al grande artista argentino. L’esposizione prodotta da Opera Laboratori raccoglie 70 opere realizzate in oltre 60 anni di attività di Le Parc. Confesso ai lettori che Julio Le Parc è stato uno degli artisti la cui opera ho amato molto, ebbi modo di conoscerlo da Franco Rossi dello Studio F22 suo gallerista a Palazzolo sull’Oglio. Ne ho presentate varie di sue personali in quella storica galleria italiana, come l’ho invitato in talune mostre storiche da me curate, da “L’Eco di Bacco” a “Geometrie dell’Universo”, e altre ancora. Grande artista, grande amico, iniziatore dell’arte cinetica con cui vinse il Primo Premio alla Biennale di Venezia nel 1966.

Palazzo delle Papesse riapre al pubblico con la mostra Julio Le Parc. La scoperta della percezione. Opere dal 1958 al presente“. Siena è pronta ad accogliere la più importante personale del grande artista argentino mai realizzata in Italia, dopo la sua partecipazione alla 33a Biennale di Venezia nel 1966, quando ricevette il prestigioso Gran Premio alla pittura. L’esposizione, prodotta da Opera Laboratori con il supporto di Galleria Continua, è stata curata da Marcella Beccaria in dialogo con Julio Le Parc e il direttore artistico del suo studio, Yamil Le Parc, mentre il catalogo e il merchandising sono stati curati dalla Casa editrice Sillabe.

È il primo grande evento che lo storico spazio espositivo, nel cuore di Siena, ospiterà consentendo di poter visitare, insieme alle opere anche il Palazzo rinascimentale con il suo cortile e la sua terrazza, che si conclude con la spettacolare vista panoramica di Siena dall’altana. Cariche di storia e della memoria di ospiti illustri, che comprendono Galileo Galilei, le antiche sale del Palazzo delle Papesse forniscono il contesto ideale per il lavoro di Le Parc e la sua incessante attitudine alla sperimentazione che, nelle stesse parole dell’artista significa “ricerche, scoperte, rischi, contraddizioni, incontri, ritrovamenti, attesa, sorpresa, retrocessioni, avanzamenti, prospettiva”.

Con questa prima mostra – spiega Beppe Costa, presidente di Opera Laboratori – vogliamo tracciare un percorso di rinascita culturale che porterà nel cuore di Siena mostre d’arte internazionali ed eventi in un edificio del XV secolo che per tanti anni è stato un centro di arte contemporanea importante“. Un dialogo perfetto tra passato e presente, basato su un duplice gioco di contrasti e rimandi tra la geometria delle opere di Julio Le Parc e gli splendidi affreschi dei soffitti del Palazzo delle Papesse.

Le Parc lavora sull’idea di distacco tra l’artista e l’opera. Predilige l’utilizzo di forme geometriche esistenti in modo da attivare visivamente la superficie dell’opera e coinvolgere gli osservatori. “La prima necessità – scrive – (è) accrescere la distanza tra l’artista e l’opera, rimuovendo non solo ogni traccia di fabbricazione manuale (‘il tocco pittorico dell’artista’) ma anche tracce di composizione soggettiva“. L’artista argentino, da sempre impegnato nel sociale, non vuole sottomettersi neppure alla cronologia – e infatti il percorso espositivo mette in dialogo ravvicinato opere realizzate in anni differenti – uno sguardo alla successione di alcune delle serie e ai temi che le hanno guidate aiuta ad addentrarsi nel denso universo creativo dell’artista. “L’Italia – commenta Yamil Le Parc, direttore dello studio dell’artista sudamericano – ha sempre avuto una considerevole presenza in Argentina, dove oggi e la più grande comunità straniera. Era tempo che tornasse in Italia per poter continuare a influenzare e ispirare il pubblico odierno con la sua capacità di mettere in discussione e trasformare la nostra comprensione dell’arte contemporanea. Spero allora che questa mostra lasci un segno profondo, non solo nei cittadini toscani ma anche nelle migliaia di turisti che ogni anno visitano Siena alla ricerca di storia e bellezza“.

Infinite variazioni cromatiche, di forme e di movimenti invadono le sale del quattrocentesco palazzo, come in Ondes 139 série 47 n. 8, (1974), oppure Ondes Alternées à partir d’un thème de 1972 (1972-2018), dove le opere impongono in senso positivo la propria forza nello spazio della mostra. Colori acrilici che seguono il movimento, moltiplicandosi e travalicando i confini della tela. “Guardarle – precisa la curatrice Marcella Beccaria – significa accedere ad un universo gioioso nel quale è protagonista l’esperienza percettiva”. Al Palazzo delle Papesse, i cerchi concentrici di @ Série 14 – 14 Permuté (1970-2020), e quelli tremolanti in Série 15 n. 8 (1971-2012) catturano lo sguardo, invitando chi li incontra a sperimentare diversi gradi di distanza, provando per esempio ad avvicinarsi per poi allontanarsi.

Dagli anni Settanta, Le Parc declina anche lo spettro dei 14 colori in una serie di sculture, gli Ensemble volume-couleur di cui una nutrita selezione datata 1971-1975 è presente in mostra. Si tratta di opere in legno dipinto nelle quali l’elemento solido si erge su un’asticella in metallo montata su una base. Malgrado le piccole dimensioni, quando presentate in gruppo, l’insieme di queste opere può evocare un gruppo di modelli architettonici, quasi si trattasse di progetti che potrebbero anche essere sviluppati su scala monumentale, come sculture pubbliche per piazze di città del futuro che anticiperanno il lavoro sulle opere pubbliche degli anni Ottanta.

Una sperimentazione, quella sui colori iniziata nel 1959. L’artista argentino li utilizza puri come fossero un pezzo di arcobaleno che si muove nella continua ricerca di geometrie nuove che coinvolgano lo spettatore ponendolo al centro della scena. Precursore dell’arte cinetica e dell’Op Art – nel corso della sua carriera – visibile lungo il percorso espositivo, passa da opere in bianco e nero realizzate con inchiostro su cartoncino o cartone a forme geometriche colorate. Sperimenta l’utilizzo di più materiali: metallo, legno, tela, plexiglass, lampadine, luci e motori.
L’attenzione nei confronti del colore lo porterà in maniera organica a lavorare con la luce ed il movimento. È ancora nel 1959, nel fertile clima dei primi anni a Parigi, che Le Parc posiziona luci elettriche in piccole scatole e utilizza prismi o lastre in plexiglas per combinare fasci luminosi colorati. “Gli esperimenti di luce e movimento – scrive l’artista nel 1971 – facevano parte del mio desiderio di allontanarmi dalla nozione di un’opera fissa, stabile e definitiva“.

In mostra sono presenti opere iconiche di questo periodo tra cui esemplari storici come Continuel lumière mobile (1963-2013), Continuel lumière boite n. 3 (1959-1965) e Continuel lumière avec quatre formes en contorsion (1966-2012). Ciascuna di queste opere indaga in modi differenti la relazione tra luce e movimento e induce una varietà di possibili reazioni in chi le incontra. Una ricerca spasmodica che porta l’artista a sperimentare la quarta dimensione nei suoi lavori, generando opere capaci di evocare un’esperienza immersiva per lo spettatore.
Tra le opere più recenti spicca Sphere verte (2016) posta all’ingresso di Palazzo delle Papesse, accoglie i visitatori con un grande corpo sospeso nell’ambiente. Una geometria instabile formata da una moltitudine di tessere di plexiglass verde che riflettono la luce creando zone luminose e altre di ombra.

Se questa mostra di Le Parc al Palazzo delle Papesse è la più grande mai realizzata dall’artista in Italia – conclude la curatrice Marcella Beccaria – va anche ricordato che un importante precedente è dato dalla sua partecipazione alla XXXIII Biennale d’Arte di Venezia del 1966. Le Parc è chiamato a rappresentare l’Argentina e la sua presentazione, che include un nutrito numero di opere, riscuote un grande successo di pubblico. Fotografie del periodo ritraggono visitatori e visitatrici che interagiscono con le opere e per esempio salgono su sculture dotate di molle, o indossano ampi occhiali che al posto delle lenti hanno sequenze di lamelle orizzontali”.

Julio Le Parc. La scoperta della percezione. Opere dal 1958 al presente“, organizzata in un libero percorso su due piani che privilegia sale tematiche, raccoglie oltre 70 opere realizzate a Parigi, in Francia, dopo gli esordi a Buenos Aires in Argentina, fino a lavori recenti e nuovi. Oltre 60 anni di attività dai lavori geometrici in bianco e nero, alle opere cinetico-luminose, alle sculture, fino agli iconici dipinti, raccontano l’unicità e la vastità di una ricerca tesa a stimolare la percezione e il coinvolgimento degli spettatori.

Julio Le Parc nasce il 23 settembre 1928 a Mendoza, città ai piedi della Cordigliera delle Ande in Argentina. Dal 1942 è a Buenos Aires dove frequenta la Scuola preparatoria e poi l’Accademia di Belle Arti. Grazie a una borsa di studio del governo francese, nell’autunno del 1958 viaggia a Parigi per esplorare la scena artistica europea. La capitale francese diventerà il suo luogo di residenza. In questi anni, Le Parc intraprende ricerche che costituiranno i fondamenti del suo percorso artistico, lavorando secondo principi organizzativi rigorosi nell’intenzione di oltrepassare i confini di una visione soggettiva.

Carlo Franza

 

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