L’ultimo giorno del 2022 è iniziato con un lutto che ha scosso la Chiesa cattolica e tutti i suoi fedeli. Il Papa emerito Benedetto XVI è venuto a mancare all’età di 95 anni: la notizia era nell’aria da diversi giorni, dopo che Bergoglio aveva chiesto una “preghiera speciale” per il suo precedessore, alle prese con gravi problemi di salute. Tanti i messaggi di cordoglio che sono arrivati da ogni angolo del mondo, ma c’è anche chi ha rispolverato la cosiddetta “profezia dimenticata” di Ratzinger sul futuro della Chiesa. Tale profezia è stata pronunciata più di 50 anni fa: era il 1969 quando l’allora professore di teologia concluse un ciclo di lezioni radiofoniche sostenendo che la Chiesa del futuro sarebbe stata ridimensionata, con molti meno seguita, poco influente nelle scelte politiche, irrilevante dal punto di vista sociale, umiliata e costretta a ripartire dalle origini. Se la Chiesa fosse in grado di attraversare quello che Ratzinger definiva un “enorme sconvolgimento”, allora potrebbe ritrovare se stessa e soprattutto rinascere “semplificata e più spirituale”.

“Avremo presto preti ridotti al ruolo di assistenti sociali e il messaggio di fede ridotto a visione politica. Tutto sembrerà perduto, ma al momento opportuno, proprio nella fase più drammatica della crisi, la Chiesa rinascerà. Sarà più piccola, più povera, quasi catacombale, ma anche più santa. Perché non sarà più la Chiesa di chi cerca di piacere al mondo, ma la Chiesa dei fedeli a Dio e alla sua legge eterna. La rinascita sarà opera di un piccolo resto, apparentemente insignificante eppure indomito, passato attraverso un processo di purificazione. Perché è così che opera Dio. Contro il male, resiste un piccolo gregge” (Benedetto XVI, Papa).

Carlo Franza

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