Chiariamo subito che questa non è una mostra sul libro d’artista. E’ la prima volta  nell’ambito di un’istituzione pubblica italiana che il libro, inteso come spazio fisico di ricerca diventa il protagonista di una rassegna trasversale di tale complessità che ingloba i più bei nomi dell’arte contemporanea mondiale. Al Marca di Catanzaro all’ingresso ci accoglie una torre di babele con 8000 volumi e sulla facciata una cascata di letteratura che scende dalla finestra. “Bookhouse. La Forma del Libro” è l’omaggio dell’arte a questo strumento che da oltre 500 anni pur mantenendo inalterata la sua fisionomia,  è stato specie per l’Occidente il motore culturale, il fuoco del sapere. Occorre conoscere alcuni aforismi sul libro per poter vedere la mostra, di altissimo livello e di strutturale bellezza estetica. “Non viaggio mai senza il mio diario. Bisogna sempre avere qualcosa di strabiliante da leggere in treno”(Oscar Wilde). “Leggo per legittima difesa”(Woody Allen). “I libri sono l’alimento della giovinezza e la gioia della vecchiaia”(Marco Tullio Cicerone).“Il libro è l’oppio dell’Occidente”(Anatole France). “Dovunque si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini”(Heinrich Heine). “Alcuni libri vanno assaggiati, altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti”(Francesco Bacone). “Tutti i libri sono copiati”(J. Luis Borges).Non dimentichiamo che libri, archivi e biblioteche hanno in quest’ultimo periodo catturato l’interesse dell’arte. Che ci sia in atto il desiderio di riproporre un nuovo Rinascimento in Italia e in Europa?  Intanto l’edizione di Documenta 2012 ha fatto trovare una parte considerevole di opere con questo oggetto, e la stessa Biennale di Venezia 2013 si intitola “Palazzo Enciclopedico”   Ora la mostra in questione si sviluppa su tre piani del museo. La torre di 8000 volumi, installazione dal titolo “Idiom” alta 4 metri è dell’artista slovacco  Matej Krèn, e vive attraverso un gioco di specchi liberandosi in una spirale labirintica di colori e forme che dettano un clima profondamente intimista. La cascata di libri  è dell’artista spagnola Alicia Martin; il libro danzante collocato in una soluzione  di 800 litri d’acqua è del coreano Kibong Rhee;la camera da letto interamente sviluppata intorno ai libri,  alle copertine e ai segnalibri è dello svizzero Peter Wuthrich segnando un’ipotesi ambientale ma soprattutto esistenziale;  “Hanging Book” è un’installazione dell’americano Richard Wentworth; da Documenta 2013 arriva il libro in pietra di Michael Rakowitz,una riflessione acuta sugli orrori della storia;  e ancora il cavallo-libreria di Mimmo Paladino che contiene i volumi dell’Ulysses di James Joyce illustrati dallo stesso Paladino; l’immagine fotografica  di Candida Hofer dedicata alla Biblioteca Nazionale di Napoli in cusi legge la relazione tra storia e architettura. E ancora  sorprende non poco  “From the entropic library” la scultura di Claes Oldenburg e Coosje Van Bruggen  di nove metri di altezza proveniente dal Museo  di Saint-Etienne, misura evidente del caos linguistico e culturale. E in nomi continuano con Pistoletto, Jannis Kounellis, Anselm Kiefer, Pier Paolo Calzolari, Enzo Cucchi, Giulio Paolini. Di estremo candore il libro in tessuto di Maria Lai, l’artista  novantatreenne morta da poco;  la scultura dentiera di Dennis Oppenheim; il Cristo Cancellatore di Emilio Isgrò realizzato un anno prima di un’altra opera determinante come il Libro dimenticato a memoria di Vincenzo Agnetti; l’inquietante video di Paolo Canevari  che fa bruciare a fuoco lento Mein Kampf. Straordinaria mostra con opere dove il libro è stato completamente riscritto, preso nuova forma, idealizzato e storicizzato. E’ una rassegna questa che va oltre i confini nazionali, vive soprattutto il grado sperimentale e innovativo di un simbolo tutto occidentale dove unità fisica e unità di senso si connaturano, tanto che Maria Friberg immagina che sui libri ci si possa dormire.

 Carlo Franza 

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