Orban: “L’Occidente è a un passo dal mandare truppe in Ucraina”. “Siamo a un passo dall’invio di truppe da parte dell’Occidente in Ucraina”. È la previsione del premier ungherese Vikton Orban pubblicata sul suo account Facebook. “Si tratta di un vortice di guerra che può trascinare l’Europa nel baratro. Bruxelles gioca col fuoco – prosegue il leader ungherese -. In Europa l’atmosfera è quella della guerra e la politica è dominata dalla logica della guerra. Vedo la preparazione alla guerra da parte di tutti”. Orban precisa però che il suo Paese “deve restarne fuori. Questa non è la nostra guerra. Non la vogliamo e non vogliamo che l’Ungheria torni ad essere il giocattolo delle grandi potenze”.  Tremano le istituzioni. La Francia si riarma. 9 grandi gruppi industriali, almeno 4000 pmi e 210.000 dipendenti guidano la Difesa. A Bergerac, in Dordogna, Macron inaugura una fabbrica di polvere da sparo per munizioni e loda il “risveglio” di Eurenco, società controllata al 100% dallo Stato con 900 dipendenti e un fatturato di 190 milioni di euro all’anno, che prima della guerra in Ucraina lottava per il suo futuro e ora ha un posto centrale nella corsa globale alle munizioni. Occorre sapere che Parigi ha l’esercito più importante, più efficiente e più moderno d’Europa e detiene l’arma nucleare. Alla notizia del riarmo pare che la popolazione francese reagisca bene.   Secondo i sondaggi, i giovani francesi dicono che “siamo pronti ad andare in guerra se ci venisse chiesto”, questo lo conferma Jean Michael Bezat su Le Monde. Chi guadagna con il riarmo? I produttori europei volano in Borsa. L’azienda tedesca Rheinmetall è tra i protagonisti del riarmo europeo. Il valore delle sue azioni è quadruplicato dal 2022. Al secondo posto per i guadagni in borsa c’è la svedese Saab, e al terzo posto c’è l’italiana Leonardo. La Germania ha annunciato un progressivo riarmo militare, ma quali conseguenze geopolitiche avrà questa scelta sulla NATO e l’Unione Europea? E davvero, dopo 70 anni di pace, i tedeschi sono pronti ad assecondare una simile decisione? Il 27 febbraio, tre giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il Presidente tedesco Olaf Scholz ha dichiarato un enorme piano di riarmo per l’esercito tedesco: 102 miliardi di euro subito, più il 2% annuo del PIL. Per comprendere l’importanza di tale svolta storica, occorre sapere che la Germania diverrà la terza potenza al mondo per spese militari, dopo USA e Cina. Si parla di “riarmo”, a proposito della Germania, per segnalare che, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti hanno sostanzialmente impedito al Paese la possibilità di ricostituire delle forze armate di rilievo, cosa che invece accadrà nel prossimo futuro. In questo modo, la decisione della Germania di ritornare una potenza militare cambierà l’ordine europeo per come l’abbiamo conosciuto dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il riarmo tedesco avrà effetti notevoli sia sulla NATO sia sull’Europa; a detta dell’allora segretario generale Ismay, la NATO nacque per tenere la Russia “fuori” dall’Europa occidentale e la Germania “sotto” gli Stati Uniti. Il riarmo tedesco mette oggi in discussione quella decisione e avverrà in maniera unilaterale e senza coordinamento con l’Alleanza Atlantica. L’Unione Europea, invece, nacque a seguito di un accordo tra francesi e tedeschi; la Francia avrebbe mantenuto il dominio politico-militare dell’organizzazione, mentre la Germania avrebbe potuto avvantaggiarsi del mercato comune, divenendo la principale potenza economica. Con il riarmo, Berlino potrebbe contendere il primato militare di Parigi (pur non avendo la bomba atomica), incrinando il rapporto con il Paese vicino. E per usare le parole di Scholz, il riarmo tedesco è una vera e propria “svolta epocale” (aggiungo io, temibile), perché mette in questione l’ordine occidentale a guida americana che si è generato tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e la fine della Guerra Fredda.  C’è di più. Come si pone la Germania tra Occidente e Russia?

La situazione è in realtà ancora più esplosiva. I tedeschi, infatti, pur nella NATO, esprimono malcontento verso l’Alleanza Atlantica che fa gli interessi americani; sta crollando l’amicizia tra Francia e Germania con Parigi sempre più propensa – economicamente – ad assecondare le richieste dei paesi dell’Europa del sud e dell’Italia, opponendosi a politiche di austerità volute da Germania, Austria e Paesi Bassi. La storia di oggi ci dice che i tedeschi sono dipendenti dal gas russo, e che per la Germania è molto difficile importare gas dall’Africa o dal Medio-Oriente mancando i gasdotti; la riunificazione tedesca seguita al crollo del muro di Berlino è solo parzialmente avvenuta. Visto che a Berlino vado più volte all’anno, ho notato che i tedeschi che abitano in Germania Est hanno sviluppato una forma di nostalgia verso la vita che conducevano sotto il regime sovietico, nota come “Ostalgie” (Nostalgia dell’Est); essi sono considerati da molti berlinesi dell’ovest come dei “tedeschi di serie b”. Non bisogna inoltre sottovalutare che le spie russe non hanno mai abbandonato la Germania. Anzi, come amano dire ancora oggi gli americani: “se dici qualcosa a Berlino, Mosca lo sa dopo tre minuti”. Mi è capitato negli anni scorsi che sia a Berlino che a Praga in pieno inverno, sentendomi osservato per strada, taluni mi abbiano chiesto se fossi del KGB.  Ecco perché esiste ancora tutt’oggi uno sguardo della Russia su una parte della Germania.

Il dramma della Seconda Guerra Mondiale e relative conseguenze hanno fatto sì che la Germania ne uscisse distrutta non solo militarmente, ma hanno generato nei tedeschi un grave senso di colpa; e a motivo di ciò dopo la riunificazione del 1989, la Germania si è mostrata al mondo come una potenza neutrale, dedita esclusivamente al commercio e irrilevante militarmente, da apparire “potenza civile”. Non sarà facile movimentare i giovani tedeschi soldati a fare eventualmente la guerra nonostante lo stato spenda 102 miliardi di euro in armamenti nuovi di zecca. La Germania si prepara a reintrodurre la leva obbligatoria. O meglio: semi-obbligatoria, ispirata al modello svedese. Il ministro della Difesa, Boris Pistorius, avrebbe incaricato i suoi uffici di preparare entro il primo aprile 2024 una proposta che renda la chiamata alle armi “rapidamente” realizzabile. E l’Italia che fa? Sta per ora a guardare.

 C’è da chiedersi se con l’annuncio di Scholz la popolazione tedesca sia pronta a tornare da protagonista nella storia del mondo. Ma vi assicuro che alcuni segnali sono già indicatori, e il governo tedesco sta spendendo un enorme cifra per pubblicizzare l’arruolamento dei giovani. Prepariamoci ai venti di guerra che soffiano già, e forti, sull’Europa; la Germania sta mettendo in piedi una nuova strategia nazionale, pesante, pesantissima, le fabbriche delle armi sono al lavoro da tempo.

 Carlo Franza

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