Se avete segnato in agenda la visita alla Biennale d’Arte di Venezia 2024, cancellatela e non perdete tempo. Non ne vale la pena, perché è un Luna Park per bambini. La Biennale di Pietrangelo Buttafuoco e di Pedrosa è perdente su tutti i fronti. Girando fra i Padiglioni ne ho sentite di tutti i colori, per non parlare del Padiglione Italia che pare tutto fuorchè italiano. D’altronde già il titolo della Biennale dice “Stranieri ovunque” e poichè nelle città siamo sommersi da stranieri, immersi in  mille lingue babeliche, non c’è bisogno che andiate a Venezia. I soldi che il Ministro Sangiuliano ha destinato alla Biennale 2024 sono proprio stati spesi male.  Niente arte, niente cultura, niente idee, tutto è un pressappoco, un gioco, un trastullo, un odore. Un brutto, un bruttissimo gioco. Concordo totalmente anche con l’uscita del collega Vittorio Sgarbi che dice: “E’ una presa in giro”. Nel dettaglio del collega Sgarbi: “Per me il Padiglione Italia va contro il senso dell’arte contemporanea, quella che in questo momento si esprime, come abbiamo visto anche in questa Biennale di Pedrosa, nel recupero della pittura…Questi tubi sonori incolpevoli sono una presa in giro di ogni tendenza attuale. Un insulto contro l’umanità. Il ministro dovrebbe rifiutarsi di venire”. Il Padiglione Italiano curato da Luca Cerizza ha scelto Massimo Bartolini unico artista che “ascolta lo spazio” di ben 3.850 metri quadrati, un vero privilegio, da alieni; padiglione che ha avuto 400mila euro da sponsor privati e ben 800mila euro come sostegno che arriva dal governo. Nel padiglione italiano non c’è arte, c’è musica, non bella certo, ma una specie di nenia che mi sa molto di moschea.  Tutto noioso, tutto un sapore, un odore e un sentore che ti mandano in trance. Mancano solo gli uccellini.  Il sonno viene.   

C’è di più. E’ l’inaugurazione, mi dicono, illustre professore, lei che in Europa è considerato tra gli storici più acclamati, un super esperto del settore come lei deve essere in prima fila con noi e con tutte le autorità. Rispondo: no, grazie, ho altro da fare. E per fortuna, perché all’inaugurazione della Biennale e del Padiglione Italia è tutto uno sghignazzare, il sindaco di Venezia Brugnaro seduto davanti a una vasca piena d’acqua, con il Presidente della Biennale Buttafuoco e il ministro Sangiuliano, schizza tutti e ride. L’artista Bartolini lo rimprovera e gli dice: “Porti rispetto all’opera”, come se si trattasse della statua di San Gennaro a Napoli.  Il primo cittadino di Venezia Brugnaro, che la frase se l’era legata al dito come si dice in gergo popolare, dal palco rincara la dose: “Il Padiglione Italiano non mi piace”, e viene fischiato. Inaugurazione orribile, manifestazione orrenda, paesana, provinciale, da quinto mondo, la Biennale ha perso la bussola della cultura. Ormai, dispiace dirlo, è una manifestazione da chiudere, e non vengano più sprecati soldi di tutti i cittadini per giochi del genere.

Nel Padiglione italiano l’opera di Bartolini ha un titolo che è tutto un gioco, “Due Qui/To Hear”. Si capisce, e che cosa si capisce? Nulla. Tra la statua del buddha, gli alberi, e poi il reticolo di tubi sonori che rimandano alle impalcature di ristrutturazione di palazzi, paiono anche alludere e ampiamente guardare alle opere del grande Jannis Kounellis, come quella che si trova dinanzi all’anticamera dell’ufficio del Ministro degli Esteri alla Farnesina.

Non vale la pena aggiungere altro su questa Biennale 2024 che ha perso tutto il suo smalto occidentale e creativo, resta il carrozzone ormai in disuso che va chiuso una volta per tutte, e non sia più la passerella di una politica che della cultura non ne conosce né il senso nè l’identità.

Carlo Franza 

 

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