Il MART di Rovereto propone fino al 1 settembre 2024 la mostra “Arte e fascismo”, da un’idea di Vittorio Sgarbi e a cura di Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari. L’esposizione analizza i vari e complessi modi in cui il regime fascista influì sulla produzione figurativa italiana, utilizzando a fini propagandistici il linguaggio dell’arte. La mostra Arte e fascismo analizza i vari e complessi modi in cui il regime fascista influì sulla produzione figurativa italiana, utilizzando a fini propagandistici i linguaggi dell’arte e dell’architettura.

La mostra Arte e Fascismo analizza i vari e complessi modi in cui il regime fascista influì sulla produzione figurativa italiana, utilizzando a fini propagandistici il linguaggio dell’arte. Durante il Ventennio la produzione artistica fu infatti ricca ed eterogenea. Accanto al persistere di ricerche di avanguardia legate al Futurismo, si delinea una linea di “ritorno all’ordine”, che confluisce nel movimento del Novecento italiano, creato da Margherita Sarfatti.

Il ritorno all’antico, funzionale all’affermazione della tradizione italiana, trova varie declinazioni, dal rinnovato sguardo ai maestri antichi dei protagonisti di Novecento fino a più radicali affermazioni di un’arte di propaganda volta alla costruzione del consenso. Lo stesso modello di una ritrovata armonia tra tradizione e modernità gode del sostegno da parte del regime, alla ricerca della definizione di un “sistema delle arti” organizzato.

Allo stesso tempo, i nuovi luoghi del potere divengono strumento di affermazione attraverso un linguaggio aperto tanto al classicismo quanto al razionalismo, che coinvolge architettura, scultura e arte murale, rinata sotto l’impulso di una rinnovata volontà celebrativa. La mostra rievoca le principali occasioni in cui gli artisti danno voce all’ideologia, ai temi e ai miti del fascismo attraverso la partecipazione a Biennali, Quadriennali, mostre sindacali, a concorsi e a commissioni pubbliche.
Tra pittura, scultura, documenti e progetti, il percorso espositivo si snoda tra oltre 300 opere di artisti e architetti come Mario Sironi, Carlo Carrà, Adolfo Wildt, Arturo Martini, Marino Marini, Massimo Campigli, Achille Funi, Fortunato Depero, Tullio Crali, Thayaht, Renato Bertelli, Renato Guttuso. Provenienti da collezioni pubbliche e private le opere dialogano con alcuni dei grandi capolavori del Mart e con numerosi materiali provenienti dai fondi dell’Archivio del ’900.

Otto sezioni cronologiche e tematiche scandiscono la visita: Novecento italiano dedicata al grande progetto di sostegno agli artisti e alla cultura di Margherita Sarfatti   intellettuale e curatrice ante litteram; l’immagine del potere,  sull’iconografia del Duce  tra celebrazione del capo e diffusione del mito; Futurismo, celebrare l’azione, l’arte totale della maggiore avanguardia italiana; Arte monumentale, l’educazione e la propaganda attraverso la grande arte murale, i mosaici, gli affreschi, i decori, i monumenti; l’Architettura e il rapporto con le Arti,  progetti, bozzetti e arte astratta per edifici grandiosi che esaltassero la potenza italiana;  Nuovi Miti, non solo l’eroe e l’atleta, ma anche il lavoratore, la donna, la famiglia, alla ricerca della definizione di un sistema sociale virtuoso; Il sistema delle Arti, l’organizzazione di un’arte di stato tra mostre, quadriennali, biennali e concorsi; la caduta della dittatura, la fine di un’era tra iconoclastia, satira e dramma.

Carlo Franza

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