Mario Sironi (Sassari 1885-Milano 1961) è stato l’artista che nel 1922 ha fondato con Margherita Sarfatti e altri artisti significativi il movimento del “Novecento italiano”;nel frattempo mentre si era avvicinato al Fascismo, tanto da essere l’artista maggiormente amato dal Duce, ebbe dal regime l’opportunità di commissioni importantissime  che ancor oggi si possono ammirare. E se negli anni Trenta  si è concentrato sulla grande pittura murale, eseguendo numerose opere monumentali, oggi queste ne sono testimonianza forte e vanto dell’Italia e dell’arte. Occorre dire che Mario Sironi, purtroppo, dalla critica politicizzata è stato per decenni dimenticato sol perchè nel 1943 aderì  alla Repubblica di Salò e nel 1945 si salvò dalla fucilazione grazie all’intervento di Gianni Rodari. Ora a Palazzo Salmatoris di Cherasco è a lui dedicata una grandiosa mostra che comprende circa sessanta opere tra  dipinti, studi monumentali per affreschi e disegni, documentando  così in modo virtuoso e storico, grazie  all’impegno di una collega qual’è  Elena Pontiggia, l’attività dell’artista dagli esordi  alla morte. Dalla rassegna si evince che il tema fondante dello stile tutto sironiano è la “grandiosità”, quella forza che animò l’artista nel quadro politico del suo tempo; elemento  questo che fuoriesce  sia dalle opere monumentali che da piccoli appunti e disegni, giacchè quella grandiosità  è voluto per l’artista significare forza ed energia di una nazione. Nucleo della mostra tutta una serie di opere provenienti dal CSAC di Parma,tra cui lo splendido cartone per “L’Italia  fra le arti e le scienze” del 1935,i cartoni per “Rex Imperator” del 1937  con la spettacolare “Figura con elmo”, alta più di tre metri, e gli imponenti “Due soldati” del ’36. Opere di inestimabile valore, che segnano la storia dell’arte figurale di tutto il Novecento. In mostra tutte le fasi sironiane, dalla stagione divisionista, futurista e metafisica, alla stagione novecentista e classica degli anni Venti che comprende tra l’altro “L’Architetto” del 1922-23, uno dei massimi capolavori dell’artista, esposto alla Biennale  di Venezia del 1924. Ma anche le drammatiche e severe “Periferie” milanesi, il celebre “Nudo e albero”,il momento espressionista con lo straordinario “San Martino” del 1930 esposto alla Biennale del 1931,e ancora le opere  degli anni Quaranta e Cinquanta  tra cui il suggestivo “Tre Cime di Lavaredo”. C’è da dire che  sono molto ma molto interessanti quel nucleo di  quindici opere inedite, esposte così per la prima volta, appartenute alla moglie dell’artista, Matilde. Mostra di grande impegno, di grande coraggio, di grande storicità, di celebrazione -finalmente- di uno dei nomi più eccelsi dell’arte europea, perchè Mario Sironi che ha dato lustro all’Italia, alla nazione, alla grandiosità di un periodo ancora tutto da studiare. E le sue opere  oggi campionano l’Italia, dall’aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma  a Palazzo di Giustizia di Milano, dai Palazzi dell’Eur di Roma al Palazzo dei Giornali a Milano, dagli affreschi a Cà Foscari a Venezia  alla vetrata della Cappella dell’Ospedale Niguarda di Milano. E non solo. Mario Sironi rimane un  grande artista che con la sua impronta “grandiosa” ha saputo dare un volto significativo all’arte del suo tempo.

 Carlo Franza 

 

 

 

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