pini-marittimi-a-Levanto-60x40Nello Studio Zecchillo di Graziano Zecchillo, figlio del  già famosissimo Baritono della Scala, studio che a suo tempo era stato il luogo delle riceOLYMPUS DIGITAL CAMERArche di Piero Manzoni e che si trova in Via Fiori Chiari 16  -luogo oggi ricordato anche con una lapide all’entrata del palazzo-  nel bel quartiere storico di Brera, sede dell’Accademia e della Pinacoteca, ha avuto inizio con gennaio  2018 un progetto di mostre da me stesso curate  dal titolo significativo di “Belvedere” – e dunque belvedere uno, due, tre e quattro- .  Ecco allorOLYMPUS DIGITAL CAMERAa, in questo luogo carico di ricordi storici e umanissimi, che  la prima del 2018 è di Fosco Bertani ed ha per titolo “Elegia dell’immagine”. Le opere recenti di Bertani potremmo defiOLYMPUS DIGITAL CAMERAnirle una sorta di “Cantico delle Creature del XXI secolo”. Non pittura di paesaggio ma paesaggi della pittura. Il colore, la materia ma anche la forma e il segno, pur avendo cambiato natura più volte nel tempo, rimangono protagonisti indiscussi  delle superfici, ponendosi sul versante dell’anti-verismo. Il quadro è il luogo ove rifondare ad ogni gesto la pittura stessa. Il paesaggio è la pittura. Le tele dipinte vivono per lo pOLYMPUS DIGITAL CAMERAiù sulla dialettica delle tacche cromatiche; talvolta è lo stesso colore a farsi variante di toni. Nella pittura si attua una coincidenza stringente carica di un portato esistenziale  e di una componente più mentale, assoluta, filtrata da un principio di intellettualità. In queste tele oltre al travaso di interesse per l’ambiente circoscritto e salvato si vuol sottolineare un fattore fondamentale che è la costruzione dello spazio pittorico. Ne scaturisce un gioco di contrapposizioni ritmiche e cromatiche che rimandano a Chighine o anche al più internazionale Rothko, e più ancora a Morlotti che trasformava la superficie di un luogo in una assoluta coincidenza fra prassi operativa e idea. Il colore e le sue tonalità danno luogo a uno strano amalgama di crudeltà e dolcezza, sicchè nei paesaggi il trattamento segnico vibratile  evoca la mobilità del verde, del fogliame; e le stesse figure umane, pur private da ogni descrittivismo, nella loro forma elementare e compatta  riportano alle essenziali figure plastiche degli anni Quaranta del Novecento. Bella questa pittura di Fosco Bertani, sacra nella sua povertà d’insieme, ricca   per il visibile e il dicibile, carica di respiro del mondo. Finalmente in età matura  -e questa mostra lo svela-  l’artista vive la sigla più intima del suo lavoro, in quanto analizza ed essenzializza ossessivamente forma, colore, materia e segno, e i loro rapporti possibili.

 Carlo Franza    

 

 

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