La fama di Roy Lichtenstein è di pop artist, anzi di maestro della Pop Art. Non è poco. Ora, alla Tate Modern di Londra è in corso una retrospettiva del grande artista americano (New York 1923- 1997), la prima dopo la sua morte, con 125 opere tra dipinti sculture, disegni inediti, collage e opere su carta, che raccontano preziosamente il lavoro fresco ed esuberante di uno dei maggiori maestri dell’arte del ventesimo secolo. Bellissima mostra, di quelle che sono difficili da trovare nella nostra povera italietta, nonostante la patria italiana si vanti  di biennale e controbiennale. Quadri celeberrimi come il “Whaam” del 1963, la serie ispirata ai fumetti, nudi, paesaggi cinesi,la serie degli specchi, ecc.; opere  niente affatto superficiali  come a qualcuno possono apparire ma frutto della cultura popolare, anzi testimonianza storica di un’epoca che a partire dagli anni Sessanta del Novecento  si è rivelata come roccaforte delle riproduzioni di massa. La sua fama ha avuto inizio  dalla mitica mostra alla Castelli Gallery nel 1962, e il suo modo di dipingere  detto “a pois”(i Ben-Day hot) chiaro manifesto pop, svelò un modo di lavorare con il pennello  come se fossimo dinanzi a una stampa industriale. Con l’abilità del segno si svelò illustratore di primordine, ma non copista, catturando temi e tematiche del quotidiano esemplati con maniera fresca e creativa, una espressività grafica  catturata proprio dal mondo della pubblicità e del fumetto. Geniale, quanto artista del nostro tempo, Lichtenstein mostra ancora oggi tutta la sua modernità, la sua comunicazione; l’impatto visivo delle opere è quanto di più sconvolgente ci sia per l’immediatezza di ciò che  l’artista ci racconta con il segno e il colore. Baci, abbracci, lacrime, fettine di carne, dita puntate, il rito del bagno, e mille altre cose, quotidianità, riti, oggetti, fumetti ad uso e consumo della massa, tutto è entrato  nella centrifuga della sua fantasia riuscendo a rivivere in modo nuovo e unico, anzi geniale. Sicchè questa mostra di altissimo livello adempie bene a celebrare una star dell’arte mondiale,avvicinando un  pubblico che andrà a rivivere quel boom degli anni Sessanta, memoria forte di un passato che grazie all’America porto l’Europa a rinascere.

 Carlo Franza

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