L’artista che fa di coca le sue sculture è olandese e si chiama Diddo.
E’ lontano il secolo del “memento mori”, vale a dire il Seicento. Poi c’è stato l’Ecce Homo di Caravaggio. Per i nostri tempi va ricordato il teschio umano -non finto- di Damien Hirst,ricoperto di platino e diamanti con tanto di denti autentici e perfettamente conservati; l’opera più costosa mai realizata prima d’ora ,venduta per 75 milioni di euro. Adesso un artista, nome d’arte Diddo, pittore olandese, si è dilettato nel proporre creazioni artistiche fatte con la cocaina recuperata per strada. L’ultima ha per titolo “Ecce animal”, in risposta all’ “Ecce Homo” di Caravaggio e riflette sulla peculiarità della natura umana proponendo un teschio interamente composto di cocaina. Diddo come Hirst adora le provocazioni. Se in quello di Hirst veniva ricordata la precarietà della vita umana attraverso i suoi resti, ricoperti però da un materiale potenzialmente eterno come il diamante, nel caso di Diddo, il teschio è precario, letteralmente in polvere, a ricordare l’irrimediabilità di una condizione umana basata sempre e comunque sulla paura, a dispetto di qualunque sostanza si provi ad utilizzare per scacciarla via. Significati forti e contrastanti legati alla nostra epoca di grave decadenza, politica, economica, morale e sociale, accompagnano questa sua creazione intitolata “Ecce Animal” in risposta all’opera di Caravaggio “Ecce homo”. Frutto di ben venti mesi di lavoro, Diddo accompagna la sua opera con le seguenti parole:Un tempo eravamo animali. Come ogni cosa, vivevamo in un ambiente fatto di paura e di bisogni. Poi siamo diventati umani, ed abbiamo iniziato ad aspirare ad essere migliori. Abbiamo sì imparato a controllare il nostro ambiente, ma la paura è rimasta, perché in realtà non abbiamo mai imparato a controllare noi stessi. È spaventoso guardare il
volto della nostra parte animale messo a nudo dall’eccesso di comodità; le spoglie della sua aggressione. Ma che cosa è esattamente, in un’immagine come questa, difficile da affrontare? Il distacco dall’idea che abbiamo di noi stessi? O è il realizzare che sebbene abbiamo imparato a dominare il mondo esterno, noi resteremo sempre asserviti al nostro io interiore?” . La provocazione di Diddo muove dai dati sul consumo di questa droga, vale a dire la cocaina, diffusi dalle Nazioni Unite. In base ai dati ricavati dal report che ogni anno l’Ufficio delle
Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine distribuisce, gli Stati Uniti, da soli, consumano quasi il 37% di tutta
la cocaina prodotta a livello mondiale, con una media di 42 grammi (in un anno) per consumatore, ma in calo rispetto agli anni precedenti. Secondi, in questa classifica, i brasiliani con quasi il 18% del consumo mondiale e 35g a testa. L’Italia è quarta, con 30g all’anno pro-cocainomane vive il 5% del consumo mondiale, subito dopo il Regno Unito e prima della Spagna. Bel traguardo. Ancora una volta l’arte può anche creare shock, ma legge il presente e anticipa il futuro. L’artista è sciamano della sua e della nostra storia.
Carlo Franza