Il segno nobile di Hans Hartung all’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma
La mostra che l’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma dedica all’opera grafica di Hans Hartung prende l’avvio dalla donazione della Fondazione Hartung-Bergman al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. L’intera donazione, che consta di 138 fogli, viene esposta nelle sale di Palazzo Poli, accanto ad alcuni dipinti e disegni, questi ultimi esposti per la prima volta, mettendo a fuoco la produzione grafica del maestro franco-tedesco e rendendo significante ed evidente il debito della pittura nei confronti della grafica. La parola chiave che costituisce la linea guida dell’esposizione romana è infatti “Hartung, graveur peintre”. La definizione ribalta la tradizionale connessione tra pittura e incisione ed è stata coniata da Rainer Michael Mason, uno degli interpreti più attenti dell’opera grafica di Hartung. La produzione grafica, qui ampiamente documentata, offre un ventaglio di soluzioni stilistiche e di processi esecutivi che solo apparentemente contraddicono il modo di operare spontaneo, veloce, poetico e creativo dell’artista. In tal senso, il laboratorio di diagnostica delle matrici dell’Istituto ha fornito approfondimenti inediti sulle tecniche usate, sia per le matrici che per le stampe dimostrando la costante vitalità della ricerca, di pura astrazione che, a partire dai Blitzbücher o “libri dei lampi”, non ha mai smesso di trarre spunto dalla realtà nel tentativo di “fissare il dinamismo e la forza dell’energia” (Hans Hartung) attraverso il gesto fermo, come lo definisce Achille Bonito Oliva nel suo testo scritto per il catalogo edito dalla Fondazione Hartung-Bergman.
L’arte di Hans Hartung è stata molto amata dal pubblico e seguita con attenzione dalla critica italiana nel corso degli anni, a partire dal 1948, anno in cui l’illustrissimo storico Giulio Carlo Argan, per primo, lo presentò alla XXIV Biennale di Venezia nella collezione Peggy Guggenheim, fino alle ultime retrospettive. La mostra è stata realizzata con il sostegno della Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanea del MIBACT. L’iniziativa, condotta in collaborazione con la Fondazione di Antibes, sottolinea, il forte radicamento di Hartung al Novecento europeo ed inserisce l’Italia nel circuito virtuoso di collezionisti pubblici della grafica del maestro, accanto alla Bibliothèque Nationale de France, al Kupferstichkabinett degli Staatlichen Museen di Berlino, al Cabinet des Estampes del Musée d’art d’histoire. Mostra che segna un capitolo di studio e approfondimento non solo per gli studiosi e i collezionisti di Hartung, ma si pone nervo significante degli svolgimenti dell’arte contemporanea e delle influenze che il maestro franco-tedesco ha segnato in modo distintivo.
Carlo Franza