Matite di guerra. La Prima Guerra Mondiale celebrata da una mostra a Torino.
Una bella mostra a Torino (Palazzo Lascaris) e un catalogo ricco di eccellenti riproduzioni ci dicono che con “Matite di guerra” assistiamo a un vero balzo qualitativo rispetto alle numerose mostre che si sono succedute nei vari decennali in Italia per le celebrazioni della prima guerra mondiale.
Anche in passato mostre interessanti in varie città italiane ci avevano mostrato le più significative riviste dell’epoca e, in particolare, ci avevano fatto conoscere i cosiddetti “giornali di trincea”. Negli ultimi tempi oltre le celebrazioni ormai note degli avvenimenti militari in maniera meno superficiale si erano esaminati anche gli aspetti propagandistici nei quali la satira aveva svolto un ruolo di primo piano.
Con questa mostra, non a caso con il sottotitolo “Satira e propaganda in Europa” si è abbandonato un angusto contesto nazionalistico ma si è anche indagato sulle riviste straniere in particolare francesi, inglesi e tedesche, senza trascurare uno spazio ridotto ma significativo dedicato alla Spagna, nazione meno coinvolta ma non assente nel conflitto mondiale.
E’ stato giustamente rilevato che quel conflitto aveva un carattere di “guerra totale drammaticamente nuova”: E opportunamente Dino Aloi nei capitoli dedicati ai disegnatori stranieri ha inserito Robida definito “genio della caricatura che immagino’ la guerra moderna”. Per i conoscitori delle riviste satiriche italiane, purtroppo non numerosi, è motivo di soddisfazione far conoscere all’estero giornali e disegnatori sicuramente di buona qualità artistica. Per questo motivo risultano interessanti le tavole coloratissime de “L’Asino” di Galantara e quelle in bianco e nero e spesso macabre di “420”, giornale interventista di Firenze.
Le caricature dei protagonisti ci fanno particolarmente apprezzare Cesare Musacchio, Umberto Tirelli e Garretto, con uno stile tradizionale il primo, modernissimi e innovativi il secondo e il terzo. Giusta attenzione viene dedicata ai grandi personaggi ,da Francesco Giuseppe al Kaiser, da re Vittorio Emanuele III al Papa e D’Annunzio.
Ma, tornando al concetto sopra esposto, mi sono parsi davvero meritevole di nota sia l’attenzione riservata dai giornali tedeschi al nostro Re, che dal loro punto di vista poteva anche legittimamente essere considerato un traditore per l’abbandono della Triplice Alleanza per motivi non propriamente ideali, nonché lo spazio dedicato sia alla mitica rivista inglese “Punch” che al finissimo disegnatore Bruce Bairnsfather che sulla rivista “ The Bystander” ha dato un notevole contributo a risollevare il morale delle truppe come venne riconosciuto in Inghilterra dove venne trasferito all’Intelligence Department.
Non potevano mancare nel lavoro appassionato e competente di Dino Aloi un ricordo di Louis Raemaekers, il disegnatore olandese odiato dai tedeschi e condannato in contumacia per le sue tavole di rara potenza espressiva.
Il capitolo finale è riservato alle riviste tedesche “Simplicissimus”,”Lustige Blatter”,”Ulk”e alla loro azione incisiva e costante sulle demonizzazione del nemico. I disegni sono eccellenti sul piano qualitativo, talora possono apparire anche crudeli ma non dobbiamo dimenticare che il primo conflitto davvero mondiale avvenne senza esclusioni di colpi e la satira fu uno strumento non secondario di questa guerra, davvero totale.
Carlo Franza