L’universo e gli astri di Valdi Spagnulo. Una mostra in due sedi fa raccontare all’artista lo spazio e il battito del mondo.
La galleria “Gli eroici furori arte contemporanea” e lo “Studio Gabelli” inaugurano una personale dell’artista, d’adozione milanese, Valdi Spagnulo, dal titolo “La Via Lattea” e articolata nelle sedi rispettive. Pensata per questi spazi, l’esposizione racconta l’excursus della recente poetica dello scultore che, attraverso una raccolta di opere singole e diverse installazioni ripercorre circa 7 anni di lavoro. Le mostre oscillano quindi tra un recente passato e il presente.
Valdi Spagnulo scandaglia l’universo e l’intero mondo degli astri con lune, stelle e vari corpi celesti. Persino una Via Lattea dove, secondo la fisica, le masse bianche e gassose fanno transitare un tempo infinito e declinano lo spazio secondo canoni ancora sconosciuti all’uomo. Ma lo spazio vive con sue proprietà. Ha scritto Silvia Agliotti che “le opere di Valdi Spagnulo sono come corpi celesti curvi, freddi di metallo e caldi di plexi, trafitti da altri corpi che ne soppesano l’equilibrio. Forme leggere a tratteggiare spazi possibili oltre il visibile e il concreto. Universi desueti, armonie ancestrali. Forse. Nell’immaginario appaiono storie, vite, navicelle che ci trasportano su pianeti sconosciuti, notti con molte lune che si inseguono. E noi desiderosi di queste incertezze…dal mare di nulla e dalle vaghe stelle inizia il sapere. I blu, gli azzurri, i corpi cerulei che stanno dentro le opere di Spagnulo e spesso ne fuoriescono tronchi, quasi come piccoli tubicini per l’ossigeno ci permettono di respirare. Anche se siamo lontani. Molto lontani. A ben più di mille miglia dalla Terra”.
Ma anche il “ciclo degli sferoidi” (2009-2014) ci porta a vedere e a vivere di persona una bella atmosfera ambientale, e il collega Claudio Cerritelli ha individuato “molteplici pezzi concepiti come una Via Lattea, movimento di frammenti metallici che passano davanti agli occhi dopo essere stati modellati dalle mani dell’artista, esplorazione di luoghi cosmici attraverso i segni audaci della scultura…In entrambi i cicli di “Sferoidi” conta l’efficacia del procedimento istallativo, il respiro dialettico della composizione, il modo di sentire lo spazio come campo aperto alle sollecitazioni del luogo espositivo. E’ importante il fatto che -ogni volta- l’artista può ricreare la disseminazione dei pezzi inventando nuovi equilibri all’interno del ritmo trasversale che avvolge la parete: scia lattiginosa, sciame in divenire che sprigiona sensazioni fisiche e mentali, pensieri ed emozioni libere di provocare un senso di smarrimento nelle galassie dell’immaginario”. Valdi Spagnulo fa vivere il suo fare secondo canoni legati tra loro, fisica e filosofia dialogano in continuazione, astronomia e territori sono la cifra del mondo che qui è raccontata con tratti di grande poesia.
Carlo Franza