chiesanticaspiritualità                         Nella restaurata chiesa seicentesca (eretta nel 1578) di San Marco e Gregorio a Cologno Monzese-Milano si snoda in questi giorni, lungo le navate sconsacrate, la bellissima mostra antologica di Ennio Bencini, uno degli artisti italiani più coinvolgenti per via dei capitoli sul sacro, e quella sorta di immaginario veicolato da simboli forti che appartengono all’Europa cristiana. Il tratto iconico vive significatamente attraverso il simbolo, ormai qui diventato un po’ il cuore pulsante di ogni suo lavoro. requiem - omaggio a G.Verdi, 115x57 cm, 2013storia dell'uomo 86x59, 2002E’ certa ed è affascinante la tecnica di lavorazione di ogni opera, ove respirano frammenti e oggetti fra i più vari, assemblati in un intreccio di forme, reperti, architetture, stucchi, ecc. ; il tutto innervato e sommerso dal divario buio-luce, capace di farsi generatore -èlan vital- di ogni riflessione profonda dove la filosofia si certifica fondamenta del tutto. La luce poi si frantuma per incenerire la vita e portarla verso quella nuova esistenza affidata tutta al simbolo. Bencini da anni si porta a raccogliere vita, a declinarla secondo accensioni mistiche, di storia e tradizioni, di parole, evangelarii e varianti musicali, con tracce di vita, i manufatti più inusuali, chiodi, spade, coltelli, spine, cornici, tabernacoli, radici, e mille altri oggetti spinti sotto le sue mani laboriose dalla casualità. mistero dell'incarnazione 90x60, 2012Ogni opera si libera dalla chiusa prigione dell’attimo e si pone in relazione con l’infinità dell’eterno. Icone come costruzioni, il tempio casa, il dolore come Passio Christi, sangue, pietre, ecc. ogni segnale diventa carattere e simbolo di un gioco surreale, con significati e mutazioni che lo giustificano”cult writer” nel senso che sa difendere l’espressione intellettuale dell’arte in contrapposizione a quella semplicemente pittorica.

012Mi sembra la sua arte una sorta di matrimonio fra terra e cielo, e ogni opera è sì pietra filosofale, organizzata tra periferia e centralità, dando così origine a una sorta di percorso con stazioni meditanti e misteriche. Ogni opera è luogo di purgatorio e paradiso, di dolore e di gioia, di vita e di morte. Tutto è stato coltivato con generosa pazienza, e ogni materia sembra avere un’anima, trepidante, pulsante.

Ennio Bencini è un gentiluomo toscano che ha saputo portare il suo fare arte in un clima di stampo europeo, in un climax dove il simbolismo ha movimentato fortemente sì la cultura dei tempi trascorsi, e maggiormente il modernismo, ma solleva ancora oggi risvolti apertamente nuovi, anzi nuovissimi.

Carlo Franza

 

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