L’ultimo ambiente di Gianni Colombo, figura singolare e perno dell’arte italiana del secondo dopoguerra, in mostra a Milano.
La galleria A arte Invernizzi di Milano ha inaugurato una singolare mostra di Gianni Colombo che intende riproporre un’inedita ricostruzione della sua ultima personale, tenutasi tra il 1992 e il 1993 presso la Galerie Hoffmann a Friedberg. Si tratta di un importante omaggio alla fase finale della sua ricerca sullo Spazio Curvo (der gekrümmte raum), che trova nell’ambiente Spazio diagoniometrico (für Hans Poelzig) un vero e proprio traguardo nel percorso creativo dell’artista. L’esposizione permette così di ripercorrere un momento fortemente significativo dell’intera attività di Colombo, tra i protagonisti dell’arte italiana ampiamente riconosciuti a livello internazionale già dalla fine degli anni Cinquanta, testimoniando la persistente attualità della sua opera. All’ingresso della galleria è installata Bariestesia, della quale sono presenti in mostra anche i disegni progettuali realizzati dall’artista. Questo lavoro, che muove l’osservatore a verificare le condizioni del proprio equilibrio, in una continua variazione di passi che si succedono nel percorso della scala, inclina le superfici creando tracciati disattesi. Al piano superiore sono esposte l’ultima opera di Gianni Colombo – Opus incertum, che evolve la ricerca legata all’instabilità dei principi percettivi e del disorientamento – e due lavori appartenenti al ciclo dello Spazio curvo, che si compongono di strutture metalliche circolari in movimento, indagando il continuo variare delle forme e generando una sensazione di reiterata inafferrabilità conoscitiva. Nella seconda sala del piano superiore viene presentato Spazio curvo, opera che, attraverso il movimento rotatorio dell’elemento luminoso di cui è composto, immerso nella stanza buia, sottolinea e accentua la ritmica alternanza percettiva,disorientando intenzionalmente l’osservatore. Al piano inferiore della galleria è installato Spazio diagoniometrico, capolavoro dell’ultima fase dedicata all’indagine spaziale su scala ambientale: costituita da dodici coni sospesi e in rotazione, che ridefiniscono le coordinate architettoniche ed esperienziali dello spazio, altera la percezione aprendo a diverse percorribilità. L’opera-omaggio all’architetto Poelzig (o meglio del suo Grosse Schauspielhaus berlinese) ci riporta invece a quel momento dell’espressionismo tedesco anni Venti che trova nel Gabinetto del Dottor Caligari uno dei referenti più importanti di Colombo.
I curatori hanno pensato bene, a completamento e contrappunto del nucleo che ricostruisce la mostra del 1992, ripercorrere negli altri spazi della galleria l’iter creativo di Gianni Colombo attraverso la presentazione di lavori fondamentali quali Strutturazione pulsante (1959), Senza titolo [Superficie in variazione] (1959), Rilievi intermutabili (1959), “In out”, Strutturazione modulare espansibile (1960-1962), Strutturazione acentrica (1962), After points (1965), Spazio elastico. 5 quadrati (1967), Spazio elastico (1968), Spazio elastico (1982-87), Spazio elastico. Doppio + in cerchio (1983- 1987), Spazio curvo (1990), Opus incertum (1992). In occasione della mostra verrà pubblicata una monografia bilingue con un saggio di Marco Scotini, che ripercorre i lavori ambientali con un approfondimento specifico delle mostre personali realizzate nel 1992 a Friedberg e nel 2015 a Milano, un catalogo, che rileggerà il percorso dell’artista attraverso le opere realizzate tra la fine degli anni Cinquanta al 1992, testi di Christine Dirnaichner, Carlo Invernizzi e Giorgio Verzotti, una testimonianza di Stefano Boccalini, immagini che documentano l’intera opera di Gianni Colombo e un aggiornato apparato biobibliografico. La mostra viene realizzata in collaborazione con l’Archivio Gianni Colombo di Milano e la Galerie Hoffmann di Friedberg.
Carlo Franza