La “Buona/Cattiva Scuola” di Renzi è un insulto alla nazione. Mai in un secolo la scuola italiana, così come sbandierata e voluta dalla riforma renziana, era caduta così in basso.
Le Riforme del Governo Renzi hanno tutte un qualcosa di strano e poggiano tutte su una titolazione della Riforma che deve o dovrebbe fare breccia sui cittadini. Pensate al titolo del sito del Ministero Beni Culturali per l’Expo: “VeryBello”, nome che fa pensare a un profilattico. Così è anche per la Riforma della Scuola chiamata “La Buona Scuola” come fosse una merenda “Buondì”. Ma la scuola è dello Stato, ed è lo Stato con le componenti delle istituzioni scolastiche e universitarie, che deve decidere che tipo di scuola e che scuola di eccellenza deve offrire ai cittadini. Così è stato per anni con la Riforma Gentile, il massimo che si potesse offrire. Ho già scritto che la “Riforma Gentile” andrebbe ripristinata. Intanto quella “Buona Scuola” di Renzi è un autentica panzanata, un minestrone proprio non saporito, una riforma rattoppata. Pensate in Italia non va nulla, un debito nazionale esorbitante, non va l’economia, disoccupati alle stelle, la giustizia è un inferno, la sanità non da meno, i pensionati reclamano soldi che a loro sono stati trattenuti e oggi la Consulta dice di restituire, frontiere bucate e aperte a tutti, l’ambiente e i paesaggi che franano, ecc. ecc. e Renzi pensa alla sua Riforma della Scuola. Sapete perché? Perché questo giovanottone non riesce a fare un bel nulla. Sta a vedere che con la “Buona scuola” di Renzi saranno i genitori a decidere se i professori debbano essere maschi piuttosto che donne, se entrare a scuola alle ore 8.00 o alle 10.00, e se vendere nei licei torte preparate a casa, come fanno in un liceo milanese della zona Lambrate, in occasione dei colloqui plenari. Disturba e fa ridere qui al Nord trovare presidi di istituti che hanno “vinto” (si fa per dire visto l’esito dell’ultimo concorso dove raccomandati e copiature erano all’ordine del giorno) il loro ruolo nello stato catapultati dal Molise, dalla Basilicata, dalla Puglia, dalla Sicilia a Milano, portandosi dietro usi e costumi meridionali (aveva ragione Sciascia quando parlava di sicilianizzazione dell’Italia) e forse innescando favoritismi e tanto altro, compresi inviti a cene e regalie varie. No, la scuola statale deve rimanere integerrima, essere quella che è sempre stata, e non quella che vuole Renzi. Renzi, questo toscano presuntuoso usa la politica a suo uso e consumo, pur non essendo stato eletto dagli italiani, e fra le tante riforme (non parliamo di quella elettorale risultante veramente antidemocratica) questa della scuola è la peggiore dagli anni Trenta ad oggi.
Chaouki deputato renziano, che è di origini marocchine, ha dichiarato nel talk show di Klaus Davi, Klaus Condicio, dove era stato invitato come ospite, che per la scuola “dovremmo insegnare agli studenti italiani l’arabo”. Ma se gli studenti immigrati non conoscono l’italiano, possiamo noi insegnare agli italiani l’arabo? Ma per favore signor Chaouki apra lei una scuola di arabo, privata, a Milano se le interessa. Non le basta l’Università islamica a Lecce? Ma la scuola italiana ha già le sue radici e tradizioni linguistiche, dell’arabo non sappiamo che farcene, meglio che sia usato in moschea in traduzione. E sulla sua richiesta di immettere in ruolo anche insegnanti immigrati, sarà bene che questi, se dovesse avvenire ciò, studino prima Dante e la Divina Commedia. I docenti devono rispecchiare l’identità italiana ed europea, ovvero le nostre radici. Non possono esserci avalli diversi.
Alla giornata che il PD ha dedicato alle pratiche per “la Buona Scuola” – titolo che intende scopiazzare il “Buon Governo” di Silvio Berlusconi- Renzi ne ha dovuto constatare il fallimento totale. Naufraga quella “buona scuola” che Renzi sta cercando di mettere in piedi. Professori e studenti gli hanno risposto picche. Se Renzi pensa di cambiare la scuola con i Dirigenti che governano le scuole italiane, non tira buon vento per lui. Specie poi con quelli che sono appena stati nominati nel settembre scorso, ed entrati in servizio dopo quel concorsone bloccato più volte perchè tutti scopiazzavano. E questi oggi, saliti anche al Nord e a Milano, non sanno neppur parlare italiano;c’è chi arriva da Termoli (praticamente… praticamente…), chi da Napoli ( maronna ò Carmine), chi da Avellino( ualiò!), chi da Caserta( “ ma professò ma lei non sa chi sono io”), chi da Trapani,ecc., chi con fare ambiguo, chi con fare da colonnello, chi pensa ancora che seduto dietro una scrivania abbia studenti e docenti sudditi; in realtà questi non sanno relazionarsi, non hanno pratica di psicologia e buon senso, stressati ancor prima di iniziare, non sono pertanto non solo manager ma forse erano addirittura cattivi professori, soprattutto potrebbero trarre lezione dal preside che appena nominato al Natta di Milano dopo un mese si è da sé dimesso. Lezione chiara per molti, altro che buona scuola. Ma Renzi la conosce la scuola che vorrebbe lui cambiare, o sta a quei rosari che gli recita quella gentildonna della Giannini da poco rinviata a giudizio dalla Corte dei Conti per cattiva gestione dell’Università di Perugia e spese inutili per ben 500.000,00 euro?
Aveva Renzi fatto mandare in giro per l’Italia tra studenti e professori, questionari per la sua “buona scuola”. Tutti gli hanno risposto picchè, adesso dice di voler incontrare “mille” ( forse i mille di Garibaldi) rappresentanti del mondo scolastico, promettendo loro altri 80 euro al mese, dicendo che “devono avvertire questa battaglia come una battaglia propria”. Ma caro Renzi mi faccia il piacere, se ne torni in Toscana perchè ormai gli italiani sono stanchi di lei. Ma proprio stanchi. Ma ascoltatelo ancora questo Renzi: “ Anche se dobbiamo metterci un pò non molliamo”, promette di mettersi “pancia a terra” ( se dovesse ancora far cilecca).
Piuttosto se vuole una buona scuola, Renzi che dia ai professori gli scatti bloccati, gli aumenti fermi ormai a dieci anni fa, che faccia costruire nuove scuole, perchè oltre il 70% sono a rischio inagibilità, che rinnovi attrezzature, laboratori e quant’altro. Per non parlare dei servizi igienici, veri cessi da caserma.
Non solo non mi convince Renzi con questa sua sparata di scuola, ma non mi intenerisce neppure quel costrutto “buona scuola” che sa tanto di Edmondo De Amicis di memoria ottocentesca, quando ancora l’Italia era piena di analfabeti. Non sarà che oggi gli “analfabeti di ritorno” sono al governo, e pretendono di dare lezioni di basso profilo alla gran parte dei professori d’Italia? E Renzi,soprattutto, ha ereditato da Papa Francesco, che non ne fa più uso, il dono dell’infallibilità.
Carlo Franza