Giovanni Carnovali detto il Piccio, un eccelso maestro della pittura europea dell’Ottocento in mostra a Milano.
Le Gallerie Maspes di Milano (via Manzoni 45) ospitano fino alla fine di giugno una mostra dedicata a Giovanni Carnovali detto il Piccio (Montegrino Valtravaglia, 1804 – Coltaro di Sissa, 1873), tra i maggiori maestri della pittura europea dell’Ottocento.
L’evento è stato promosso in collaborazione con la Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, la cui responsabile dell’Archivio storico Elisabetta Staudacher ha presentato, attraverso un accurato saggio, documenti inediti sulla mostra postuma dedicata al Carnovali nel 1909.
L’esposizione si sofferma sulla maturità del Piccio, attraverso una selezione di dodici capolavori, disposti secondo un percorso cronologico e tutti provenienti da prestigiose collezioni private, alcuni inediti o assenti dal panorama espositivo da decenni.
Il percorso, in grado d’indagare le sue tematiche più riconoscibili, come l’autoritratto, il ritratto, il paesaggio, la rappresentazione mitologica e la scena religiosa, si apre con “Paesaggio con bagnanti” (1846), opera un tempo annoverata tra i capolavori della collezione Finazzi di Bergamo nonché tra i dipinti scelti per rappresentare il pittore alla mostra internazionale sul Romanticismo tenutasi nel 1959 alla Tate Gallery di Londra, e continua con la scena religiosa di “Rebecca e il servo d’Abramo” (1855 circa), esposta nel 1909 alla storica rassegna della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente e mai più presentata al pubblico da oltre sessant’anni. I soggetti religiosi cedono il passo a quelli mitologici, come “Selene ed Endimione” (1850-55), prima di tre versioni che il Piccio dedica a questa storia di origine classica ma interpretata sulla sua tela con estremo romanticismo.
Segue una versione di “Agar nel deserto” (1860-62), di cui si conoscono tre disegni preparatori, variante della pala d’altare d’Alzano, nota come uno dei suoi dipinti più importanti.
Capolavoro indiscusso è “Ritratto di Gina Caccia” (La collana verde) (1862), appartenuto alla collezione della famiglia Jucker e opera tra le più note e rivoluzionarie del Carnovali per l’istantaneità della rappresentazione: Gina Caccia ospite nella villa dei Tasca viene colta nell’attimo in cui, sportasi dalla soglia della casa, vede l’arrivo del pittore. La tela appare, per molti versi, precorrere certi aspetti dell’Impressionismo e si pone come modello per i futuri Scapigliati, grazie al fondersi nella sua pittura di una nuova percezione del movimento e della forma.
“Fanciulla dormiente” (1863): opera-documento che attesta uno dei viaggi a Parigi dell’artista. In questa città, verosimilmente proprio nell’estate del 1863, visitò la prestigiosa collezione La Caze ed ebbe la possibilità di copiare e reinterpretare un dipinto, allora attribuito a Fragonard, il cui soggetto, per impostazione iconografica e natura pittorica, appare particolarmente affine alla sua poetica.
Inoltre, sono proposti anche i due pendant “Il giudizio di Paride” e “Arianna consolata da Bacco” (1866-88) squisiti esempi di una resa semplice e monumentale seppur in formato ridotto e un tempo facenti parte dalla collezione Finazzi di Bergamo. Il percorso si chiude idealmente con la “Madonna con il Bambino” (1868-69), già nella celebre collezione Rossello, che riappare in pubblico dopo più di un secolo e con la “Flora” della raccolta Stramezzi di Crema eseguita nel 1871, tre anni prima della tragica scomparsa dell’artista, avvenuta per annegamento nel Po.
Accompagna l’esposizione un catalogo Gallerie Maspes Edizioni, curato da Francesco Luigi Maspes, con un saggio di Francesco Rossi già Direttore per più di trent’anni della Pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo, sede nel 1974 dell’antologica dedicata al Carnovali, e le schede critiche di Pierluigi De Vecchi e Maria Piatto. Il volume ha l’obiettivo di mettere l’accento su un autore che a pieno titolo si colloca, grazie alla sua personalità e alle sue idee, all’avanguardia nel panorama della pittura italiana ed europea dell’800.
Tutte le opere sono state sottoposte a un complesso ciclo di esami diagnostici da parte di Thierry Radelet, autore in passato delle indagini sul “Quarto stato” di Pellizza da Volpedo, che tramite operazioni non invasive di riflettografia, infrarosso, radiografia e falso colore ne ha svelato i segreti e permesso, grazie ad un saggio in catalogo, di “guardare oltre la tela” portando alla luce importanti scoperte e rispondendo a diversi interrogativi.
Carlo Franza