Il Paesaggio nel mondo classico in una superba mostra a Palazzo Reale di Milano.
La mostra “Natura, mito e paesaggio dalla Magna Grecia a Pompei” al Palazzo Reale di Milano è una splendida rassegna sulla rappresentazione del paesaggio nel mondo classico, indagando come nei secoli è cambiato e si è evoluto il rapporto dell’uomo con la natura che lo circonda.
I capolavori esposti in mostra esibiscono tutto un percorso basato sull’arte ispirata alla Natura nei suoi molteplici aspetti: dai vasi agli affreschi, dagli oggetti di uso comune alle decorazioni domestiche, la mostra è una vera e propria meditazione, antica ma anche attuale, sulla relazione tra uomo e ambiente dalle origini fino ai nostri giorni.
Fiori, paesaggi, panorami, personaggi mitologici, vedute marine, foreste, animali e vigne fanno da sfondo bucolico a un meraviglioso viaggio nella Natura, reso possibile da importanti prestiti provenienti dal Museo di Napoli, dal Louvre, da Atene, da Berlino e dal British Museum oltre che da raccolte private.
La mostra di Milano accoglie capolavori assoluti della storia dell’arte e, inserendosi con grazia nelle tematiche dell’Expo, apre una riflessione su un tema sempre attuale come quello della pacifica convivenza di un’umanità sempre più irrispettosa e un ambiente sempre più minacciato.
La mostra “Natura, mito e paesaggio dalla Magna Grecia a Pompei” presenta infine in modo poetico un tema che serve da preludio allo sviluppo della concezione artistica europea del paesaggio nel Rinascimento, a partire da Giotto fino a Leonardo da Vinci, cui sono dedicate rispettivamente altre due mostre a Palazzo Reale a questa collegate.
Rami di pino, tralci di vite, foglie di edera, pere e rose selvatiche dipinte sul muro di una villa pompeiana. E la vendemmia degli amorini, realizzata su vetro finissimo. Sono due opere di valore inestimabile: un affresco e un’anfora di oltre duemila anni fa. Il «giardino» proveniente dalla Casa del Bracciale d’Oro e «Il Vaso blu» (conservato al Museo di Napoli).Sono arrivate a Milano con il semestre di Expo, per la grande mostra di Palazzo Reale dedicata al paesaggio. Con loro, pezzi unici dal Louvre, dal British Museum, da Berlino, da Atene, da tutti i grandi siti della Magna Grecia, da raccolte private. Da un anno un pool di sovrintendenti italiani e stranieri ha lavorato a questo progetto. Vasi dipinti, terrecotte votive, statue, affreschi e oggetti di lusso come argenterie e monili aurei saranno ordinati cronologicamente (dal VIII sec. a.C. al II sec. d. C) e per temi in 6 sezioni nelle sale di Palazzo Reale, con un’attenzione maggiore sulla produzione artistica magnogreca e in generale dell’Italia meridionale, a quella ellenistica e romana. Un focus particolare viene dedicato ai reperti archeologici di area vesuviana con una selezione di capolavori di pittura parietale pompeiana.
Le prime raffigurazioni di età arcaica (nella sezione Lo spazio della natura) rappresentano una natura selvaggia: rocce, alberi, caverne ma soprattutto frequenti scene marine come nel caso del famoso naufragio, dipinto in maniera grandiosa e inquietante, del vaso della fine del VIII secolo a.C. dal Museo di Ischia decorato con una famosa scena di naufragio dipinta in maniera grandiosa e inquietante. Il mare e la sua fauna sono celebrati anche più tardi su monete tarantine di V secolo e nelle celebri pitture funerarie di Paestum e continueranno ad apparire su grandi vasi a figure rosse della Magna Grecia di V e IV secolo a.C. Caratteristici i cosiddetti piatti da pesce provenienti dall’Apulia (odierna Puglia), con realistiche rappresentazioni di diverse specie, tutte ben riconoscibili e ancora oggi presenti nell’Adriatico.
Ben presto nell’arco del tempo il rapporto dell’uomo con l’ambiente si sviluppa in senso simbolico (la natura come segno e metafora) come dimostra l’eccezionale lastra funeraria detta del Tuffatore dal Museo di Paestum. Emerge inoltre il valore metaforico di singole piante o animali (palma, alloro, ulivo) in specie nella ceramografia greca e magnogreca de V e IV secolo a.C. L’arte figurativa elabora le storie di Dioniso legate al vino, quelle di Demetra legate al grano e all’alternarsi delle stagione nonché di Trittolemo, l’essere divino che ha insegnato all’uomo a seminare. Tra le opere della sezione La natura coltivata dono degli dei, la statua di Trittolemo dal Museo di Santa Maria Capua Vetere e le lastre votive (pinakes) di Locri, splendidi esempi di bassorilievi in terracotta di V e IV secolo a.C. rappresentano magnifiche raffigurazioni delle divinità della vite e del grano.
La mostra prosegue nella sezione Il giardino incantato raccontando come di diffonda il gusto per una rappresentazione decorativa di una natura esuberante che evoca giardini magici riferiti alla vita beata dopo la morte e alla rinascita in un mondo incantato. La natura è raffigurata in maniera più ornamentale che realistica e in composizioni di grande eleganza. I motivi naturalistici presenti sui vasi a figure rosse del IV secolo a.C. (eccezionali in mostra gli esemplari della collezione Intesa Sanpaolo e del Museo Archeologico Nazionale di Napoli) si tramandano fino ad epoca romana su vasi, dipinti, elementi architettonici e d’arredo, su argenterie e su rilievi marmorei come il notissimo Rilievo Grimani prestato dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, con pecora e i suoi cuccioli in un ricco ambiente naturale.
In mostra sarà anche esposto il celebratissimo “Vaso blu” (I sec. d.C.) da Pompei ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, un prezioso reperto lavorato nella stupefacente tecnica del vetro-cammeo, con scene di amorini vendemmianti in bianco su fondo blu. L’opera, ottenuta eccezionalmente per l’esposizione, ritornerà a Napoli dotata di una nuova vetrina antisismica e antisfondamento grazie al supporto di Fondazione Bracco.
Le opere della quinta sezione della mostra Il paesaggio documentano come con l’affinarsi delle conoscenze naturalistiche, il paesaggio dipinto faccia il suo ingresso nell’arte di età ellenistica. Sia nella corte macedone che ad Alessandria, la raffinata produzione artistica è caratterizzata da scene paesistiche come sfondo di cacce regali e da storie mitiche, nonché da rappresentazioni di paesaggi campagne idilliache con alberi, rovine, pastori. Il gusto per il paesaggio giunge a Roma, dall’inizio del I secolo a.C., con importanti testimonianze nelle decorazioni delle abitazioni non solo dell’aristocrazia ma anche della ricca borghesia di età imperiale. Un esempio sono le storie di Ulisse dei Musei Vaticani affreschi con grandiose scene mitiche sullo sfondo di ampi paesaggi di rocce, piante, animali ed anche le pitture provenienti dalle case pompeiane con scene mitologiche ora al Museo Archeologico di Napoli.
Nell’ultima sezione (Il verde reale e il verde dipinto) sono radunati spettacolari esemplari di pittura illusionistica di giardini che specialmente nel I secolo d.C. decoravano le domus romane, per decorarle e per amplificarne gli spazi. In mostra saranno affiancati ad oggetti d’arredo , come piccole sculture e puteali che ornavano gli spazi verdi ed erano riprodotti nelle pitture. Molti anche gli affreschi notissimi o meno noti (molti restaurati per l’occasione) che, assieme ad alcune celebri pitture con scene di ville e paesaggi marini, documentano il tono lussuoso delle dimore campane.
Tra questi, straordinariamente ben conservati, sono gli affreschi della Casa del Bracciale d’oro da Pompei.
Un genere che nasce nel mondo ellenistico-romano e avrà molta fortuna nella pittura moderna è quello della “natura morta”. Dalle città vesuviane ci sono giunti affreschi di grande gusto coloristico che rappresentano frutti riprodotti insieme a vasellame e ad animali. Alcuni esemplari di semi, di frutti e di pani da Ercolano e Pompei ci riportano alla realtà alimentare di età romana con un sorprendente gioco di specchi fra la natura dipinta ed i suoi modelli reali. Il percorso espositivo si conclude con uno sguardo all’influenza che i modelli delle lussuose ville marittime edificate lungo le coste laziale e campana dall’aristocrazia ebbero sulle grandiose dimore lacustri costruite nel corso delle romanizzazione nell’Italia del Nord. (Il mediterraneo ai piedi delle Alpi). I ricchi ceti municipali ricostruirono sulle rive dei laghi prealpini il modello delle coste campane, ridisegnando anche l’ambiente naturale. A cura della Soprintendenza Archeologica della Lombardia, ricostruzioni e resti di pareti dipinte evidenzieranno il fenomeno affascinante della diffusione del modo di vivere romano nelle regioni del Nord.
Carlo Franza