rime-met-moschino                                              Con lo pseudonimo di Rime, Joseph Tierney firma i suoi capolavori. Cominciamo col dire che vive a Brooklyn ed è uno street artist. Artista non da poco e acclarato dalla critica internazionale, io stesso ne ho scritto più volte, per cui avrà un peso non da poco l’accusa che Rime, appunto, ha mosso nei confronti della casa di moda italiana Moschino, e nella fattispecie nei confronti del suo direttore creativo, Jeremy Scott.
Cosa è successo? Ecco: l’abito indossato da Katy Perry per il gala del Costume Institute del Metropolitan Museum della scorsa primavera, avrebbe riportato infatti dei motivi copiati da un murale che Rime aveva dipinto a Detroit nel 2012. E’ scritto nella denuncia di Tierney, che gli imputati non hanno copiato però solo il disegno, ma anche la firma Rime, e aggiunto perfino poi il nome del brand, dando l’impressione che il lavoro fosse stato creato proprio per loro.
I detrattori della vicenda hanno detto che, quella volta, Katy Perry fu tacciata di essere come una delle peggio vestite, per cui Rime avrebbe ben poco da lamentarsi, sia per la portata pubblicitaria, sia per aver fatto fare un salto in giù , o meglio uno scivolone, a Moschino. Chi invece sta dalla parte del writer afferma che nulla c’è di più lontano che la moda e il lusso europei rispetto al “ghetto da strada”. Discutibile non poco, certo, visti i precedenti.
Tierney, poi, sta chiedendo i danni senza aver specificato un importo, altra questione che farebbe pensare che si tratti di una mossa ben studiata. Un nuovo episodio della street art che cerca di “ribellarsi” o di rompere il muro alla sua appropriazione che spesse volte viene effettuata da chicchesia. E solo lo l’anno scorso sono stati citati in giudizio anche Roberto Cavalli, Terry Gilliam e il rivenditore American Eagle Outfitters per aver “plagiato” l’arte dei muri. Beninteso è “Pubblica” , e dunque “utilizzabile”? No certo, lo dice chiaramente la legge sul diritto d’autore. Oppure può essere usata solo in certe occasioni e con certi termini? No, e ancora no, occorre rifondere l’artista, in questo caso, monetariamente, della proprietà artistica che gli appartiene.

Carlo Franza

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