Giotto, il padre dell’arte moderna italiana. Una mostra a Palazzo Reale a Milano, celebra il ruolo rivoluzionario del pittore fiorentino.
Giotto è, senza dubbio, il padre dell’arte moderna italiana. Nell’anno di Expo 2015, Milano gli dedica una mostra che espone 13 capolavori assoluti, mai riuniti tutti insieme. “Giotto. L’Italia”, è una mostra assolutamente da visitare ed aperta fino al 16 gennaio 2016 a Palazzo Reale, evidenzia il ruolo rivoluzionario del pittore fiorentino, chiamato da cardinali, ordini religiosi e banchieri in diverse città della penisola. Ovunque abbia lavorato, Giotto ha avuto la capacità di influenzare le scuole e gli artisti locali, cambiando i connotati del linguaggio figurativo italiano. Le opere esposte – prevalentemente su tavola – mettono in luce il percorso compiuto dall’artista attraverso l’Italia del suo tempo, in quarant’anni di straordinaria attività. Le innovazioni di cui Giotto si è reso protagonista fanno di lui una sorta di alter ego di Dante Alighieri nel campo della pittura.
Nelle prime sale della mostra sono esposte le opere giovanili, quelle realizzate tra Firenze e Assisi. Poi sono documentate la fase padovana e quella romana, che ha il suo culmine nel Polittico Stefaneschi, il capolavoro dipinto per l’altare maggiore della Basilica di San Pietro. Il percorso espositivo si chiude con i dipinti della fase finale della carriera del maestro: il Polittico di Bologna e il Polittico Baroncelli della cappella di Santa Croce a Firenze, che, per l’occasione, verrà ricongiunto con la sua cuspide, custodita nel museo di San Diego in California. Grazie all’uso della tecnologia, la mostra è completata dall’emozionante esperienza della visione ravvicinata dei dipinti murali che Giotto realizzò nella Cappella Peruzzi di Santa Croce, rovinati da ridipinture e cattivi restauri.
L’esposizione testimonia anche il passaggio di Giotto, chiamato dai Visconti, a Milano e in diversi luoghi della Lombardia. Il progetto di allestimento della mostra riguarda proprio le sale di quel Palazzo Reale in cui Giotto eseguì la sua ultima opera, purtroppo perduta: gli affreschi nel Palazzo di Azzone Visconti. La mostra allestita presso Palazzo Reale intende rendere omaggio a uno dei più grandi protagonisti della storia dell’arte italiana, colui il quale, come riconosceva già Cennino Cennini alla fine del Trecento, “rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno”. Spetta proprio al pittore fiorentino il superamento della bidimensionalità e della ieraticità bizantine grazie all’approdo alla resa dello spazio e della massa corporea e alla caratterizzazione fisionomica dei suoi personaggi, aspetti, questi, che preludono alle soluzioni della pittura del Rinascimento. La mostra su Giotto a Milano analizza le tappe di quello che a tutti gli effetti si può considerare il padre della pittura moderna, seguendo l’evoluzione del suo linguaggio e della sua pittura che maturarono durante i soggiorni compiuti a Roma, Assisi, Bologna, Firenze, Rimini, Padova e, da ultima Milano. Qui Giotto giunse poco prima di morire, chiamato da Azzone Visconti per affrescare una parte del Palazzo Ducale con una Gloria Mondana e forse una serie di Uomini illustri, purtroppo perduti. Restano tracce della sua eredità artistica nel frammento di Crocifissione ritrovato nel 1929 nel campanile di San Gottardo in corte e nella produzione degli artisti che operarono a partire dalla dagli anni Quaranta del Trecento presso l’Abbazia di Chiaravalle e l’Abbazia di Viboldone e in numerosi luoghi della Lombardia che la mostra invita a visitare. Grazie ai prestiti concessi da musei italiani ed internazionali, la mostra di Giotto a Milano si presenta come un’occasione unica per conoscere ed ammirare le opere dell’artista che ha rivoluzionato il corso della storia dell’arte italiana.
Primi tra tutti il Polittico Stefaneschi, il Polittico di Bologna e il Polittico di Badia, che sono alcune opere straordinarie previste nel percorso espositivo: il “Polittico Stefaneschi”, oggi ai Musei Vaticani, è stato realizzato da Giotto per l’altare maggiore della Basilica di S. Pietro e testimonia della lunga e importantissima attività dell’artista a Roma. Il “Polittico di Bologna”, conservato presso la Pinacoteca Nazionale del capoluogo emiliano, opera importante anche per dimensioni (340 cm di lunghezza per 191 di altezza) che è stata realizzata nella fase più matura dell’attività di Giotto, probabilmente verso al 1332 in connessione con la presenza del plenipotenziario pontificio a Bologna, il cardinale francese Bertrando Dal Poggetto. Il “Polittico di Badia”, invece, appartiene all’attività fiorentina di Giotto. Oggi conservato agli Uffizi, attesta, insieme ai frammenti d’affresco che pure saranno testimoniati in mostra, l’opera dell’artista per la Chiesa benedettina di santa Maria a Firenze, detta la Badia.
“Questa mostra è un progetto per l’Italia, non solo per Milano, perché Giotto ha avuto la capacità di coinvolgere grandi committenze e di condizionare in modo definitivo l’espressione artistica con una vastissima diffusione su tutto il territorio italiano – hanno dichiarato i curatori Serena Romano e Pietro Pietraroia -. Anche e soprattutto per questo Giotto è ‘il pittore italiano’ per antonomasia, che ha concluso la sua attività lavorando per i Visconti proprio nel Palazzo che oggi è il Palazzo Reale di Milano, sede della mostra”.
Carlo Franza