Una Biennale d’Arte Digitale. L’imponente “The Wrong”, sconvolge l’intero mondo dell’arte, perché impreparato.
Se amate l’arte, se ne andate pazzi, ma non avete le risorse finanziarie per affrontare il viaggio e il pernottamento per una delle numerose esposizioni in giro per il mondo, “The Wrong” fa decisamente al caso vostro. La nuova biennale digitale è stata infatti lanciata lo scorso primo novembre dallo staff di Indiegogo, con un ineguagliabile lista di oltre 90 curatori e mille artisti divisi in 60 padiglioni digitali e 40 “ambasciate”. David Quiles Guillò, uno dei fondatori, ha ricordato che l’evento resterà in rete per tre mesi, permettendo anche agli appassionati più impegnati di visitare tutta la biennale potendole così dedicare alcuni minuti al giorno. Il rischio è piuttosto quello di perdersi nell’enorme mole di eventi legati a The Wrong, tra iniziative in streaming, incontri e presentazioni che i singoli padiglioni ospiteranno.
Quello della digitalizzazione sembra oramai un trend inarrestabile nel mondo dell’arte, da quando Andy Warhol conservava opere e schizzi realizzati con il suo Commodore Amiga su floppy disk precorrendo i tempi; e per la Deodato Arte ho potuto curare di questi tempi a Milano mostra e catalogo proprio su questi ritratti di Warhol. I collezionisti più all’avanguardia stanno iniziando a interessarsi al fenomeno, mentre recentemente la BBC era stata criticata quando si era diffusa la notizia che fosse interessata a un investimento di quasi 9 milioni di sterline nel suo sito dedicato all’arte digitale, “The Space”, un progetto condiviso con l’Arts Council England. Il dibattito resta comunque aperto, tra chi vede in questa tendenza alla digitalizzazione un pericoloso rischio al piacere della fruizione diretta e chi ne intuisce e sottolinea le potenzialità in termini di democratizzazione dell’arte, da sempre accusata di essere un piacere per pochi eletti.
Carlo Franza