L’arte russa cattura Zurigo. A “Manifesta” espongono le nuove avanguardie russe del terzo millennio.
Rbth, che sta per “Russia Bedond the Headlines”, è una testata giornalistica che riporta notizie legate alla Russia, ed è finanziata dalla Rossijskaja Gazeta. E’ stata proprio Rbth a selezionare le opere di artisti russi che partecipano al significativo progetto della Biennale itinerante di arte contemporanea “Manifesta”, inaugurata a Zurigo, proprio nel centenario Dada ; progetto che è stato battezzato quest’anno dal suo curatore, Christian Jankowski, “What people do for money”. Ecco i quattro artisti russi in risalto a “Manifesta”: Andrej Tarkovskij, Olga Chernysheva, Aleksandr Sheyn, Evgenij Antufiev. Dunque, l’arte russa seduce Zurigo. In questa edizione della biennale troviamo uno dei più grandi registi del XX secolo, Andrej Tarkovskij, vero mito del cinema d’autore sovietico di cui ricorre quest’anno il trentennale della morte. Sarà stata proprio questa ricorrenza speciale a spingere il curatore di “Manifesta”, Christian Jankowski, a scegliere un frammento del suo leggendario film “Solaris” come segnale forte alla mostra clou della biennale che avrà come tema il lavoro nelle sue diverse aperture. In tanto è da dire che “Solaris”, è subito diventato fin dalla sua comparsa nel 1972 un film di culto non soltanto in Urss, ma in tutto il mondo, ottenendo il gran premio della giuria al festival di Cannes; è basato su un romanzo di fantascienza dello scrittore polacco Stanisław Lem. Le ricerche sul misterioso pianeta al centro della storia s’intrecciano nel film con il tema del rapporto dell’artista con la sua opera. In mostra proposta la scena in cui i protagonisti fluttuano nell’aria all’interno della biblioteca nella stazione spaziale con il quadro di Brueghel il Vecchio, “Cacciatori nella neve”, sullo sfondo. Com’era nelle intenzioni dei curatori, il tema dell’“incontro” della più antica delle professioni (la caccia) con quello del progresso scientifico (il mestiere dell’astronauta) riecheggia in molte opere, è l’intreccio fra natura e tecnologia. Tutto è stato pensato appositamente per la biennale dagli artisti in collaborazione con persone comuni del luogo, ovvero medici, pastori protestanti, camerieri e rappresentanti di altre professioni.
Olga Chernysheva è oggi delle artiste russe oggi più conosciute in Occidente. I suoi lavori, fotografie e video di carattere sociale vengono continuamente proposti negli spazi espositivi internazionali più prestigiosi, dal Museo “Garage” di Mosca al Centre Pompidou di Parigi fino alla Biennale di Shangai. Lo scorso anno una sua ampia serie di opere grafiche è stata l’evento centrale del progetto russo della storica Biennale di Venezia. A “Manifesta” viene proposta un’altra serie famosa della Chernysheva, datata 2007 e intitolata “On Duty”, in cui l’artista russa presenta delle fotografie che ritraggono alcuni dipendenti della metropolitana di Mosca, in maggioranza donne in età avanzata, che trascorrono gran parte del loro tempo nelle viscere della terra alla guida dei treni.
Ecco poi il regista e produttore Aleksandr Sheyn che in biennale presenta una parte del suo progetto “Mayakovskij” a cui sta lavorando ormai da cinque anni; è pur vero che nei suoi film di genere documentario, Sheyn lavora sul tema della creatività artistica. È stato coautore e produttore dei documentari “Oleg Kulik: sfida e provocazione” e “Vinogradov e Dubosarskij: un quadro su commissione”, dedicati a celebri artisti contemporanei. Il film della Biennale racconta la storia di due delle principali figure dell’avanguardia russa, il poeta Vladimir Mayakovskij e il regista e teorico del teatro Vsevolod Meyerkhold che mette in scena uno spettacolo di danza che tratta del tragico amore tra il poeta e la sua musa sullo sfondo della storia sovietica.
Evgenij Antufiev è il membro più giovane della “squadra russa”, perché a 30 anni ha già al suo attivo due importanti mostre personali: alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia e al Museo di arte multimediale di Mosca. Antufiev ha inoltre preso parte a progetti internazionali al Palais de Tokyo di Parigi, alla Biennale industriale di Ekaterinburg e al New Museum di New York, e dopo essersi trasferito a Mosca 8 anni fa dalla cittadina di Kyzyk, capitale della Repubblica di Tuva, ha cominciato a realizzare dei lavori nello spirito di Louise Bourgeois e Annette Messager. Ecco allora installazioni che si richiamano a simboli di credenze tuviane e a miti intimi. Ora per “Manifesta” ha realizzato un progetto in collaborazione con il pastore della cattedrale di Grossmünster, Martin Rüsch, dedicato al celebre scrittore Premio Nobel Wladimir Nabakov , il famosissimo autore di romanzi come “Lolita” e “La difesa di Luzhin”. L’artista ha voluto mirare il suo interesse su un aspetto più privato della vita di Nabokov, la sua passione per le farfalle. Lo scrittore si dedicò infatti a lungo allo studio scientifico dei lepidotteri, scoprendo anche nuove specie. La sua immensa collezione di farfalle è distribuita in vari musei del mondo, incluso quello di Losanna, che ha prestato alcuni degli esemplari esposti per l’installazione nella Wasserkirche.
Si vedrà da questa illuminante mostra come le presenze di spessore che segnano il nuovo dell’arte russa lasciano capire gli svolgimenti futuri che, pur avvenuti dopo la caduta della cortina di ferro, solo oggi hanno un respiro diverso.
Carlo Franza